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Lezione quotidiana di Kabbalah – 25.05.2011

Shamati, Articolo 25, “Cose che vengono dal cuore”
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Il Libro dello Zohar, Truma (Donazione), Pagina 1, “Chi è lei che guarda sorgere l’ aurora”, Punto 1, Lezione 1
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Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 567, Punto 4, Lezione 3
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Global Yeshivat Haverim –25.05.2011

Yeshivat Haverim
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Il luogo dove siamo uno

Domanda: Cos’è questa goccia che deve completare il mio desiderio affinché possa sanarlo e mi porti in qualche posto?

Risposta: Il tuo desiderio è solo un tuo desiderio, quando di fatto esso è unito ad altri desideri, ed è lì che radica tutto il problema: non siamo abbastanza uniti. Le forze individuali si trovano in abbondanza, mentre la forza collettiva dell’unità no.

Tutti leggono i libri, conoscono tutte le idee in eccesso, capiscono le fonti, lavorano nel gruppo, divulgano la Kabbalah e partecipano ai congressi, ma la domanda è: stiamo costruendo il luogo nel quale dobbiamo rivelare il nostro grado più alto? Questo luogo è il nostro desiderio integrale. L’integrazione dei desideri è il luogo nel quale troviamo il mondo futuro. Abbiamo un luogo del genere? Ci sentiamo internamente uniti per rivelare nella nostra unicità il Creatore?

Questo è esattamente quello di cui manchiamo, ovvero è lì che non stiamo esercitando lo sforzo sufficiente. Abbiamo bisogno di un campo intenso, dell’intensità tra di noi, di un anelo verso una stretta interconnessione. Solo in esso, in questo campo, riveleremo il Creatore.

Ognuno ha un enorme potere, tutti sono pieni di idee brillanti e sebbene si faccia uno sforzo più serio, l’unità continua ad essere qualcosa di cui manchiamo. Non abbiamo lavorato abbastanza per creare il luogo di cui abbiamo bisogno.

Tutte le anime si elevano a Malchut del mondo di Atzilut e la Luce discende a loro dall’alto. È Malchut in particolare che riceve la nostra preghiera (MAN), la somma totale (Σ) dei nostri desideri che si dirigono unicamente all’unità, ed è questo quello di cui abbiamo bisogno. Le grida individuali non si elevano a Malchut di Atzilut, e restano come una supplica senza senso. Questa aspetta una necessità comune, dato che la spiritualità si rivela nell’unità tra le persone.

Pertanto, si dice che il numero minimo di persone è due. Anche due, tu ed io, e la connessione tra di noi è sufficiente. Se creiamo questa relazione motivata dal desiderio di trovare il Creatore, questo diventerà il luogo della Sua rivelazione.

Questo è il problema. Se non stai lavorando all’unione, le tue preghiere non vengono accettate. Devi rispondere a due domande:

  1. Hai studiato la Torà? In altre parole, ti sei sforzato di amare gli altri come ami te stesso per mezzo della Luce superiore che è considerata come “Torà”? Hai desiderato fortemente di stabilire la connessione con gli altri ed imparare ad amare? Questo è ciò che viene considerato studiare la “Torà”.
  2. Hai sperato nella redenzione? In altre parole, a prescindere da tutti i tuoi sforzi, non hai ottenuto nessun risultato. L’hai anticipata in tutti i modi? Hai elevato il MAN per la correzione? Dopotutto, la redenzione viene dal Creatore in un istante.

È obbligatorio unire queste due condizioni. Non c’è altra soluzione. Non si tratta delle esigenze personali di qualcuno, ma di leggi. In realtà, ci sono solo due forze: l’attributo della dazione e quello della ricezione. La connessione tra di loro organizza per noi tutto il sistema di causa ed effetto della creazione.

Non posso rivolgere delle suppliche alla legge, alla natura, della quale sono parte integrante. Pertanto, la saggezza della Kabbalah ci spiega come utilizzare correttamente queste forze della natura.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04. 2011, Baal HaSulam lettera 10)

Lezione Introduttiva: “Evolvere nella Via dell’ Amore” – 24.05.11

Kabbalah per il Popolo, Lezione Introduttiva: “Evolvere nella Via dell’ Amore”
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Come usciamo dalla schiavitù?

Domanda: Mi piacerebbe unirmi, però dopo tutto, vedo ancora qualche beneficio personale in questo. Cosa devo fare?

Risposta: Sicuro, continui a vivere in Egitto e non puoi realizzare un tipo diverso di calcolo. Tutto il tempo pensa solo all’unità che ti farà sentire bene.

Continuazione della domanda: Però, si suppone che devo annullare me stesso.

Risposta: la Luce superiore lo farà per te. Tu sei incapace di farlo. Hai davvero qualcosa di buono che di fatto ti farà abbassare la testa ed amare gli altri? Sei veramente interessato a questo?

In ultima istanza, ci rendiamo conto che non c’è niente di buono in noi. Siamo assolutamente incapaci di fare del bene. Ognuno di noi è un bugiardo ed un ladro, ognuno è un criminale perché tutti noi siamo ancora governati dal Faraone; e il Faraone è il padrone di tutti i bugiardi, il re di tutti i ladri, ed il padrino di tutto il malvagio mondo egoista. Questo governa il mio cuore e la mente e tira tutti i fili.

A volte, quando penso alla mia vita precedente, sono molto sorpreso: “Perché ho fatto questo? Cosa mi ha obbligato a farlo?” Questo è il giogo del Faraone, il quale mi controllava in modo tale che non potevo fare niente di buono. Se una persona guardasse la sua vita dal punto di vista della Luce superiore, non troverebbe un solo instante illuminato. Tutto le sembrerebbe assolutamente orribile.

Cosa facciamo allora? Nonostante questo, dobbiamo sforzarci per la nostra unione. Facendo degli sforzi mentre sono nella schiavitù egoistica, evoco gradualmente la Luce che Riforma e pertanto inizio a sentire che il Creatore può correggere la mia situazione.

Però io non posso farlo. Quando mi arriva questo, non voglio creare una connessione con gli altri, né unirmi a loro e mi dimentico di tutto. Non ho nessun vincolo reale che unisca i nostri cuori. Tuttavia, se la Luce superiore discende a me, mi porta questo desiderio , e mi abilita con la capacità dell’unità.

Lascia che la Luce lavori in te, fai i tuoi sforzi, grazie ai quali la Luce ti influenza e ti cambia. Tutti i tuoi pensieri cominceranno a dirigersi verso l’unione.
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(Dalla 4°parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04. 2011, Baal HaSulam lettera 10)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 24.05.2011

Scritti di Rabash, Shlavey HaSulam, Articolo “Cosa causa la Preghiera”
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Il Libro dello Zohar, Mishpatim (Ordinanze), Pagina 92, “Baci”, Punto 555, Lezione 20
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Talmud Eser Sefirot, Volume 1, Punto 1, Histaklut Primit, Lezione 18
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Prefazione alla Saggezza della Kabbalah, Pagina 561, Punto 1, Lezione 2
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L’accesso al libro dello Zohar

Ci sono molte storie nel Libro dello Zohar che sono scritte con un linguaggio allegorico (Midrash). Esse descrivono verosimilmente storie di uomini e di angeli (le forze della natura), di animali, di piante, in quanto era nel desiderio degli autori del libro di spiegare tutti i livelli della creazione: l’inanimato, il vegetativo, l’animato, ed il parlante.

Baal HaSulam ha redatto quattro testi di introduzione al Libro dello Zohar:

1. “Prefazione alla saggezza della Kabbalah (Pticha)”: Si tratta di una prefazione scientifica nella quale egli spiega la struttura dei mondi, dei Partzufim, delle Sefirot, e l’interazione delle Luci e dei desideri (i vasi, Kelim).

2. “Il preambolo al commentario di Sulam”: E’ collegato alla prefazione di cui sopra. In questo testo, egli spiega inoltre come lavorare lungo le tre linee, con le Luci ed i desideri, in una forma molto più precisa, più vicina ad ogni anima.

3. “Prefazione al Libro dello Zohar”: In questa introduzione, Baal HaSulam spiega la percezione della realtà. Egli descrive come passiamo dalla nostra attuale percezione corporea della realtà a quella spirituale, quando incominciamo a percepire la realtà attraverso questo mondo, che diventa trasparente, e vediamo le forze che funzionano in esso invece del quadro superficiale del mondo.

Allo stesso modo, quando guardiamo allo schermo del computer, vediamo una certa immagine. Ma essa esiste soltanto rispetto a noi, poiché noi abbiamo creato di proposito questo schermo e questo metodo di proiezione. Nella realtà, si tratta semplicemente di una manifestazione esteriore di informazioni che sono immagazzinate dentro il computer, nella sua memoria. Se potessimo leggere le informazioni direttamente dall’Hard disc, cioè dalla sua memoria, non avremmo bisogno di trasmetterle sullo schermo per leggerle.

La saggezza della Kabbalah è lo strumento che ci permette di entrare nella parte interiore e nascosta della realtà e di vedere non la forma esteriore che ci viene presentata in un preciso momento, ma piuttosto il funzionamento interiore: le forze che lavorano dietro le quinte dell’immagine consueta del mondo.

In questa introduzione, Baal HaSulam ci spiega anche che la nostra percezione della realtà è divisa in quattro parti: l’essenza, la forma astratta, la forma rivestita nella materia, e la materia stessa. Fino alla correzione completa (Gmar Tikkun), noi conseguiamo solamente la nostra materia (desiderio) e la forma che questo nostro desiderio assume: siano egoistiche o altruistiche. Non possiamo conoscere la forma astratta e meno ancora l’essenza. In questo modo ci muoviamo verso la correzione finale.

Dunque, la saggezza della Kabbalah ci dà un avvertimento molto serio a non perderci nelle fantasie, ma di essere realistici e di usare l’approccio scientifico mentre ci sforziamo di scoprire il mondo spirituale in una forma tangibile e concreta

4. “Introduzione al Libro dello Zohar”: Qui, Baal HaSulam spiega i vari problemi che un uomo affronta rispetto alle domande che riguardano il chi siamo, qual è la nostra essenza ed il nostro ruolo nel mondo, perché il Creatore ci ha creati così meschini, limitati, e ignobili, perché dobbiamo percorrere questo cammino così lungo per diventare uguali a Lui, e così via.

All’inizio di questa introduzione, Baal HaSulam pone queste domande ed in seguito propone le risposte.

E alla fine della introduzione, c’è una parte molto speciale, ben nota, e diffusa in tutto il mondo in cui scrive della nostra correzione al giorno d’oggi. In questa parte egli spiega che il mondo è diviso in parti interiori ed esteriori. Ci si riferisce agli uomini che sentono di appartenere al conseguimento spirituale come alla parte interiore del mondo. Sono loro che devono unirsi tra di loro ed usare il Libro dello Zohar per attirare la Luce che Riforma verso di loro.

Così facendo, essi diventeranno la fonte spirituale ed il centro spirituale del mondo. Possedendo la forza spirituale, essi diffonderanno la saggezza della Kabbalah, ed il mondo intero incomincerà a sentire che essi hanno qualcosa di straordinario: conoscenza, saggezza, un approccio corretto e sensato a ciò che sta succedendo nel mondo, e le risposte alle domande che lo riguardano.

Il mondo incomincerà a comprendere che questi uomini si trovano a dei livelli molto più elevati di tutti gli scienziati e dei cosiddetti grandi governanti del mondo, poiché essi possiedono la conoscenza delle forze che agiscono e trasformano il nostro mondo in un modo assolutamente imprevedibile.

Allora, dopo resistenze e confronti, il mondo comincerà a sentirsi attirato da questi uomini e a riconoscere in loro la forza superiore, la saggezza superiore. E dunque, alla fine, il mondo intero arriverà alla correzione. Infatti, la correzione si realizza fondamentalmente tra individui ai quali ci si riferisce come alla parte interiore del mondo, coloro che hanno il punto nel cuore, mentre il resto del mondo cercherà di unirsi e di aggrapparsi a loro, proprio come oggi nel mondo le masse vivono le loro vite quotidiane, mentre il mondo è governato da una manciata di altri uomini.

E così, Baal HaSulam spiega alla fine dell “Introduzione al Libro dello Zohar”, l’intera umanità continuerà a svilupparsi finché il mondo non si sarà unito insieme, fino a quando tutti non saranno diventati un solo insieme, grazie proprio al Libro dello Zohar, e non avrà raggiunto proprio le stesse dieci Sefirot originarie di cui Rabbi Shimon ed i suoi nove discepoli scrivono.
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(Dalla 4.a lezione al Congresso WE! del 02.04.2011)

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Mostriamo il nostro desiderio di uscire dal nostro Egitto!

Baal HaSulam, “Commento all’Hagadà di Pesach” (Dall’articolo “Questo è per Giuda”): Questa è la ragione per la quale ci piace ricordare di mangiare il Matzà in Egitto [nel primo gruppo di Kabbalisti] ancora oggi [durante la cena di Pesach] posto che [oggi] siamo ancora come quando eravamo schiavi in terra straniera [la terra di Israele è “Eretz Israel” in ebraico, che significa “il desiderio diretto al Creatore”]. Inoltre, con questa Mitzvà, ci dirigiamo ad offrire la redenzione [dal Faraone, dall’egoismo] che avverrà presto nei nostri giorni, Amen, come fecero i nostri padri [spirituali] che ne mangiarono in Egitto.

Questo passaggio parla di un gruppo di kabbalisti che esisteva e funzionava sotto la direzione di Abramo ed uscì da Babilonia circa 3.700 anni fa per connettersi per mezzo dei legami di amore tra di loro, il che è descritto come “ama il tuo prossimo come te stesso”. Loro impararono dalla propria esperienza come si induriscono i cuori e quanto malvagio diventi il potere del Faraone (l’ego) che li governa.

Però, a prescindere da questo, cominciarono a superare questa durezza, anche se l’egoismo continuò a crescere. Essi raggiunsero uno stato interiore di uscita dall’egoismo che si chiama “esodo dall’Egitto”. Invece delle relazioni egoistiche che erano soliti avere, essi si connessero tra di loro con legami di dazione ed amore, il che significa uscire dalla frontiere egiziane.

Pertanto, tutte le azioni che realizziamo durante la cena festiva hanno un unico obiettivo: raggiungere la stessa liberazione dall’ego. Ripetiamo ogni azione e rituale stabiliti dallo stesso gruppo di kabbalisti, seguendo le istruzioni di Baal HaSulam, che spiega in minuzioso dettaglio ogni tappa del rituale festivo, perché in realtà, questo riflette quanto fortemente la persona desidera uscire dal suo Egitto personale.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.04. 2011; “Questo è per Giuda”)

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Congresso di Roma – 20-22.05.2011

Congresso di Roma: Yeshivat Haverim 1
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Congresso di Roma: Lezione 1 (21.05.11)
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Congresso di Roma: Lezione 2 (21.05.11)
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Congresso di Roma: Cerimonia di Apertura (21.05.11)
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Congresso di Roma: Serata Culturale (21.05.11)
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Congresso di Roma: Lezione 3 (22.05.11)
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Congresso di Roma: Lezione 4 (22.05.11)
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Congresso di Roma: Yeshivat Haverim 3 (22.05.11)
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Preghiera per la Società

Tu ed io non siamo stati creati per caso. Il Creatore ha voluto che la creazione diventasse come Lui e tutto quello che ci succede ci porta verso questa meta. Pertanto, lungo questo cammino, dobbiamo renderci conto che siamo divisi, separati e che ci odiamo reciprocamente. Tuttavia, riceviamo la forza per unirci al di sopra di quest’odio, il quale si incrementa gradualmente sempre di più. È così perché non possiamo imporci ed elevarci al di sopra di tutto l’odio che regna in tutti noi in un sol colpo; però se possiamo superarlo poco a poco, passo dopo passo, allora acquisiremo la qualità della dazione, l’attenzione reciproca, la cura, la qualità di Binà che non ci permettono di fare agli altri ciò che noi odiamo. Dopo di che raggiungiamo l’amore per il prossimo “come per noi stessi”.

È per questo che tutta la scienza della Kabbalah, che è chiamata la scienza della verità, parla solo dell’unità. Questo perché nell’unità, noi, la gente, raggiungiamo la qualità del Creatore.

Se le persone si riuniscono e si uniscono in un desiderio di moltiplicare le forze di ognuna e danno alle altre la garanzia che attraverso i loro sforzi comuni possono arrivare alla meta desiderata ed ottenere una maggiore sicurezza, questa viene chiamata “una società di pagliacci e bugiardi”. È così perché pensano che attraverso la loro unità saranno capaci di ottenere un maggiore beneficio egoista. Pertanto, la preghiera comune agisce in maniera distruttiva e le separa dalla meta.

La persona deve capire che si unisce agli altri solo per discernere il modo di ascendere al di sopra della sua natura. Non per ricevere una forza maggiore dalla società o per soddisfare le esigenze del suo egoismo, ma per entrare all’interno di questa società e cominciare a darle. Questa è l’unica forza che dobbiamo cercare.

La forza della dazione alla società proviene dalla Luce, dal Creatore, da ciò che è nascosto all’interno delle relazioni della persona con la società, con il gruppo; vale a dire che il gruppo deve essere composto da persone che si uniscono proprio per raggiungere il Creatore, la qualità comune della dazione.

Il Creatore non esiste separato dalla sua creazione. L’attributo della dazione comune non esiste, a meno che non ci sia una persona che lo riveli. Pertanto, se una persona si include nel gruppo che aspira alla qualità della dazione e lì desidera trovare questa forza, raggiungere questa qualità, comincia a capire, partendo dalla sua unità con gli altri, che questo impegno per la società, all’interno del quale esiste l’attributo della dazione, o l’impegno per il Creatore, che è la stessa cosa, è la preghiera della società.

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