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Lezione quotidiana di Kabbalah – 27.05.2011

Scritti di Rabash, Shlavey HaSulam, Volume 1, Articolo 5
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Rav Yehuda Ashlag: Introduzione generale al Libro Panim Meirot uMasbirot, Punto 1, Lezione 1
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Rav Yehuda Ashlag: Articolo “La Libertà”, Lezione 20
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Dalla Luce di Nefesh a quella di Yechida

Per rivelare il primo livello spirituale, dobbiamo rivelare la nostra unione, “uno, unico ed unito” almeno al minimo livello. La misura della nostra unione indica il posizionamento del nostro primo livello spirituale.

Le Luci di Nefesh, Ruach, Neshama, Haya, e Yechida (i cinque livelli spirituali) sono caratterizzate da una somma di dettagli particolari e dalla potenza della loro unione, nonostante il fatto che esse sono tutte in contraddizione l’una con l’altra. Si tratta del solo fattore che determina la rivelazione della Luce superiore.

Se riusciamo a trovare l’unione nel livello più basso, anche la debolissima Luce di Nefesh sarà rivelata.
Però, perché la Luce diventa improvvisamente più potente ed è chiamata Ruach? Questo avviene perché, nonostante i cambiamenti ed il movimento di tutte le parti interconnesse, esse possono rimanere comunque legate ed in equilibrio.

E’ come se tenessimo una barca a galla, mentre viene colpita dalle onde di un mare in burrasca, e facessimo il possibile per tenerla in equilibrio.

Al primo livello di unione, le trasformazioni reciproche non sono ancora rivelate. Tutti si trovano in un genere di condizione stazionaria, così come siamo, e cerchiamo il modo di connetterci a vicenda. Al secondo livello, rimane la stessa unione, ma ogni parte incomincia a trasformarsi; è come se gli ingranaggi del meccanismo comune incominciassero a spingere uno verso l’altro. E se restiamo insieme nonostante tutti questi cambiamenti e siamo capaci di unirci, riveleremo la Luce di Ruach.

Si tratta comunque di cambiamenti molto limitati: Mentre “siamo con i piedi piantati per terra”, proprio come un albero, ognuno di noi, nel proprio posto, vede la trasformazione delle proprie qualità individuali. Si tratta ancora della stessa Luce dell’unione, ma ad un livello più elevato (“vegetativo”). Questo è seguito dal terzo livello, Neshama ( il livello “animato”), dove incominciamo a muoverci liberamente rispetto agli altri, ma riveliamo comunque l’unione, “uno, unico ed unito” tra di noi.

Ciò significa che Luce di cui facciamo esperienza nella spiritualità dipende sempre dal potere dell’unione, al di là di ogni trasformazione che può avvenire dentro ognuno di noi individualmente o collettivamente. Essa continua a crescere, fino a quando non raggiungiamo la fine della correzione (Gmar Tikkun), e nel frattempo viviamo ogni genere di cambiamento che ci impedisce di unirci rispetto alla sola, unica Luce ma, nonostante questo, siamo comunque in grado di unirci.

Questo è ciò che chiamiamo l’unico ed unito vaso spirituale (Echad, Yachid) che riceve un’unica Luce: Yechida.
[42331]

(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05/05/2011, Shamati No. 56)

I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, Parte 36

Cari amici, per favore fate le vostre domande su questi passaggi dei grandi Kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

613 consigli e 613 ordini

“…Con questo ci diventa chiaro quello che viene menzionato in diversi punti dello Zohar, che viene denominato come Ta RIaG Mitzvot (613 precetti) sono TaRIaG Eitin di Oraita” (613 consigli della Torà) [su come correggere il Kli]. È in molti punti dello Zohar si legge che i “TaRIaG Mitzvot” sono “TaRIaG Pkudim (613 comandi) [lem luci che devono entrare nel Kli corretto]. Dato che dall’inizio la persona è obbligata a osservare la Torà e i Mitzvot con il fine di purificare il proprio corpo [lui stesso dall’egoismo] e sviluppare la propria anima [l’aspirazione per la dazione e amore].

Allora troviamo che per lui i 613 Mitzvot sono nell’aspetto dei 613 Eitin; cioè “consigli” [questo tipo di correzione] in modo che finalmente sia purificato per arrivare davanti al Re [l’innalzamento al di sopra dell’egoismo] e meritare la luce del Suo Volto. Dato che l’osservanza della Torà [attrazione della luce] e il compimento dei Mitzvot [la correzione di 613 desideri egoisti] lo purificano lentamente [dall’egoismo naturale] finché sarà ricompensato dalla Luce del Volto del Re della Vita [la proprietà generale e universale di dazione e amore] [In caso contrario non c’è l’uso delle sue azioni].

Nella stessa maniera è scritto nella Guemarà: “Per caso importa al Creatore se si macella un toro dalla mascella o da dietro il collo? [cioè, che le azioni meccaniche in se non hanno alcun significato]? Eccetto che la Torà ed i Mitzvot ci sono stati donati per purificare Israele con essi” [coloro che si sforzano per il Creatore, la proprietà di “ama il prossimo come a te stesso]”.

Tuttavia, dopo essere stato purificato [dai desideri egoisti] sufficientemente e merita la Luce del Volto del Re [la proprietà della dazione], allora gli occhi e l’anima [il desiderio di donare] gli saranno aperti e sarà ricompensato per raggiungere [dentro di se] le 613 Luci Sacre, che si trovano nei 613 Mitzvot [i desideri corretti] i quali sono il segreto dei Suoi Sacri Nomi [nel raggiungimento di questo] gli stessi che gli arrivano in base alla sua capacità.

E per mezzo dell’osservanza di ognuno dei Mitzvot [la correzione di ogni desiderio] s’impossessa [riceve dentro di se] di una parte della luce che accompagna la Mitzva. Perché alla fine la Mitzvà è il Kli [desiderio] e in questo si veste la Luce, cioè è un Nome Sacro [la Sua proprietà individuale] i cui dettagli vengono attribuiti a questa Mitzvà. Il che significa che: “La Mitzvà è una lampada e la Torà è la Luce”.

-Baal HaSulam, introduzione al libro: Dalla bocca di un Saggio