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Lezione quotidiana di Kabbalah – 08.07.2011

Il Libro dello Zohar, Introduzione, “La Rosa”
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KFS, Pagina 681 “Prefazione al Commentario della Scala”(Rav Yehuda Ashlag)
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Le difficoltà sono un invito alla rivelazione

Domanda: Cosa può fare un uomo quando si sente molto debole e la sua famiglia e l’ambiente circostante non sono in grado di sostenerlo, perché non sentono la grande importanza dello scopo?

Risposta: Baal HaSulam spiega nello Shamati (Ho udito), articolo n.4, perché sperimentiamo così tante difficoltà lungo il cammino spirituale: “Un uomo arriva in uno stato in cui è come se tutto il mondo fosse immobile, ed egli è solo e apparentemente assente dal mondo, e lascia la sua famiglia ed i suoi amici per annullarsi davanti al Creatore”.

E’ come se l’uomo si trovasse sospeso nell’aria. Ma il Creatore ha progettato tutto in questo modo per lui, allo scopo che non cerchi della terra ferma su cui poggiare ma, al contrario, cerchi una strada per diventare uguale a colui che è superiore nei suoi pensieri e nelle sue idee ed aspiri verso colui che è superiore al fine di acquisire il Suo spirito. In altre parole, dobbiamo aspirare alla rivelazione del Creatore come qualità dell’amore e della dazione nei desideri dell’altro, e allora ci eleveremo al di sopra del nostro desiderio attraverso “la fede al di sopra della ragione”.

Quando ci sentiamo sospesi nell’aria senza il sostegno del nostro solito ambiente fisico, vuol dire che stiamo ricevendo un invito ad aderire a colui che è superiore attraverso la dazione. Invece di cercare il sostegno negli strumenti razionali della mente, dobbiamo cercare il sostegno nella fede al di sopra della ragione.

Baal HaSulam dice:” Non c’è che una semplice ragione per ciò che è chiamato “mancanza di fede”. Significa che un uomo non vede davanti a chi si annulla, cioè non percepisce l’esistenza del Creatore. Questa è una situazione molto pesante.” Ma, d’altra parte, si tratta di un invito che riceviamo a rivelare la qualità della dazione, cioè il Creatore.

Da coloro che sono sommamente illuminati vediamo ancora che la fede è una chiara rivelazione del Creatore. Vedere significa credere, e l’uomo che Lo vede si dice che creda in Lui. Tutto questo ci mostra quanto sia distorto il significato di queste parole e quanto non sia corretto il modo in cui leggiamo i sacri testi. Questi testi sono “sacri” perché parlano del conseguimento e della rivelazione del Creatore, del fatto che Egli è Benedetto, ed è la proprietà dell’amore e della dazione. I libri che spiegano come si raggiunge questa proprietà sono chiamati sacri.
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(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 28.04.2011 Gli scritti del Rabash)

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La fede nei saggi

Domanda: Se la persona viene allevata con la religione dall’infanzia e la riempiono con l’idea che esiste solo il Creatore, perché la gente crede in ogni tipo di forze impure?

Risposta: Come puoi credere al Creatore quando non Lo hai mai visto né sentito? Cosa puoi chiedere ad una persona che crede ai racconti di seconda mano? Una persona ha una storia da raccontare, un’altra ne ha un’altra, ma nessuna di loro ha visto niente con i suoi occhi, nemmeno io. Non ci può essere la fede cieca!

Questa è la ragione per la quale la saggezza della Kabbalah parla solo delle realizzazioni reali, come si dice: “Un giudice ha solo quello che i suoi occhi possono vedere” ed in nessun modo possiamo allontanarci da questo principio.

Dobbiamo conoscere il Creatore e rivelarlo, non credere in Lui. La Kabbalah dice che c’è una realtà superiore che non percepiamo, che ci è ancora nascosta. Sappiamo che guardando il mondo con occhi miopi, possiamo vedere solo pochi metri davanti a noi, ma con gli occhiali possiamo vedere ad un miglio di distanza.

Allo stesso modo, c’è un’altra opportunità di ampliare infinitamente la nostra percezione (la visione, la comprensione e la sensibilità) ed anche di aggiungere nuove qualità, per rivelare nuove dimensioni. Tutto questo è possibile, lo accettiamo come una ipotesi, come avviene nella scienza. Noi crediamo ai kabbalisti e se facciamo certe azioni delle quali loro parlano, possiamo acquisire questo nuovo livello di percezione: acquisire la realizzazione, l’illuminazione e la sensazione. Il metodo non è fede cieca.

Ho fede nel metodo, cioè lo accetto con un punto interrogativo per poterlo mettere alla prova e realizzarlo nella pratica; ed allora vedo che il metodo è molto logico, che mi spiega chiaramente come posso usare l’ambiente affinché questo mi cambi, mi rendo conto di come ho bisogno di agire rispetto alle forze che esistono in natura.

Credo soltanto quando vedo che il metodo da il risultato desiderato, anche se le azioni sono chiare ed evidenti. L’idea che posso usare l’ambiente per lavorare contro la mia natura egoista per acquisire una qualità che è opposta ad essa, è abbastanza realista. Questa viene denominata “fede nei saggi”, quando seguo i loro consigli.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 27.04.2011, Shamati 1)

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Il semaforo della mia anima

Domada: La sofferenza mette in evidenza direttamente dove ci dobbiamo correggere o lo fa solo indirettamente?

Risposta: Dobbiamo provare con attenzione a individuare cosa ci sta facendo soffrire, vale a dire cosa il Creatore si aspetta da noi. Quando un pensiero, un desiderio, o un’intenzione si presenta in noi e non c’è collegamento all’amore per gli altri, dovrei immediatamente percepire come se una luce rossa si accendesse in me!

Ci sono dei pensieri, dei desideri e delle intenzioni in cui questo segnale di allarme è, all’inizio, giallo, poi arancione ed infine rosso, come un segno preciso di catastrofe. Dipende dalla situazione.

Ma io dovrei guardare ad ogni situazione come al desiderio di vedere tutto con amore, e se non ci riesco, ci deve essere una luce rossa che si accende. Allora, vedrò una distesa di luci rosse davanti a me. Questo mi fa capire e mi rende consapevole della mia reale situazione in modo che mi posso impegnare seriamente a far sì che tutte le luci diventino verdi. Cercare il modo in cui farlo, significa incominciare a lavorare per il Creatore.

Egli accende la luce rossa dentro di me, ed io la giro sul verde. Mentre mi impegno per farlo, cerco di individuare la ragione per cui si è acceso il rosso e come fare per girarlo sul verde. Questo è ciò di cui si deve occupare il nostro lavoro, il percorso che dobbiamo affrontare.
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(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 09.05.2011, Shamati N.113)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 08.07.2011

Scritti di Rabash, Articolo 27 – 1989/90
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Il Libro dello Zohar, Trumà (Donazione) “Ed ecco, Era Molto Buono”, Punto 432, Lezione 18
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KFS, Prefazione Generale, Punto 2
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Rav Yehuda Ashlag “La Libertà”, Pag. 400, “Libertà dall’ Angelo della Morte” inizia con “Io ti ho già portato”
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Niente più maschi e femmine

Nel notiziario (da Associated Press): “STOCCOLMA (AP) – Il personale dell’asilo “Egalia”evita di usare le parole “lui” e “lei” e si rivolge ai 33 bambini con il termine di “amici” piuttosto che chiamarli bambine e bambini….

Il personale cerca di cancellare i riferimenti maschili e femminili dai propri discorsi, compresi i pronomi lui e lei – “han” o “hon” in svedese. Invece, è stato adottato il termine neutro “hen”, una parola che non esiste nella lingua svedese ma che viene usata in alcuni circoli femministi ed omosessuali…”

La scuola è particolarmente attenta nel selezionare i libri ed i giocattoli per i bambini. Ci si sforza di dare ai bambini la possibilità di essere chi sono ed impedire loro di sviluppare barriere che separino le attività maschili da quelle femminili.

“C’è una lista d’attesa molto lunga per entrare ad Egalia…Si pone particolare enfasi sul modo in cui si favorisce un ambiente tollerante verso le persone omosessuali, bisessuali e transgender…Quasi tutti i libri per i bambini trattano di coppie omosessuali, genitori singles o di bambini adottati. Non ci sono “Biancaneve”, “Cenerentola” o altre fiabe classiche viste come stereotipi consolidati.”

Il mio commento: Noi siamo circondati da ciò che si chiama “Natura”. Praticamente, non conosciamo niente delle sue leggi, ragioni, e scopo della sua e della nostra esistenza. Tuttavia, dalle nostre osservazioni e dalla nostra conoscenza notiamo che tutto è in un processo di sviluppo che ha una propria causa, e che niente è accidentale o in più. Chiunque non sia d’accordo con questo dimostra di non avere familiarità con le leggi della natura.

Dunque, tutto quello che dobbiamo fare è studiare le leggi della natura e metterle in pratica. Questo ci garantirà un bel futuro. Una rottura della naturale relazione tra i sessi comporterebbe una terribile sofferenza nei bambini e, nella crescita, problemi con la loro identità sessuale e sociale.
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