Pubblicato nella '' Categoria

La preghiera che attrae la Luce verso di noi

Ci piaccia o no, in ogni stato dobbiamo sempre arrivare a sentire la mancanza, cioè immaginare lo stato futuro dal nostro stato presente. Se lo costruisco correttamente, allora, a prescindere da tutti i miei sforzi per farlo, sentirò quanto sono realmente lontano da esso. In altre parole, lo voglio davvero e tuttavia sono incapace di raggiungerlo.

Questa viene chiamata “mancanza”, preparazione per lo stato futuro, la quale viene sempre rivelata prima di passare ad un nuovo stato. Questo sentimento di mancanza è multidimensionale e molto sgradevole.

Il prossimo stato brilla su di me e grazie a questa luminescenza comincio a valorizzarlo di più, mentre percepisco il mio stato attuale come difettoso ed insufficiente. Sento in che misura mi manca la forza di ascendere e la misura in cui lo desidero.

Come risultato, arrivo ad una convergenza del mio ardente desiderio di ascendere e mi rendo conto che non ho l’opportunità di far si che questo avvenga ed è lì, quando irrompo con una preghiera, un grido, che la Luce superiore viene e mi aiuta. Dopotutto, questo grido (preghiera) mostra il mio grande desiderio, il quale attrae il tipo corretto di Luce che mi aiuta ad ascendere al grado successivo.

Devo arrivare ad un grido che comprenda due componenti: 1) il mio grande desiderio di acquisire la dazione e 2) la constatazione che non posso acquisirla. Solo quando sono sul punto di esplodere a causa di questa pressione, causata dal mio desiderio e dalla mia impotenza nel realizzarlo, la Luce reagisce al dolore e mi influenza.

Sperare che la Luce venga per conto proprio non ha senso. Questa viene in risposta al mio desiderio di dare e mi attrae con la forza sufficiente per elevarmi ad un grado più alto.
[41023]

(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18 Aprile 2011, “Questo è per Judah”)

Lezione quotidiana di Kabbalah – 27.04.2011

Scritti di Baal HaSulam, Articolo 1 “Non esiste nulla tranne Lui”, Lezione 2
Video / Audio

Il Libro dello Zohar, Mishpatim (Ordinanze), “Queste sono le Ordinanze”, Pag. 1, Punto 1
Video / Audio

Talmud Eser Sefirot. Volume 1, Parte 1, Punto 3, Lezione 2
Video / Audio

Scritti di Baal HaSulam, Articolo “Rivelando una porzione, Coprendo due”, Inizia con “Dovrei aggiungere…”, Lezione 2
Video / Audio

La conoscenza è trasmessa a catena

Quando leggiamo il TES (lo Studio delle Dieci Sefirot) discutiamo e chiariamo i significati più vicini a noi per prepararci a capirli; dobbiamo allora leggere il testo originale, autentico, scritto dai grandi kabbalisti che canalizzano la Luce superiore per noi.

Io non possiedo questa Luce Superiore come quella del Rabash e del Baal HaSulam, però posso aiutarti a connetterti ad essa. Per insegnare ad un bambino, uno non deve essere un maestro, ma solo qualcuno che può arrivare al livello del bambino.

Pertanto, affianco all’allievo c’è un maestro, la persona più importante che possa aiutarlo in questo momento; inoltre, ci sono le fonti autentiche, molto preziose per noi, dalle quali ci arriva la Luce. È impossibile vivere senza l’una o l’altra.

Per conto tuo, senza una persona così speciale come il maestro, non sarai mai capace di sintonizzarti con la fonte spirituale di Rabash o di Baal HaSulam, e così è stato per tutte le generazioni. Non parliamo di quelle anime uniche come quella di Adam HaRishon ed Abramo, che scoprirono il mondo spirituale per conto proprio; a volte, ci sono momenti nella vita nei quali qualcosa viene rivelata alla persona dall’alto, per qualche speciale predestinazione dell’anima.

Ma se parliamo della Kabbalah come trasmissione di conoscenza spirituale attraverso la catena dei kabbalisti, di generazione in generazione (“Kabbalah” significa “ricevere”), allora questo implica sempre un maestro ed un discepolo. Al di sopra di tutto il resto, il maestro ha come obbiettivo la meta, lui ti aiuta a muoverti e ti da la direzione nella vita. La sua realizzazione è definitivamente la tua responsabilità, con l’aiuto dei grandi kabbalisti che scrissero queste fonti autentiche sacre per noi.

Da un lato c’è un maestro che ti appoggia e ti guida e per questo dobbiamo essergli leali, affinché possa “tenerti nelle sue braccia” come un bebè. Dall’altro lato, cammina al suo fianco per connetterti con le fonti autentiche.
[40462]

(Dalla 3° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Talmud Eser Sefirot)

Tieni la testa bassa ed innalzerai il gruppo

Rabash, Scritti sociali, Shlavey HaSulam (Gradini della scala), Articolo “A proposito dell’Importanza degli Amici”: ogni studente deve sentirsi il più piccolo tra tutti gli amici, in questo modo sarà in grado di ricevere l’apprezzamento della grandezza da tutti. Questo perché colui che è più grande non può ricevere da colui che è più piccolo, meno ancora essere colpito dalle sue parole. Solo colui che è inferiore è colpito da ciò che colui che è più grande apprezza.

E’ detto a questo proposito: “Ho imparato molto dai miei maestri, di più dagli amici, e di più ancora dai miei studenti.” In che modo un uomo può imparare dai suoi studenti?
Se io mi abbasso ed invece innalzo loro ai miei occhi, allora attraverso di loro sono in grado di ricevere. Infatti, nelle nostre anime, ci troviamo tutti dentro un sistema unito.

Questa è la ragione per cui Rabbi Hanina Ben Dosa (1° secolo AC), un grande Kabbalista, diceva che stava imparando moltissimo dai suoi studenti perché aveva l’opportunità di annullarsi ed abbassarsi davanti a loro.

Così dobbiamo fare noi nel nostro gruppo, grande ed unito, dove dobbiamo valorizzare specialmente coloro che stanno lavorando duramente sull’auto-rinuncia, anche se a guardare da fuori non sembra così. Questo lavoro è il più difficile, poiché si dirige proprio contro l’ego. Ma più mi abbasso, più ricevo. Anche in senso egoistico, ne vale la pena.

Nel mondo esterno, stiamo vedendo lo stesso: tenendoci a freno, possiamo ascoltare gli altri ed imparare qualcosa. Invece, se siamo arroganti, non impariamo niente da nessuno. Se io mi metto al di sopra degli altri e li disprezzi, rimarrò vuoto.

Quindi, la rinuncia al sé ha i suoi benefici anche da un punto di vista egoistico; è la condizione sulla quale mi posso legare al gruppo. Ma mentre nella società egoistica abbasso la testa per ricevere dagli altri il più possibile, nel nostro gruppo, mi abbasso davanti agli amici per ricevere l’influenza spirituale, la consapevolezza della grandezza dello scopo e del Creatore, la forza che mi aiuterà ad innalzarmi al di sopra del mio egoismo. Qui sta la differenza: al di fuori, io mi comporto allo stesso modo, ma ho in mente un diverso scopo.

Ogni studente deve esaltare i meriti dell’amico come se fosse il più grande della sua generazione. Allora l’ambiente lo influenzerà.

Io posso ricevere solamente da un livello superiore. Dunque, non solo mi devo abbassare, ma devo anche esaltare l’ambiente che mi circonda, il gruppo, e gli amici.
[39916]

(Dalla 5.a lezione al Congresso WE! del 02.04.2011)

Materiale correlato:

Laitman blog: Il futuro dipende del Gruppo Virtuale
Laitman blog: Il Maestro mi connette alla vita