Pubblicato nella '' Categoria

Rendi il tuo desiderio uguale al Suo

Quando leggiamo Il Libro dello Zohar, dobbiamo vedere in esso la Luce che ci corregge e che ci riporta alla fonte. Ma cos’è che deve ritornare alla fonte? Devo mettere qualcosa “al di sotto” della Luce. La Luce splende, ma abbiamo il desiderio di voler essere corretti? Questo è ciò che dobbiamo avere a cuore.

Il desiderio deve essere adatto alla correzione operata dalla Luce. Se il desiderio non ha questa caratteristica, la Luce lo influenza comunque, ma in questo caso non ci sentiamo a posto in base a quanto grande è la differenza dalla Luce. Tutto questo rimane così fino a quando non rendiamo il nostro desiderio adatto alla correzione.

Questa è la ragione per cui c’è la regola, “Rendi il tuo desiderio uguale al Suo” e poi “Egli renderà il tuo desiderio uguale al Suo,” come il desiderio di donare e di amare.

(Dalla 2.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 08.05.2011, Lo Zohar)

Materiale correlato:

Laitman blog: Aspettare la cura dello Zohar
Laitman blog: La Luce guaritrice dello Zohar

“Egli regge la terra sul niente”

Domanda: Cosa significa “non esiste nessuno tranne Lui”? Ed in che modo Lo raggiungono coloro che hanno il punto nel cuore, coloro che non lo hanno, e le masse religiose?

Riposta: Gli uomini che si trovano nel nostro mondo si possono relazionare alla totalità della realtà proprio come fanno con l’ambiente nel quale vivono, come fanno tutti gli esseri viventi. Oltre a questo, gli uomini possono avere un altro rapporto con la loro vita, che gli animali non hanno. Se ad un uomo fosse insegnato di credere nella forza superiore, questo rapporto potrebbe essere sia buono che cattivo.

Se saremo buoni, la forza superiore sarà buona con noi, e se saremo cattivi, sarà cattiva con noi. Questa forza vuole che siamo buoni e quindi ci manda delle sfide. Ci tratta con gentilezza se ci comportiamo bene. Quindi, vale la pene fare i bravi.

Cosa significa essere “buoni” agli occhi della forza superiore? A questo proposito, gli uomini hanno inventato diversi sistemi, fino al punto di sacrificare i loro stessi figli e sterminare gli infedeli nelle guerre di religione. Basandosi sul loro ego, gli uomini hanno creato per se stessi ogni genere di rapporto con questa forza superiore.

Baal HaSulam spiega l’origine delle religioni e delle credenze nel suo articolo “La Pace”. In sostanza, le religioni sono un sistema che serve allo sviluppo dell’umanità e al suo avanzamento verso la spiritualità. Quelle sfaccettature dei desideri di godere che non sono in grado di aspirare al Creatore si muovono in avanti con l’aiuto delle religioni. Gli uomini sanno una cosa soltanto: c’è la forza superiore, e noi ci troviamo in un certo sistema che ha una relazione con essa: se sono buono, essa è gentile; se sono cattivo, essa è cattiva.

Quindi, il solo problema è di definire i desideri di questa forza superiore. Ogni religione ha la sua posizione su questo argomento, ed ognuna pensa di essere nel giusto. E qui sta tutta la differenza tra le religioni: come adorare questa forza superiore, come appagare i suoi desideri in modo da poter vivere tranquilli in questo mondo e in quello dell’al di là? Sembra che gli uomini si comportino davanti alla forza superiore come se fossero davanti ad un signore o ad un re: “Come Lo possiamo appagare perché sia contento di noi?”

Dunque, ci sono tre categorie di uomini.

  1. Totalmente secolari con un atteggiamento da animali verso la realtà
  2. I religiosi che adorano la forza superiore, cercando di trovare i modi di piacerle.
  3. I Kabbalisti.

I Kabbalisti dicono che questa forza superiore, il Creatore, non ha alcuna relazione personale con noi. Se diciamo che non esiste nessuno tranne Lui, il bene che fa il bene, parliamo di un potere omni-comprensivo.

Tutto dipende da me, ed Egli non ha alcuna relazione personale con me. Tutto è determinato dalla misura della mia trasformazione nella Luce che esiste senza cambiare, semplice e costante, come è detto: “Io non ho cambiato il mio HaVaYaH,” “la legge che è stata data e che non può essere trasgredita.”

Ciò significa che il Creatore non ha alcuna relazione personale con me, nessun calcolo che mi riguardi, niente! Invece, Io credo che Lui lo faccia. Ma io percepisco anche un computer in questo modo. Diciamo che ieri, il computer su cui stavo lavorando mi ha fatto arrabbiare sul serio e che ero pronto a spaccarlo con un martello. Era colpa sua? Si tratta soltanto di un aggeggio fatto di plastica e metallo.

Tuttavia, poiché io lavoro con il computer, gli trasferisco le mie qualità personali, considerando il suo comportamento come buono o cattivo, e vado in collera dicendo: “Guarda cosa mi ha fatto!” Allo stesso modo, mi arrabbio con la macchina se le accade qualcosa.

Si tratta di caratteristiche fondamentali proprie della nostra natura. Non è per niente divertente. La nostra credenza nel potere della natura, che mi tratta gentilmente oppure no, nasce da qui. Cosa diciamo ad un bambino quando va a sbattere contro un tavolo?”

“Colpiscilo; ti ha fatto male!” E se non si tratta di un tavolo ma di qualcosa di più astratto e di grande che comprende tutto, parliamo in un modo diverso: “TrattaLo bene, ed Egli ti farà del bene”. La fede incomincia da qui.

Noi ancora non comprendiamo che se non raggiungiamo il punto della verità, non lavoreremo con niente. Agiremo semplicemente contro la legge della natura, ma “la legge è stata data e non può essere trasgredita.” Il Creatore non cambia. Dunque, sia che io sia buono o cattivo, influenza soltanto me. Io non faccio al Creatore né il bene né il male; non Lo tocco.

Quando io dico che Lui è felice di me o che Lo rendo triste, sono Io a dirlo. Io percepisco questa cosa solamente nei miei sensi. Se è così, cosa o chi mi fa cambiare? Il mio ego? Significa che lo faccio solamente con lo scopo di sentirmi bene. Niente altro mi obbliga! O forse l’ambiente, che mi minaccia di punirmi, mi costringe a cambiare?

Se questo è il nostro atteggiamento verso l’intera e perfetta realtà, nessuno potrà allora costringermi a cambiare. Può succedere solamente per mezzo della fede al di sopra della ragione! Perché esisto in questa realtà falsa e frammentaria? Partendo da essa, voglio costruire un atteggiamento indipendente verso questa forza, “il bene che fa il bene”, colui che è il solo ad esistere. Cosa significa “un atteggiamento indipendente”? Significa che mi relaziono a questa forza senza alcuno scopo personale, ed essa non conosce, non comprende o non percepisce nulla da me. Su che cosa baso il mio lavoro? “Egli regge la Terra sul niente,” che è detto “le dieci Sefirot Blima (che nascondono).”

Gradualmente, arrivo a questa percezione della realtà nella quale non faccio alcun calcolo personale, come invece faccio oggi. Io voglio solo imparare da questa forza le sue proprietà, diventare uguale a Lui. Questa è la mia ricompensa. Non ho bisogno di risultati, né per la forza, né per me stesso; desidero solamente diventare uguale a Lui, come è detto: “La ricompensa per un comandamento è conoscere Colui che comanda.”

Si tratta di concetti molto sottili che sono impossibili da spiegare. L’uomo che non ha il punto nel cuore non ne sarà mai colpito né capirà cosa si nasconde dietro alle parole. “Per chi lavoro allora? Se non c’è nessuno a parte me chi riceverà il mio lavoro e, come conseguenza, mi tratterà in modo diverso, significa che lavoro contro il muro, contro il vuoto. Allora, cosa significano queste parole: “Il libro è aperto, e la mano sta scrivendo,” che giudica se stesso ed il mondo in base ai meriti?

Tutte queste parole hanno lo scopo di avvicinarci all’ideale, che si chiama “la fede al di sopra della ragione”. Qui, non si ha alcun calcolo che si possa immaginare. Non c’è nessuno a cui rivolgersi. Si possono fare dei calcoli solo con colui che ha il desiderio, la forza, e l’azione. “Non esiste nessuno tranne Lui” e “il bene che fa il bene” implica che Egli non agisce al contrario di così. Noi parliamo delle nostre azioni: cambiamenti di stato, reazioni, ma Lui non ha nulla a che fare con tutto questo. Se così fosse, sarebbe come se non agisse. A noi sembra che Lui non viva se non cambia. Ma questo è ciò che sembra a noi.
[42107]

(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 26.04.2011, Shamati No. 1)

Materiale correlato:

Laitman blog: Un punto nero contro la luce dell’ infinito
Laitman blog: Il mondo spirituale è percepito attraverso i desideri degli altri

Il vento del cambiamento

Attraverso il lavoro nel gruppo, ricevo un forte desiderio. Desidero ardentemente liberarmi dall’egoismo, ma cosa posso fare? Il desiderio in se stesso non è capace di nulla. E per di più, un tale desiderio, sebbene potente, è egoistico.

Io non voglio la dazione di per sé, ma il vantaggio che promette. Ciò significa che sono sotto il giogo del Faraone. Ho un forte desiderio di dare dentro il desiderio di ricevere: mi aspetto di ricevere un guadagno dalla dazione.

Di conseguenza, la contraddizione, il divario, la polarità, il conflitto di interessi, dentro di me non fanno che crescere. Io voglio donare per colmare il mio desiderio egoistico. Infatti, la dazione mi rende eterno, perfetto, senza confini, libero da impedimenti, immune da ogni crisi. Mi dimentico degli tsumani e del crollo delle borse; tutto è meraviglioso! Chi non lo vorrebbe! Il mio ego lo vuole, voracemente.

Tuttavia, non ne è capace. Allora la forza superiore arriva e si apre un varco nel mio “buco nero”, permettendomi di scappare. Però, sebbene la si possa descrivere come una fuga, in lungo e in largo, non corro da nessuna parte. Resto nello stesso posto, ma all’improvviso, mi sento libero dall’egoismo, dal desiderio di ricevere. Questo è tutto.

All’improvviso, succede che il buco nero non contiene più la Luce dentro di sé; diventa trasparente. Ora tutto fluttua attraverso di esso e fa canale ad ogni genere di influenza dalle altre dimensioni, che chiamerò con dei nomi diversi: la Luce di Nefesh, la Luce di Ruach, e così avanti. In questo modo, avanziamo.

La cosa essenziale è che attraversiamo il limite, il confine, per iniziare il rinnovamento (Hidush). In ebraico, si chiama Rosh Hódesh, l’inizio del mese. Il nostro rinnovamento consiste nel conseguire il nostro primo attributo della dazione con l’aiuto della forza superiore.

Per riuscirci, tuttavia, abbiamo bisogno di invitare all’azione la forza superiore e per questo, in primo luogo, ci dobbiamo unire. Lasciamo che sia un’unione egoistica; non importa se funzionerà oppure no. L’importante è cominciare e quando avremo costruito il giusto ambiente, il vento del cambiamento spirituale soffierà tra di noi.
[41143]

(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 21.04.2011, gli scritti del Rabash)

Materiale correlato:

Laitman blog: Un vero ambiente virtuale
Laitman blog: A proposito dei congressi virtuali e una vera connessione