Imparare a vedere il bene

Domanda: La Kabbalah insegna che il Creatore è il bene e fa il bene, ma come si mette d’accordo questo concetto con una vita piena di problemi e di sofferenza?

Risposta: Il Creatore è il bene e fa il bene, ma l’uomo deve arrivarci raggiungendo la somiglianza con le Sue qualità. Infatti, se sono cattivo, se sono un bambino capriccioso che non vuole ascoltare cosa dice la mamma, prima mi sgriderà poi mi punirà. E allora dirò che mia mamma è arrabbiata, come pensano di solito i bambini quando vengono sgridati.

Le sue urla e le sue sculacciate avevano una ragione perché voleva farmi del bene. Come posso vedere questo bene dietro a tutto quello che mi succede, vedere che c’è una buona predisposizione verso di me, anche se io percepisco tutto come male, come fa un bambino? Come posso capire che proprio qui, dove sento il male, ho bisogno di completare me stesso e il mio atteggiamento verso la natura, il genere umano, ed il gruppo, al fine di correggere il mio ego così da poter sentire che tutto era sempre il bene?

Colui che si sforza di realizzare questo lavoro il prima possibile ed è pronto ad individuare il posto dentro di sé che ha bisogno di essere corretto, incomincia a vedere che il mondo è stato veramente creato per il bene e che il Creatore è il bene. Esattamente nello stesso posto dove adesso noi ci troviamo, in questo mondo, incominciamo a percepire le forze rivelate della natura che attraversano ogni cosa e che collegano ogni parte della creazione: inanimata, vegetativa, animata e parlante.

Improvvisamente iniziamo a vedere il mondo spirituale invece del nostro mondo! Incominciamo a rivelare sempre più forze: le forze eterne che governano la nostra esistenza. Allora, questo mondo sembrerà come se scomparisse: diventerà trasparente, vacillante. Sarà un mondo “virtuale”, anche adesso, ed esisterà nella mia mente ed io lo guarderò come se stessi al di fuori.

Ne consegue che tutti i nostri problemi e tutti i nostri guai sono un’indicazione dei nostri difetti: essi sottolineano dove c’è l’errore, e dicono: “Correggi qui! E anche là!” Se lo faremo velocemente, correggeremo certamente l’imperfezione.

Se non sappiamo a chi rivolgerci, guardiamo al gruppo. Se ci connetteremo con esso e saremo pronti a dare ciò di cui il gruppo ha bisogno per l’unione, e saremo pronti ad esserne influenzati, non faremo più errori.

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Dalla 1.a lezione del Congresso di Roma 21/05/2011

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