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Il mio obbiettivo è desiderare

Domanda: Com’è possible ricordarsi del Creatore per tutto il giorno? Com’è possible inserirLo in ogni momento della nostra giornata?

Risposta: Noi siamo in Malchut del mondo dell’infinito, che è completamente colmato dalla Luce. Però, invece di questo stato eterno e perfetto, noi vediamo e percepiamo le nostre qualità che ci dipingono il mondo che è davanti a noi. Perciò, se ci vogliamo dirigere verso il traguardo, verso la percezione del mondo dell’infinito, allora abbiamo bisogno della garanzia mutua del nostro ambiente. Gli amici ci devono dare la forza, il desiderio, la perseveranza, la diligenza, e la comprensione dell’importanza dello scopo.

Infatti, io ho solamente uno scopo – ottenere il giusto desiderio, e niente altro. Devo fare in modo di avere costantemente la percezione di non essere abbastanza impegnato a fare del bene al Creatore nel modo in cui Lui lo fa a me.

Si potrebbe obbiettare, “Ma io non so cosa Lui mi sta dando. A giudicare dalla mia vita, a volte potrei dire che sarebbe meglio che non mi desse niente.” Questo è vero. Ovviamente, ogni uomo rifiuta le cose in base ai propri difetti. Perciò, il mio atteggiamento verso il Creatore può essere definito in questo modo: io voglio raggiungere uno stato in cui avrò il desiderio di donare a Lui.

Ed il risultato arriverà grazie all’influenza della Luce, grazie agli sforzi che facciamo volta per volta. La Luce si spande su di noi ancora di più e, improvvisamente, queste illuminazioni creano il desiderio nell’uomo.

Non sappiamo cosa sia Lishma, il risveglio dall’Alto. Ma quando arriva, un uomo è in grado di dire, “Adesso so, adesso comprendo”. Un uomo deve fare degli sforzi, come un bambino piccolino, e da questi sforzi emergerà la percezione. Ma non prima di allora.

(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 07.05.2011, Shamati)

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L’uomo è l’unico animale che si vergogna

“L’uomo è l’unico animale che si vergogna. O che si dovrebbe vergognare” (Mark Twain, seguire la linea dell’Equatore).

Domanda: La vergogna è un tipo di peccato nel cammino spirituale?

Risposta: La vergogna è una meravigliosa qualità. La vergogna è ciò che separa l’uomo dall’animale. Non c’è nessun’altra differenza. Solo la vergogna crea una differenza, cioè, questa eleva l’uomo al di sopra del livello animale.

È scritto che tutte le persone sono come animali; la differenza appare solo quando io comincio a sentire vergogna. Questo è un segno di un’origine Umana dentro di me.

Ognuno è un ladro nel nostro mondo, ma la maggioranza ha paura di rubare. Chiamiamo questa paura “vergogna”. Abbiamo paura di essere visti, scoperti, esposti, colpiti, incarcerati e così via. In poche parole, la paura ci allontana dal rubare. Allo stesso modo di un gatto che dopo essere stato scacciato diverse volte, guarda la crema di latte da una distanza considerevole; accetta anche il fatto che non c’è nient’altro da fare su questo.

Esiste però un altro tipo di vergogna: senza ragione, senza conseguenze per se stessi. Fa quello che il tuo cuore desidera, tutto il mondo è al tuo servizio, come in un sogno, quando cammini per le strade vuote e tutte le porte si aprono davanti a te. Negozi, macchine, tutto è tuo, tutto ti è permesso. Beneficiane, ma tu rifiuti.

Perché lo rifiuti? Io non lo voglio, perché voglio crescere usando il potere della vergogna, come viene richiesto.

Questa vergogna viene dalla percezione del Datore. È impossibile raggiungere la dazione senza percepire il Datore, ed è per questo che non puoi realizzare nessun atto con il fine di dare. Senza la saggezza della Kabbalah, il metodo della rivelazione del Creatore, sei incapace di correggere uno dei 613 desideri della tua anima. Tu non sarai capace di fare niente per conto tuo, senza la Luce che ti dia questa qualità. Questa non è più una vergogna fisica ma spirituale.

D’altro canto, quando viene dagli animali, i quali non sentono vergogna, è anche possibile evocare la paura del castigo. Allora, come siamo con la nostra “vergogna”? Diversi da loro? In realtà, non sentiamo vergogna nel nostro mondo, ma abbiamo paura.
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(Dalla 5° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 23.06.2011, “Matan Torà [ll Dono della Torà]”)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 13.07.2011

Scritti di Baal HaSulam, Shamati, Articolo 21 “Nel tempo in cui l’uomo si sente nella distinzione di ascesa”
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Il Libro dello Zohar, Trumà (Donazione) 2, “Un Tempo di Buona Volontà”, Punto 545, Lezione 22
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TES, Parte 1, Tabella di Risposte per Argomento, Punto 65, Lezione 38
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KFS, Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 577, Punto 24, Lezione 17
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KFS, “L’ Arvut (La Mutua Garanzia)”Pagina 251, Lezione 1
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Quando il sole non lascia lo Zenith

Domanda: Da alcune ricerche rileviamo che l’80% dell’umanità crede in un potere superiore che controlla tutto. Perché non spieghiamo agli uomini di quale genere di potere si tratta e cosa vuole? E’ molto più interessante che parlare del solito amore.

Risposta: Non abbiamo niente da spiegare. La forza superiore è la Natura, la legge; una forza inarrestabile come la forza di gravità. Si tratta dell’Assoluto che è il Bene, fa il Bene, e non cambia.

Se questa forza è immutabile, è come se non esistesse. L’assenza di cambiamento sembra cancellarla. E’ come vivere sotto il sole, vedendolo sempre bloccato a mezzogiorno. Non ha senso volerne discutere se è e sarà sempre lì. E’ così, e questo è tutto.

Nella nostra vita, facciamo dei calcoli sulla base di ciò che deve essere cambiato, sugli avanzamenti dai quali dipendiamo. E’ un’altra faccenda se parliamo di qualcosa di permanente ed indistruttibile, dalla quale dipendiamo costantemente in misura tale che non può essere chiamata dipendenza.

Il Creatore è questo. E questa è la ragione per cui è così difficile spiegarlo agli uomini. In realtà, noi non preghiamo Lui ma noi stessi. Cerchiamo il modo di cambiare, ed Egli è immutabile. Naturalmente, io cambierò se lo desidero, e per farlo, non serve che Lo prenda di mezzo. Egli è il Bene e fa il Bene, e vicino a Lui, io sono come un bambino viziato a cui i genitori danno un amore assoluto, mentre io faccio tutto quello che voglio e senza riflettere, pensando che niente di brutto mi succederà.

Dunque, il nostro problema è come spiegare agli uomini che il Creatore è come un muro massiccio che semplicemente esiste. Gli possiamo saltare davanti, sbattere le braccia; sono affari nostri, perché il muro starà sempre lì.

Un uomo lo può appena immaginare: “Allora, con chi ho a che fare? Significa che non c’è nessuno a cui chiedere?”. Come possiamo spiegare a coloro che credono in un potere superiore che non ha senso pregare il Creatore “di cambiare”, per farci oggi il bene che non ci ha fatto ieri. Significa che ieri Egli ci ha fatto state male?

In realtà, noi abbiamo a che fare con Colui che è il Bene e che fa il Bene ai malvagi e ai giusti. Ma per un uomo, questo significa che, nonostante sia buono o cattivo, il risultato sarà lo stesso.

L’uomo comune è soggetto a cambiamenti continui. Egli si paragona sempre con il mondo, prova a calcolare i risultati dei cambiamenti interni ed esterni. Egli non comprende cosa sia la Forza universale, generale, grande ed immutabile. Questa Forza sfugge ai nostri organi sensoriali perché essi sono “predisposti” ai cambiamenti piuttosto che ad una condizione statica. Io non vedo quello che non cambia, il che non lo fa scomparire dalla mia vista.

Questa è la ragione per cui non riusciamo a spiegare agli uomini cosa sia il “Creatore”. A volte, io dico che il “Creatore” è la Natura, che Egli è immutabile, e che non c’è nessuno da pregare, e che la preghiera è un auto-giudizio. In risposta, gli uomini sono subito pronti a farmi a pezzi. Questo è il problema: noi ci giudichiamo, mentre altri chiedono al Creatore di cambiare: “Ho messo qualche spicciolo nel tuo salvadanaio, adesso, tirami fuori dai guai.”

Parlare del Creatore come un’inflessibile legge della natura, vuol dire negare ad un uomo la possibilità di rivolgersi a Lui. Un uomo non capisce di dover cambiare. Una nuova forte “dose” di sviluppo è necessaria, in modo che l’uomo inizi a comportarsi in modo diverso.

Di qualsiasi cosa parliamo, inclusa la crisi, essenzialmente spieghiamo agli uomini il cammino della sofferenza: “In alternativa, saranno guai, e non ne vale la pena. Allora, cambiamo:” Non è una bugia, ma non è nemmeno la verità.

Dovremmo dire qualcosa d’altro ad un uomo che arriva alla saggezza della Kabbalah desideroso di raggiungere lo scopo della creazione: “Devi essere al di sopra di questo. Non c’entra il buono o il cattivo, ti devi innalzare per mezzo della fede al di sopra della ragione.

Non dovresti condizionare le tue azioni in base alla sofferenza o al piacere. Questa non è dazione. La fede al di sopra della ragione significa che ti innalzi al di sopra della ricompensa. O lavoriamo per sfuggire al male e per conquistare il bene in futuro? Ci aspettiamo un corrispettivo? Vogliamo raggiungere lo scopo della creazione per noi stessi invece che per dare piacere al Creatore?”

D’altra parte, però, chi dovremmo far gioire se il Creatore è la legge? Questo è un punto delicato della nostra spiegazione.
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(Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 17.06.2011, “il richiamo del Messia”)

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