Pubblicato nella '' Categoria

Global Yeshivat Haverim – 16.10.2011

Global Yeshivat Haverim
Video / Audio

Lezione quotidiana di Kabbalah – 16.10.2011

Scritti di Rabash, “Uno deve sempre vendere le travi di casa sua”
Video / Audio

Libro dello Zohar, Pekudei (Quantità), Pag. 40, Punto 223, Lezione 10
Video / Audio

TES, Parte 6, Capitolo 15, Domanda 187, Lezione 12
Video / Audio

Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 628, Punto 150, Lezione 66
Video / Audio

Rav Yehuda Ashlag, Articolo “Pace nel Mondo”,“ Speranze per la Pace”, Lezione 7
Video / Audio

Le proteste crescono attorno al Globo

Nelle Notizie (dal The New York Times): “Centinaia di migliaia di Indiani disillusi acclamano un attivista agricolo in uno sciopero della fame. Israele vacilla davanti alle più grandi dimostrazioni di piazza della sua storia. Giovani infuriati in Spagna e Grecia si impadroniscono delle piazze da un capo all’altro dei loro paesi.

“Le loro lamentele vanno dalla corruzione alla mancanza di alloggi accessibili e alla disoccupazione, rimostranze comuni ovunque. Ma dal Sud dell’Asia al cuore dell’Europa ed ora persino a Wall Street, questi dimostranti condividono qualcos’altro: diffidenza, anche disprezzo, verso i politici tradizionali e il processo politico democratico che loro presiedono.

“Vanno in piazza, in parte, perché hanno poca fiducia nelle urne.

“’I nostri genitori sono grati perché loro votanò dice Marta Solanas, 27 anni, riferendosi ai decenni spagnoli precedenti passati sotto la dittatura di Franco. ‘Noi siamo la prima generazione a dire che votare non serve a niente.’

“L’alienazione corre particolarmente in profondità in Europa, con boicottaggi e scioperi che, a Londra e ad Atene, sono sfociati in violenza.

“In misura crescente cittadini di tutte le età, ma particolarmente i giovani, stanno rifiutando le strutture convenzionali come i partiti e i sindacati a favore di un sistema meno gerarchico, più partecipativo modellato in molti modi sulla cultura del Web.

“I dimostranti hanno creato on-line il loro proprio spazio politico, che è freddo, qualche volta apertamente ostile, verso le istituzioni tradizionali dell’élite.