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Global Yeshivat Haverim – 19.06.2011

Global Yeshivat Haverim
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Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah – 19.06.2011

Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah
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Al notiziario in diretta: Tredici minuti sulla cosa più importante

La crisi che ha coinvolto il mondo era molto evidente nei congressi che abbiamo tenuto recentemente, compreso quello italiano di tre settimane fa e specialmente in quello di Madrid, Spagna, di una settimana fa. Le popolazioni sono nella confusione, ed il tasso di disoccupazione tra i giovani è del 40%. E le cose peggiorano tutti i giorni. Ci sono dimostrazioni e proteste che tengono occupate le strade delle città, e altro ancora.

Io sono andato di proposito a camminare per le strade di queste città per parlare con la gente. Nessuna delle persone con cui ho parlato sa che cosa fare e così le proteste continuano davanti ai palazzi del governo. Ma anche i governi non sanno che cosa fare. Tutti sono nella confusione e nessuno ha colpa di niente. Ma bisognerebbe capire che tutto succede perché ci troviamo ad affrontare la sfida della natura.

Il lavoro non può essere creato dal niente, da uno spazio vuoto. E a che scopo? In questo mondo esauriremmo le risorse naturali che ci sono rimaste ancora più velocemente, distruggeremmo la terra, e inquineremmo l’ambiente ancora un po’. Le nostre risorse di acqua e di aria diminuirebbero ancor più velocemente. Allora, perché dovremmo stimolare questa economia in deterioramento? Solo per dare un lavoro agli uomini? Con questo genere di conseguenze, è meglio non dare loro niente!

In Spagna, sono apparso sul più popolare canale televisivo nell’ora di massimo ascolto. Invece di parlare solamente per pochi minuti, che mi erano stati accordati in base alla programmazione, l’intervista è durata tredici minuti. Ve lo immaginate – tredici minuti durante le notizie del mattino, tra i servizi che riguardavano i fatti più importanti del giorno! Il fatto è che non riuscivano a smettere di intervistarmi.

Il mio suggerimento è stato semplice e si è tradotto in un consiglio pratico: dobbiamo mettere gli uomini seduti a studiare: gli uomini dovrebbero ricevere dei sussidi di disoccupazione (che rappresentano anche la più efficace strategia di risparmio) e si dovrebbe insegnare loro in quale genere di mondo stiamo vivendo, cosa c’è davanti a noi, e che genere di sfide la natura ci sta lanciando.

Non si tratta dei capricci di qualcuno o degli interessi di una certa parte di coloro che governano. Non si tratta di altro che della natura, che ci sta sfidando. E per noi la sfida sta nel cambiare. Non dobbiamo cambiare altro che noi stessi.

Dobbiamo diventare un apparato globale ed integrato, in risposta alla crisi attuale. Infatti, la crisi è la sensazione della mancanza di una propria conformità alla natura circostante. Perciò, se ci correggeremo in questo modo, ogni cosa si porrà in equilibrio e raggiungeremo uno stato di armonia. Questo è ciò che dovrebbe essere insegnato agli uomini.

L’intervista è stata apprezzata positivamente in tutta la Spagna, e anche in America Latina e nel Nord America, e questo perché con essa ho esposto il solo modo ragionevole per uscire dalla situazione che si è formata. E non si tratta solamente della Spagna. Grecia, Islanda, Italia ed altri paesi sono in una situazione identica, e ce ne sono molti altri che piano piano entreranno nella crisi. Ed in altri luoghi la crisi si sta presentando con sfumature differenti.

In questo modo la natura ci mette sotto il naso un chiaro compito da eseguire: dobbiamo cambiare. Dobbiamo integrarci con la Natura proprio come tutti gli altri elementi che si trovano in essa – i livelli inanimato, vegetativo ed animato. L’uomo non dovrebbe pensare di essere al di sopra della natura e che può fare tutto quello che desidera. Il suo compito più importante è di diventare consapevolmente una parte integrante di tutto l’insieme della natura.

Diventando una parte integrante della natura, l’uomo incomincia a capire di cosa si tratta e, improvvisamente, scopre in essa delle nuove altezze: i mondi di Assiya, Beria, Yetzira, Atzilut, Adam Kadmon, ed il mondo dell’infinito. Egli non permetterà più al suo egoismo di porsi come ostacolo tra lui e la natura, ed incomincerà a percepire la natura come qualcosa di trasparente.Alla fine egli comprenderà e diventerà consapevole delle forze che controllano ogni cosa, compreso lui stesso.

Questo è il compito che abbiamo di fronte oggi. Perciò, se lo desideriamo e se da qui in avanti useremo la forza dell’aspirazione che già esiste in molti uomini nel mondo, allora aspireremo veramente all’auto-correzione, alla rivelazione del mondo, ad uscire da questo stato di sogno e d’incoscienza. Allora conseguiremo l’uguaglianza con la natura, arrivando al livello del Creatore.

(Dalla 1.a lezione al Congresso di Mosca del 10.06.2011)

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I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 41

Cari amici, per favore, fate delle domande su questi passaggi dei grandi kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

Solo la Luce della Torà riforma la persona.

La Torà (il metodo della nostra correzione) nella quale ci impegniamo è per sottomettere l’inclinazione al male (l’egoismo), per raggiungere Dvekut (l’adesione) con il Creatore: che tutte le azioni di una persona siano unicamente allo scopo di dare (come fa Lui). Soltanto, è impossibile che una persona sia capace di (correggere se stessa o semplicemente) andare contro natura, posto che la materia della mente (i pensieri) e del cuore (i desideri) nei quali una persona deve essere completa (nella direzione verso l’amore e la dazione per gli altri), hanno bisogno di ricevere assistenza, e l’assistenza è attraverso la Torà (la Luce che corregge), come dissero i nostri saggi: “Ho creato l’inclinazione al male ed ho creato la Torà come una spezia”. È così perché mentre partecipano ad essa (correggono se stessi), la Luce che è in essa li riforma.

-Rabash, I Gradini della scala, “Cos’è la Torà ed il lavoro nel cammino del Creatore”

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 19.06.2011

Scritti di Rabash, “Perché la Torà viene chiamata Linea di Mezzo”
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Il Libro dello Zohar, Trumà (Donazione), Punto 163, Lezione 7
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Glossario di domande e risposte per il significato delle parole, Punto 5, Lezione 26
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Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 567, Punto 5, Lezione 5
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Matan Torà (Il Dono della Torà)
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Reshimot: Memorie sul futuro

Lo scopo della creazione è diventare similari al Creatore. Questo è il significato della frase “fare il bene alle Sue creature”. Come fanno le creature a diventare similari al Creatore? Che cosa implica questa similitudine?

Prima di tutto, devi desiderarlo. Come inizi a volerlo? Devi essere opposto al Creatore e desiderare diventare similare a Lui. Questo è il desiderio: io non ho quel che voglio, ma desidero enormemente aver quello che non ho.

Il Creatore è buono e fa del bene sia ai cattivi sia ai buoni; Lui è amore e dazione, la proprietà di Hesed, Gevurah, Tifferet, Nezah, Hod, Yesod…Ci sono molteplici proprietà che io non comprendo, ma ho l’opportunità, il bisogno, e il desiderio che corrisponde a ognuna di loro, per volerle.

Il Creatore ha 613 proprietà di dazione. Io ho (anche se ancora non l’ho scoperto) 613 desideri che mi permettono di volere le stesse 613 proprietà delle 613 proprietà o Luci del Creatore. Io devo ottenere questi 613 desideri: io voglio diventare simile al Creatore in ognuno di loro. È detto su questo: “Poiché Lui è misericordioso, tu sei misericordioso”.

Tuttavia, per volere questo, io devo sapere quello che mi manca. Ma come posso sapere quello che non possiedo? Per sapere quello che è un adulto, io devo diventarlo.Per sapere cosa sia essere forte o saggio, io devo saperlo di prima mano. Posso desiderare quello che mi è sconosciuto?

Nel nostro mondo, i bambini vogliono crescere istintivamente, senza sapere il perché, che sia la natura che li obbliga a farlo, raggirando la loro comprensione. Questo sviluppo ha luogo nel livello animato; tuttavia, in spiritualità, sono io stesso che devo sapere il perché, e per quale motivo lo voglio. Questo è il vero desiderio.

Come faccio ad iniziare a desiderare la similitudine con il Creatore? Per fare ciò, io devo raggiungere lo stato del Creatore, per verificare quello che è, se vale la pena oppure no, e poi desiderarlo. Come posso raggiungere lo stato del Creatore per desiderare diventare similare a Lui?

È proprio per questo che ha avuto luogo la rottura dei vasi. Grazie a questo, noi lottiamo per diventare simili al Creatore, sempre di più, e a diventare come Lui grazie alla Sua forza. È per questo che la distruzione del Primo e del Secondo Tempio furono necessari, e che la saggezza della Kabbalah studia nel contesto spirituale della rottura dei vasi. Stiamo parlando sulla caduta dal livello di ricezione con il fine di dazione (il Primo Tempio) al livello della dazione con il fine di dazione (il Secondo Tempio), e poi al livello di ricezione con il fine di ricezione, nel nostro mondo.

Come risultato abbiamo un registro di tutti gli stati che abbiamo attraversato, iniziando con il livello del Primo Tempio, dall’altezza dell’amore, includendo il Secondo Tempio, che è molto più basso del Secondo Tempio, anche se è grandioso. Tutte le impressioni acquisite durante il percorso sono radicate in noi e sono chiamate “Reshimot”.

Quando si risvegliano in me, io devo realizzarle. In altre parole, un Reshimò non è sufficiente, attraverso esso io devo capire cosa sia essere il donante. Per fare questo, io ho il gruppo e lo studio: in questi io realizzo il mio Reshimò, e da esso, in base alle mie forze, formo una realtà.

Le relazioni con gli amici, con l’ambiente, con la Luce che Riforma, diventano un “luogo di costruzione”. Io ho “materiale”, ossia, un desiderio cosi come un Reshimò, e adesso voglio introdurre questo Reshimò nel materiale in modo che si realizzi e che abbia una sua forma materiale. Poi, io ho bisogno della forza dall’Alto, la forza della Luce, che mi aiuterà a compiere questo.

Rabash scrive su questo nell’articolo n.940, della collezione Dargot HaSulam (I gradini della scala): “È detto sulla distruzione del Tempio: Lasciate che mi facciano un santuario, dove io possa sostare tra di loro’’. Questo significa: Costruitemi un Tempio dal vostro desiderio, fate questa casa, che diventerà la casa della santità, di dazione e amore. Se avete tale vaso di dazione e amore, “Io sosterò tra di loro”, cioè, la Luce si fermerà lì.

“Stiamo parlando sul punto nel cuore che diverrà il posto del Tempio, in modo che la Luce del Creatore ci possa sostare. Per questo motivo, la persona deve creare la sua casa di santità”. Da tutti i miei desideri che si stanno originando dall’Infinito con l’aiuto del Reshimò conficcato in me durante la rottura, io devo costruire la forma corretta, ogni volta realizzando il mio Reshimò da un materiale più pesante.

Questo mi darà tutti i dettagli di percezione necessari poiché li prendo dalla parte opposta del Creatore. Quindi, sapendo la mia forma, io posso percepire la Sua forma, opposta alla mia e andare avanti.

In questa maniera, nel nostro mondo, una persona ha forme corrispondenti e opposte al Creatore. In questa breccia tra lo stato desiderato e quello attuale, una persona ha sempre l’opportunità di costruire il proprio desiderio, sapendo ciò che vuole. È possibile perché una volta, prima della rottura dei vasi, esistevamo in una forma perfetta dalla quale rimasero impressi i nostri Reshimot.

Questa è la risposta all’eterna domanda: “Come posso diventare similare al Creatore? Come faccio a sapere cosa significhi?” Possiamo desiderare questo grazie a questi registri che sono rimasti in noi dai passi che abbiamo attraversato.
[45010]

(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 07.06.2011, Gli scritti di Rabash)

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