È fallito il capitalismo occidentale? Parte 1°

Opinione: (Angel Gurria, Segretario Generale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OECD)) “È fallito il capitalismo occidentale”?

La mia risposta a questa domanda sarebbe no. Ma mi chiedo se il capitalismo si stia chiedendo di proseguire.

“Abbiamo fallito come regolatori, abbiamo fallito come supervisori, abbiamo fallito come manager di corporazioni governative, abbiamo fallito come gestori del rischio e abbiamo fallito anche nella gestione dei ruoli e delle responsabilità per le organizzazioni economiche internazionali”.

“Alcune organizzazioni internazionali avevano previsto l’arrivo della crisi, alcune sono perfino riuscite a dare degli avvertimenti, ma non sono riuscite a coordinare le loro valutazioni, non hanno parlato a voce alta”.

“Sono state ignorate in un’atmosfera di grande prosperità dove tutti avevano guadagnato molti soldi e tutti pensavano che innovazione fosse il nome del gioco, e avvertendo che qualche cosa stesse andando male, avresti sentito di rallentare il progresso”.

“C’era anche la filosofia che i mercati dovessero funzionare con la minima intervento governativo possibile. Ma questo non significava che potessero lavorare senza alcun intervento, né significava necessariamente che tale azione potesse essere un tocco talmente leggero da non essere capaci d’identificare alcun rischio”.

“La crisi ha quindi lasciato un’eredità disastrosa: disoccupazione alta, enormi deficit fiscali che sono tuttora difficili da controllare, e un accumulo di debito pubblico che ha già raggiunto il 100% di GDP di media nelle nazioni OECD”.

“È molto importante inviare segnali chiari su come indirizzare questo problema del debito senza sacrificare la crescita e l’occupazione.”

“Per restaurare una crescita sostenibile,  le cose che devono essere oggetto della nostra focalizzazione primaria nel contesto della strategia a lungo termine sono: le riforme nei mercati della produzione e del lavoro, l’educazione, l’innovazione, la crescita degli spazi verdi, la competizione, le tasse e la salute”.

“Questo creerebbe lavoro e affronterebbe il debito”.

“Dobbiamo anche ‘andare al sociale’ e concentrarci nelle politiche innovative per proteggere i più vulnerabili”.

Il mio commento: Vediamo come accechi la persona la mancanza di comprensione dell’evoluzione sociale, il suo prossimo stadio di sviluppo, la graduale unificazione in un unica comunità globale, e come continui a ‘vedere se stesso’, e la precedente immagine del mondo.

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