Mondo nuovo portato alla rovina

L’opinione del commentatore economico Nehamia Shtrasler: ” Una nuova moda si sta istaurando, segnare sul muro il “diavolo”, chiamarlo “capitalismo” e intraprende una guerra contro questo. Il diavolo non esiste per niente. E’ solo un’immagine sul muro.

Il nostro sistema economico non è “capitalista”, ma un economia socialmente sensibile. Ecco, per esempio, le tasse. Il capitalismo dice, che ciascuno deve pagare tasse uguali, ad personam, senza prendere in considerazione il livello degli introiti. Mentre in Israele il carico di  tasse dirette (tassa dei redditi, prevenzione sociale, assistenza sanitaria) è incredibilmente progressivo. Tutti i cinque strati sociali inferiori (ceto inferiore) pagano solo il 2.8% dell’ammontare delle tasse. Mentre invece i i due strati sociali superiori (ceto superiore) pagano l’82% (!) di tutto l’ammotare.

Vale a dire che, che il ceto alto finanzia il ceto basso. E’ giusto ed opportuno. Ma non si tratta più di capitalismo. E’ un economia di mercato con delle sensibilità e resposabiltà sociali. Gli stessi neo- socialisti dimenticano spesso e volentieri che abbiamo un’eccellente pubblica assitenza sanitaria – malgrado le diffamazioni. Anche se non lavori, non paghi un euro, anche se hai dieci figli, nonostante tutto ciò riceverai pubblici servizi medicali fra i migliori del mondo. Proprio così. Questa è la verità.

In Israele vi è un’educazione pubblica delle scuole elementari, medie e liceali dove i genitori partecipano in minima parte alla somma stanziata nel bilancio (35 miliardi di Shekel). Non vi è studente universitario che voglia studiare (con un costo sovvenzionato del 80%) che non possa farlo.Vi sono borse di studio, aiuti vari, e vi sono anche prestiti sovvenzionati. E per quanto riguarda la pretesa che il livello di studio è basso – questo è vero, ma questo è dovuto alla cattiva amministrazione del paese, non per la mancanza di mezzi.

E non bisogna dimenticare la previdenza sociale, che distribuisce ogni anno 60 miliardi di shekel come sovvenzioni; ai più deboli, anziani, bambini, invalidi, invalidi del lavoro, disoccupati, assicurazioni di entrata, indennità per maternità e assistenza d’anzianità. Si può contestare che non è mai sufficiente, e occorre molto di più, ma non si può parlare di “sporco capitalismo”. Non siamo esattamente li.

E anche strano sentire dire, che l’ “economia di mercato” è fallita. Quando negli ultimi 25 anni, con il passaggio da un economia socialista ad un economia di mercato, sono state varate riforme che ci hanno spinto fortemente in avanti. Il governo e “gli organismi sociali” hanno privatizzato le società pubbliche perdenti e fallimentari, e gli imprenditori privati le hanno migliorato accrescendo l’occupazione e l’esportazione.

L’industria si è aperta all’importazione competitiva ed è irriconoscibilmente migliorata. Solo ultimamente il mercato ha subito un incredibile trasformazione da un mercato che versava in condizioni irreversibili, con un grosso debito nel bilancio dei pagamenti ad un mercato con una vistosa eccedenza. Il mercato finanziario si è aperto al mondo, ed i limiti alla richiesta di prestiti esteri ed alla custodia di moneta estera sono stati aboliti, cosa che ha permesso un maggior sviluppo.

In ultima analisi: il livello di vita è salito, aumentata l’occupazione e diminuita la disoccupazione.

Non è inutile ricordare che i neo-socialisti hanno preteso, in tutto questo periodo di aumentare del debito pubblico, di spendere sempre di più, distribuendo senza il minimo calcolo. Se fossero stati ascoltati, oggi il mercato sarebbe stato in una grave crisi, con una disoccupazione in stile Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e Francia.

Bisogna anche capire che, che tutti i problemi sollevati ora non sono il risultato di un “economia di mercato”, ma al contrario. L’economia di mercato combatte i monopoli, cartelli ed i conglomerati giganti.

L’Amministrazione delle Terre di Israele, che non ha liberato terre provocando il rincaro delle case, è un monopolio governativo che domina sulle terre secondo la migliore tradizione socialista. Le alte protezioni sull’impotazioni di prodotti alimentari, sono la causa dei prezzi alti nei supermercati, e sono in totale contrasto con la politica di mercato che apprezza il mercato libero, senza protezionismi e senza limiti. Chi si oppone ora all’apertura di mercato, all’importazione del latte? Di nuovo le lobby dei coltivatori agricoli e da capo, gli stessi neo- socialisti.

Tutto ciò non significa che la politica di mercato socialmente sensibile sia un sistema privo di problemi. Non esiste al mondo un sistema perfetto. Abbondanti stipendi distribuiti ai vertici sono i problemi che richiedono un immediato intervento e cura. Così come l’ineguaglianza.

Ma è chiaro che comunque è un sistema da preferire rispetto al sistema neo-socialista, che conduce alla mancanza di iniziative, alla povertà, a carenze ed a grandi disparità – fino al crollo”.

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