La trasformazione della società genererà nuovi rapporti economici

L’opinione dell’economista Michael Chezin: ” All’inizio si dovrà trasformare la società ed in seguito potrà “procreare” un nuovo paradigma economico. Come sovente accade, Quelli che sostengono un determinato concetto si dividono in coloro che guardano da un punto di vista praticoe critico e quelli che sostengono in modo deciso ed assoluto precludendo ogni tentativo di dibattito.

Fino a che la crisi aumenta, la gente perde la fiducia. Con l’accrescersi della reccessione, la classe media borghese che rappresenta lo stumento per verifiche sociali, andrà sempre più in rovina divorata dall’improvvisa congiuntura. Le persone che hanno perso la loro stablità economica e la speranza di un futuro migliore giudicheranno sempre piu’ severamente le vuote promesse. Il presidente Obama non crede nella possibilità di un crollo.

I politici non potrano in modo repentino rinunziare alla demagogia: in effetti, hanno promesso agli elettori che la crisi avrà un termine. E Barak Obama ha dichiarato che non crede alla possibilità che la nazione entrerà nuovamente nella reccessione, aggiungendo allegramente che l’economia americana rapidamente si rissolleverà nuovamente e non si creerà nel paese il pericolo della disoccupazione.

Come il presidente della banca mondiale Robert Zelik, ha già annunciato ci aspettano tempi ancora più difficili. Ha indicato che nelle ultime due settimane il mondo è passato ad una fase nuova e ancora più pericolosa. Ci stiamo avvicinando ad una nuova burrasca assolutamente differente dallo squilibrio finanziario del 2008. Il mondo è entrato in una fase di trasformazioni dei sistemi finanziari internazionali, e la Cina occupa un posto nell’ordine del giorno. Gli esperti si rifiutano di guardare con ottimismo questo peggioramento, e questo ci dice che anche i politici diranno fra breve le stesse cose. Poiche’ la “democrazia ” richiede regolari elezioni, nelle quali è possibile sostituire i politici che hanno promesso uno sviluppo, mentre in realtà,propongono invece ora agli elettori il proseguimento della congiuntura.

I nuovi capi di governo dovranno parlare di nuove cause della crisi e proporre passi costruttivi per uscire dall’impasse. Perciò mi aspetto che molti nostri concetti detti negli ultimi 10 anni, cominceranno ad essere pubblicati sui giornali e li ascolteremo dalle bocche dei vari militanti in posizioni di prestigio, (forse il popolo ne ricorderà la paternità), anche se forse il concetto più importante non sarà udito.

Si tratta del fatto che il paradigma moderno dello sviluppo – “progresso moderno tecnologico” – si è esaurito, che vuol dire che finchè non creeremo un nuovo paradigama di sviluppo, non ci sarà data una possibiltà di serio sviluppo. Significa che la crisi sarà lunga e disfattista , vale a dire, che tutti i tentativi di modificare qualcosa sarano destinati a priori a fallire. In scala mondiale questo potrebbe condurre a estremismi di vario tipo ed a riti religiosi di ogni tipo.

Perciò mi sembra che il mezzo per uscire fuori da questa situazione non sarà attraverso autentiche tecniche economiche ma attraverso tecniche sociali. Genericamente parlando, si può dire che all’inizio si dovrà trasformare la società e solo in seguito si potrà “partorire” il nuovo paradigma economico. Insieme a tutto ciò, bisogna prendere in considerazione che non ci resta molto tempo, e l’intervista di Zelik ne è la prova evidente.

Ma per creare una nuova tecnica sociale, una nuova società, occorre un nuovo liguaggio per esprimere e descrivere i rapporti sociali.

La collettiva ed usuale attitudine liberale odierna non permette di costruire qualcosa di alternativo alla società moderna, il chè significa che occorre modificarla. E’ un duro lavoro, ma se non lo faremo, il mondo cadrà nel baratro del terrore e dell’anarchia”.

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