Il congresso di Arava è una disconnessione programmata da tutti i disturbi

Domanda: A cosa serve l’isolamento del gruppo al congresso nel deserto di Arava?

Risposta: Ci riuniremo qui per gettare le basi di una nuova società, il cui scopo sia quello di raggiungere l’adesione al Creatore. Al fine di riuscirci, dobbiamo raggiungere l’adesione tra di noi, e per riuscire in questo, dobbiamo unirci, disconnetterci da tutti i disturbi che arrivano dal mondo esterno. Infatti siamo piccoli e ci dobbiamo dare forza a vicenda, e non dobbiamo lasciare che il mondo interferisca con quello che stiamo facendo. Questa è la ragione per cui andremo nel deserto.

In passato certi gruppi di Kabbalisti prendevano delle misure molto più straordinarie per isolarsi dall’ambiente esterno. L’uomo deve concedersi più di libertà da questo mondo confuso e insensato per raccogliersi un po’ di più in se stesso e capire quale sia il suo destino.

Nel turbine della vita, frastornati dal baccano delle radio e delle televisioni, non possiamo far emergere la voce sottile della nostra anima o raggiungere una labile ispirazione interiore. Il fatto è che non abbiamo l’energia per farlo. Anche i Kabbalisti, che hanno vissuto centinaia e migliaia di anni fa in un mondo completamente diverso, che non conoscevano le “meraviglie” dei mezzi di comunicazione, si isolavano, togliendosi dal loro ambiente abituale, addirittura “andavano in esilio”, lasciando le loro case senza portarsi dietro niente; vagavano per anni e tiravano avanti con quel che riuscivano a guadagnarsi per mangiare.

Noi non sappiamo nemmeno cosa stiamo perdendo nel mondo moderno, che ci subissa e ci insudicia con la sua sporcizia. Vogliamo ottenere qualcosa di meraviglioso? Se lo vogliamo, allora quali sforzi stiamo facendo per scappare da queste bassezze?

Varrebbe la pena trovare il tempo per questo genere di isolamento, durante il quale sentiremo solamente le nostre forze, senza i disturbi del mondo esterno. Prendiamoci un giorno nella vita per sentire che siamo noi invece di sentire chi sono loro, questi disturbi.

Ovviamente non costringiamo nessuno a partecipare e non facciamo una lista di chi verrà e di chi no. Non spuntiamo elenchi per il futuro. Chi non vuole o non può venire, non lo faccia. In questo senso, tutto è lasciato alla libertà individuale. Però, se un uomo viene, deve partecipare alle iniziative che il gruppo ha stabilito per aiutarci a staccarci da tutto, per sentire solamente noi stessi.

Non desiderate delle volte essere soli con voi stessi? Questo è anche il modo in cui il gruppo vuole essere solo con se stesso, per sentirsi. Entriamo in una stanza, chiudiamo la porta e restiamo con i nostri pensieri. Ed è così che vogliamo fare. In realtà, questa è un’idea chiara e comunemente accettata. Ma per noi non è solamente un minuto di riposo, ma un distacco dal “livello delle donne e dei bambini” per ascendere al “livello degli uomini”.

Nell’articolo “L’importanza del gruppo” il Rabash scrive: “Quando un uomo lavora lungo il cammino della verità, ha bisogno di isolarsi dagli altri uomini. Infatti il cammino della verità richiede una certa forza di carattere perché va contro il pensiero comune. Le opinioni del mondo sono costruite sulla conoscenza e la ricezione, mentre le opinioni della Torah sono costruite sulla fede e sulla dazione. Se un uomo è distratto, allora si dimentica subito di tutto il lavoro del cammino della verità e cade nel mondo dell’amore per se stesso. Solamente nel gruppo gli amici si aiutano a vicenda, e perciò ogni uomo riceve dal gruppo la forza per combattere le opinioni comunemente accettate”.

Il mondo superiore è il nostro mondo interiore. Dobbiamo spostare la nostra osservazione dall’esterno all’interno. Perciò, con l’aiuto degli amici, proveremo ad entrare in noi stessi, a guardarci dentro, per acquisire una saggezza profonda, per raggiungere l’intimo significato della Torah. Non c’è altra scelta e ne abbiamo bisogno.

Un uomo deve essere costantemente immerso nella sua interiorità, penetrare nelle sue profondità, ed è proprio qui che rivelerà il vero mondo. Il mondo esterno ci confonde di proposito in mondo che attraverso i conflitti e la resistenza, costruiremo la nostra strada puntando all’esterno. La nostra lotta consiste nel penetrare sempre più nel profondo la realtà del mondo che abbiamo davanti ai nostri occhi, e che ci spinge verso l’esterno.
[60927]

(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 16.11.2011 “Arvut (Garanzia Mutua”)

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