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Un’invisibile sveglia

Domanda: Se la Luce ed il Creatore non cambiano, che cos’è il “risveglio dall’Alto? (Itaruta de Leila)? Che cosa significa essere risvegliati dall’Alto?

Risposta: Il “risveglio dall’Alto” è sempre presente. Se siamo in grado di sederci e di studiare in questo momento, anche per un minuto, questa è la conseguenza del “risveglio dall’Alto”. Ci dà la forza, la pazienza, ed il desiderio. Studiamo invece di dormire o di inseguire i piaceri materiali di questo mondo. Invece di tutto questo, ascoltiamo le lezioni ed aspiriamo a qualcosa che nemmeno conosciamo.

Da dove arriva questo desiderio “pazzo” ed “irreale”? Un uomo ragionevole ed assennato farebbe tutto questo? E’ tutto grazie al risveglio dall’Alto, mentre la Luce splende su di noi dall’Alto e ci spinge ad aspirare alla dazione.

La Luce è costante e non cambia, ma noi sì. Ogni volta che cambiamo, la nostra capacità di percezione aumenta, il che avviene perché percepiamo un’influenza sempre maggiore. Aumentiamo la nostra capacità di percepire attraverso dei livelli che partono da zero, uno, due, tre, e quattro fino a quando non raggiungiamo il livello interiore totale (HaVaYaH). Facciamo tutto questo con i nostri sforzi, grazie al “risveglio dal basso” (Itaruta de Letata).

Però, chi ci ha dato il risveglio iniziale e ci ha ispirati a fare uno sforzo? E’ stato il risveglio dall’Alto! Perciò, è scritto: “Io sono il Principio, e sono la Fine”.
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(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05.07.2011, Shamati N.5)

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Studiate con felicità

Quando leggiamo Lo Zohar, abbiamo bisogno di mantenere l’intenzione ed immaginare qualcosa davanti agli occhi invece che concentrarci solamente sulle parole. Questo disegno immaginario fatto di percezioni deve comprendere i due seguenti elementi:

1. La felicità di abbracciare la Torà, qualcosa di veramente meraviglioso, che non siamo ancora nella condizione di apprezzare;
2. Il desiderio, il bisogno, di connetterci e di fonderci con il testo.

Questa è la ragione per cui devo sperimentare la felicità che deriva dal rispetto della Torà e dalla comprensione dell’importanza dello scopo verso il quale siamo connessi. E devo anche percepire il desidero di meritare tutte queste qualità della dazione in modo che mi possano rivestire, ed entrare nel mio vaso spirituale, e allora diventerò veramente colui che dona, che emana la Luce.
[47288]

(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05.07.2011, Shamati N.5)

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Viviamo!

Lo Zohar, Capitolo “Trumà (Donazione),” Paragrafo 432: …tutti gli uomini nel mondo sanno che moriranno e ritorneranno alla polvere, e perciò in molti si pentono e ritornano dal loro Signore a causa di questa paura. Essi temono di peccare davanti a Lui.

Domanda: Qual è il significato di “morire”?

Risposta: “Morire” o “vivere” si riferisce al desiderio. Secondo lo Zohar, “vivo” significa donare e “morto” significa ricevere.

Nella spiritualità non c’è la vita o la morte. Parliamo di vita e di morte nel nostro mondo perché percepiamo solamente una forma di esistenza e vediamo che questa forma sembra scomparire davanti ai nostri occhi. Noi pensiamo che la vita sia il corpo quando respira, e che la morte sia quando smette di respirare.

Ma per un uomo che incomincia a percepire la spiritualità, questa distinzione risulta molto strana: come è possibile che questa sia l’indicazione attraverso la quale stabiliamo la differenza tra ciò che esiste e ciò che non esiste, tra ciò che è vivo e ciò che è morto? Questo succede perché l’uomo che inizia a percepire la spiritualità si sposta verso una differente percezione dell’esistenza; e le nozioni terrene di vita e di morte per lui perdono di significato.

Se un uomo si sposta verso un livello più importante di percezione, in cui la dazione è considerata la vita e la ricezione è la morte, allora quest’uomo si eleva al di sopra del livello animale verso il livello umano, e per lui la vita significa l’esistenza al livello umano e la morte l’esistenza al livello animato. Egli non collega la vita e la morte all’esistenza del corpo animato.

Allora, il corpo animato scompare dalla sua sensazione, perdendo di significato nella definizione del suo stato, di vita e di morte. Anche se il corpo muore, l’uomo si trova già in un diverso livello di desiderio nella sensazione di vita e di morte rispetto alla spiritualità, ed egli è unito a loro.

Perciò, questo mondo non gli fa più provare delle interruzioni nel processo di sviluppo dell’anima.

(Dalla 2.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah dell’08.07.2011)

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Gli antefatti della moderna crisi: Un breve studio dall’inizio della Creazione

La saggezza della Kabbalah ci parla di tutta la realtà. A cominciare dal preciso inizio del suo sviluppo, ci porta attraverso tutte le fasi fino al suo completamento.

Il punto iniziale è la forza superiore chiamata “natura” o “Creatore”. Non avendo alcuna idea di cosa possa precedere questo punto, noi lo chiamiamo “madre”. Non c’era nulla prima di esso. La nostra storia prende inizio dal momento in cui la forza superiore ha incominciato a creare i livelli della materia: inanimato, vegetativo, e parlante.

Per prima cosa, essa usò la sua propria forza per formare delle forza di sostegno che erano fatte di essa ed in essa erano incluse. Queste forze si divisero immediatamente in due: la materia della creazione e la forza del Creatore, in altre parole, il più ed il meno, luce e tenebre che influenzarono la materia per provocarne lo sviluppo. Sotto l’influenza di queste due forze, la materia incominciò a reagire, a rispondere, a provare delle sensazioni, e di conseguenza ad evolvere.

Una di queste due forze chiamata “la linea di destra” è colmata dalla natura del Creatore, l’amore e la dazione e, di conseguenza, è in grado di dare la vita alla materia. L’altra forza è la forza dell’egoismo, opposta al Creatore e che agisce nonostante Lui. Ad ogni modo, nella realtà, entrambe queste forze funzionano in base ad un progetto superiore.

Il Creatore agisce dall’alto con la Sua unica forza che è divisa in due: la forza della dazione e della ricezione. La nostra materia si trova nel mezzo. Dunque, sono queste due forze che ci mettono in moto. Esse influenzano la materia e ne stimolano lo sviluppo ai livelli inanimato, vegetativo, animato e parlante.

All’inizio, questo sviluppo influenza solamente le forze che gradualmente formano la materia, fino a quando la materia non raggiunge la fase finale. Allora la materia esplode. Grazie a questa esplosione, uno straordinario evento si compie. Le due forze, il più ed il meno, si mescolano insieme. Prima, esse lavoravano sulla materia da entrambe le parti, e adesso sono arrivate al punto di rottura, si includono l’una nell’altra, e coesistono nella materia, mescolate insieme al punto che risulta impossibile distinguerle.

Fino ad ora, il processo è avvenuto solamente al livello delle forze, del pensiero e del progetto. Invece, adesso, la forza si trasforma in materia di questo mondo. In primo luogo, dobbiamo dire che il posto dove si trova il nostro spazio si è manifestato come conseguenza del Big Bang. Prima di questo, non c’era spazio per il nostro universo. Poi, la materia incominciò ad evolvere dalla scintilla dell’energia spirituale, da un piccolo punto di Luce. Questa minuscola particella di Luce spirituale bastò per creare la materia dell’intero universo.

In seguito, durante il suo sviluppo, la materia creò le galassie, il Sistema Solare, ed il pianeta Terra dove noi cresciamo seguendo lo stesso percorso, diviso in base ai livelli inanimato, vegetativo, animato e parlante, che si muovono parallelamente allo sviluppo spirituale.

In conseguenza di quanto detto, al quarto livello di sviluppo, la forza del Creatore e la sua forza opposta alla fine si mescolarono, e così noi ci ritroviamo nella situazione in cui siamo.

La preparazione è finita. Da adesso in avanti, dobbiamo verificare cosa fare dopo. Abbiamo due forza mescolate insieme. Esse hanno completato il loro sviluppo e cozzano così tanto l’una contro l’altra dentro di noi, che non sappiamo cosa fare. Ci sentiamo male.

A questo punto, incontriamo la saggezza della Kabbalah, il metodo che ci permette di bilanciare e di unire queste due forze, costruendo un equilibrio ed un’armonia tra esse.
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(Dalla 2 lezione del Congresso di Roma del 21.05.2011)

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