Una marionetta che si anima da sé

Domanda: Perché dobbiamo affrontare un processo così lungo, complicato ed oscuro che va contro la nostra logica ed il comune modo di pensare?

Risposta: Il punto è che alla fine, all’essere creato dal Creatore, dobbiamo aggiungere il nostro desiderio, il nostro bisogno di fare esperienza di Lui, per ricevere la Luce superiore e l’appagamento spirituale. Io devo presentarmi con un mio proprio desiderio, con l’impazienza e una grande brama.

E per arrivare ad avere un mio proprio desiderio, devo partire dal suo capo opposto, dal non volere nulla di tutto questo! Solo giungendo a questo desiderio dal suo capo opposto posso dire che è mio! Altrimenti, non lo è.

Supponiamo che io voglia qualcosa in questo preciso istante. Da dove arriva questo desiderio? Se io scavo in profondità, scoprirò che non è effettivamente mio, ma che deriva da qualche causa esterna: geni, ormoni, informazioni accumulate nella mia memoria, ambiente, ed i bisogni del mio corpo e della natura. Ciò significa che vengo risvegliato da dentro, ma non si tratta affatto di un mio desiderio; invece, è il richiamo della natura. E, schiavo del mio istinto naturale, incomincio a rincorrere quello che voglio.

Quello che voglio adesso è cibo, sesso, famiglia, benessere, potere, onore e conoscenza. Ma lo voglio veramente? No, non lo voglio! Può essere che io sia nato in questo modo o può essere stato l’ambiente ad influenzarmi, in ogni minuto della mia vita, risvegliando in me questo genere di desideri. Ma non si tratta dell’ “IO” che sono.

E’ come se io fossi una marionetta senza esserne nemmeno consapevole. Credo di essere il padrone della mia vita e, come un eroe, combatto per accaparrarmi quello che voglio. Ma poi salta fuori che non è affatto quello che voglio. Chi sono io, allora, se agisco come un robot? Piango, mi sforzo, lavoro duramente, per poi rendermi conto che sto appagando i desideri di qualcun altro e non so nemmeno di essere uno schiavo.

Dipendo completamente dai fili che mi tirano e che mi controllano in ogni momento.
Se avessimo la possibilità di vederci dal di fuori, vedremmo esattamente questo: siamo delle marionette che non hanno nulla di proprio, nessun desiderio personale o possibilità di appagarli. Non siamo quelli che possono stabilire i propri obbiettivi e, apparentemente, non siamo neanche umani, ma siamo dei pupazzi di stoffa legati a dei fili che ci muovono in su e in giù.

Tuttavia, quando sento un desiderio dentro di me, non sono IO a sentirlo? Si tratta di una bella domanda, poiché la sensazione si presenta nella forma che è prescritta per me. Un certo disturbo si presenta dentro la marionetta, degli impulsi elettrici la attraversano, ed incomincia ad agire e reagire.

Se ci esaminiamo con questa accortezza, vedremo che non c’è creatura qui! Questo è il momento in cui incominciamo a comprendere qual è stato il lavoro del Creatore: come creare il desiderio primario e basilare che non arriva da Lui. Come può fare un pupazzo che, nonostante sia di stoffa, ottiene la vita ed incomincia a pensare e a desiderare da sé? Inoltre, come si rendono suoi i desideri, i pensieri, e le azioni? In caso contrario, l’intera creazione sarebbe un semplice giocattolo, una burla totale.

Non ci rendiamo neanche conto di quanto sia stato difficile crearci in modo che potessimo costruire qualcosa da soli dentro noi stessi, qualcosa che si possa chiamare “uomo” (Adamo), cioè “uguale” (Domeh) al Creatore, autonomo ed indipendente nelle proprie scelte, azioni, e desideri, e non semplicemente un parassita.

Perciò, siamo destinati ad attraversare degli stati insoliti e strani, fino a quando non otteniamo un desiderio che sia nostro. E solo quando arriveremo a questo momento saremo chiamati “umani”, Israele. Ci si riferisce a coloro che sono ancora controllati dall’Alto come alle “nazioni del mondo”. Mentre ci si riferisce a coloro che sono già evoluti ed hanno un proprio desiderio che li spinge verso il Creatore come Israele (Yashar El, “dirittti al Creatore”).

Quindi lo scopo dell’essere che è stato creato è di ottenere questo desiderio e di utilizzarlo, ed è verso questo scopo che la Luce superiore ci sta portando. Essa ci porta solamente a renderci conto di quanto sia necessario questo scopo, mentre meritare questo desiderio è il nostro lavoro. Qui, non possiamo ricevere niente di pre-confezionato perché in questo caso, non sarebbe un merito.

Dunque, il Creatore ci risveglia una volta con il piacere ed un’altra volta con la sofferenza, usando queste due particolari redini per farci creare dentro di noi qualcosa di nuovo.
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(Dalla 3.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 06.05.2011 “spiegazione dell’articolo, ‘prefazione alla saggezza ella Kabbalah’”)

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