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Siate più seri nella sabbiera!

Domanda: Anche se la nostra è una realtà immaginaria, i Kabbalisti la trattano con molta serietà. Perché è cosi?

Risposta: E’ cosi perché cresciamo e agiamo mentre siamo al suo interno. Anche se questa realtà è definitivamente immaginaria, devi prenderla sul serio e fare le cose come se esistesse realmente.

Immagina di aver raggiunto un gruppo di bambini e che stai giocando con loro nella maniera più seria possibile, facendo il gioco reale come fanno loro. I più piccoli corrono intorno, cercando di riunire qualche cosa e parlando di giocattoli, ma per loro – questa è la vita. E tu partecipi nella loro vita, aiutandoli a mettere insieme le sue parti in modo che possano crescere in maniera veloce e corretta in questa “sabbiera”.

Questo richiede un’attitudine molto seria. Ci vuole uno sforzo enorme per allevare un bambino in questo mondo, e una persona deve trattare se stessa nella stessa maniera. È cosi che deve trattare il bambino spirituale che sta crescendo dentro di lui. Non puoi fare nessun compromesso a questo riguardo: io ho cura di me stesso, della mia famiglia, bambini genitori e tutti i bisogni materiali. E anche se tutto questo è ovviamente un’illusione, non ha importanza.

Le immagini del mondo materiale sono dipinte dentro il mio cervello dal desiderio egoista ed io non posso correggere quel desiderio perché si trova ancora nel livello inanimato. Perfino il grande Kabbalista Rabbi Shimon, doveva mangiare, bere, farsi una vita, prendersi cura dei suoi studenti. Pensi davvero che loro galleggiassero nelle nuvole senza preoccuparsi delle loro famiglie e di mettere un pezzo di pane nelle loro tavole?

Questo mondo è parte della mia crescita, “includendo il mal di denti” come diceva Rabash l’unica differenza è che io devo aspirare all’alto sempre di più, verso la dazione, verso il mondo spirituale. I Kabbalisti hanno un altro problema: come rimanere seri all’interno di questa sabbiera per bambini. E sono obbligati a farlo. È per questo che hanno un’attitudine cosi responsabile nell’educazione e in altre aree del mondo materiale. Una persona deve tenere conto di tutte le su esigenze vitali.

La corporalità scompare dalle nostre sensazioni soltanto alla fine della correzione quando non c’è più bisogno di questo gioco d’immaginazione.
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(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, scritti di Rabash)

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Cosa hai nelle tue mani: Un bastone o un serpente?

Shamati 59, “Riguardo al bastone e al serpente”: “E Mosè rispose e disse: E se non mi crederanno, ecc …”. “Ed il Signore gli disse: Cosa hai nella tua mano? E lui disse: Un bastone. Ed il Signore gli disse: Buttalo a terra … e divenne un serpente, e Mosè scappò da esso” (Esodo 4).

Dobbiamo capire che non ci sono più di due gradi, ossia Kedushà (Santità) o Sitra Achra (Altro lato). Non c’è uno stato intermedio, ma lo stesso bastone diventa un serpente, se è scagliato al suolo.

… Questo è il significato della domanda “Cosa hai nella tua mano?”. Una mano significa realizzazione, dalle parole “e se una mano realizza”. Un bastone (Mate in ebraico) significa che tutte le realizzazioni sono costruite sul discernimento dell’importanza inferiore (Mate in ebraico), che è la fede al di sopra della ragione. Questo perché la fede è considerata come se avesse un’importanza inferiore e come bassezza …

C’è un discernimento molto sottile che viene fatto costantemente e che la persona deve fare in anticipo lungo il cammino della correzione dell’anima; questo viene chiamato “il bastone e il serpente”. Puoi controllarti in questo modo: se ho un forte desiderio di fare qualcosa ed è chiaro che è per il mio bene e mi rendo conto che è in questo modo che il mio egoismo si esprime, il quale brucia dentro di me, allora nel momento stesso in cui lo capisco, devo cercare di elevarmene al di sopra.

Anche se ho un grande desiderio interiore di giudicare il mio amico per decidere se dovrei avvicinarmi a lui oppure allontanarmene, anche al di sopra di tutto questo, devo fare uno sforzo ed elevare tutto il mio odio, la repulsione, la delusione e quello che mi aspetto dagli altri, dagli amici, dal maestro e dal Creatore ed avanzare con la fede al di sopra della ragione.

Al contrario devo capire che proprio le condizioni che mi hanno dato sono il “bastone” che devo raccogliere e tenere nelle mie mani. Allora questo diventerà un simbolo della mia fede e mi aiuterà ad avanzare.

Tuttavia, se scaglio il bastone al suolo in accordo al mio desiderio (“terra”, Aretz, è “desiderio”, Ratzon), allora diventa un serpente.

Devo fare questo discernimento per sentire questi due punti dentro di me, i quali sono costantemente presenti e si contraddicono tra di loro. Il mio ego è ardente e vuole giudicare tutti: gli amici, il maestro ed il Creatore. Le sue lamentele e l’ira sono completamente giustificate. Questo è sinceramente indignato interiormente contro tutti loro; però, al di sopra di questo, lavoro per amarli, giustificarli e dare a loro con tutto il mio cuore aperto per mezzo della fede al di sopra della ragione.

Quando sento questi due punti insieme, significa che io mi equilibrio correttamente nel mio stato attuale. Questi punti sono quelli che compongono il mio cammino verso la meta della creazione.

In questo cammino vedo che sono continuamente superato da nuovi calcoli e critiche, nuovi disaccordi tra l’ambiente e me, e questo avviene per farmi pensare ancora una volta che io sono nel giusto e loro nell’errore. Questo lavoro comincia immediatamente, non appena il gruppo si organizza.

Sia che le persone avanzino grazie alla fede al di sopra della ragione, oppure che affoghino in questi disaccordi e camminino insieme al serpente, scagliando il loro bastone al suolo, cioè, invece della fede nel cammino al di sopra della conoscenza, loro andranno per mezzo della fede all’interno della conoscenza o al di sotto di essa, l’unica cosa che resterà da fare è sperare che si sveglino e potrà volerci molto tempo; di fatto, nessuno sa quando potrà succedere.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011, Shamati 59)

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I problemi del Faraone

Domanda: Quando una persona cerca di uscire dall’Egitto, cioè dall’amor proprio, riceve dei colpi che può superare solo chiedendo aiuto al Creatore; però, oltre a questo, esiste anche l’egoismo materiale, terreno, che riceve i colpi nel suo livello, come i problemi con la famiglia, con la salute, con le entrate e così via. Come dobbiamo relazionarci a questi problemi?

Risposta: Non importa che tipo di problemi sorgano nella mia vita, prima di tutto devo vederli come un disturbo che viene dal Creatore. Anche se ho dolore, anche così devo elevarmi al di sopra dei disturbi attraverso la fede al di sopra della ragione. A prescindere da tutto, devo fare dei calcoli al di sopra del disturbo e non sotto il suo peso. Devo essere in contatto con il suo “mittente”, con il Creatore.

Quanto alle azioni responsabili nel regno di questo mondo, devo risolvere tutti i problemi con i metodi comunemente accettati. Quando si tratta della banca, del lavoro, della famiglia e la salute, devo curare tutto come qualsiasi persona di questo mondo.

Pertanto, costruisci un’attitudine di due lati verso i problemi:

-In primo luogo, vengono dal Creatore e negozi solo tu con Lui. Tu vuoi avere questi disturbi perché ti danno l’opportunità di elevarti al di sopra della conoscenza e restare in contatto con il Creatore. Allora tratti i disturbi correttamente e cominci anche ad amarli e rispettarli. Dopotutto, non importa quanto ti disturbino, non importa quanto sale mettano sulle tue ferite e non importa quanto ti distruggano i nervi, questo è esattamente quello che ti aiuta ad elevarti al di sopra di essi.

-In secondo luogo, risolvi i problemi delle entrate nella maniera in cui si risolvono abitualmente nel mondo materiale.

Le due dimensioni devono essere presenti nella tua attitudine. Tu attribuisci i problemi al Creatore e allo stesso tempo desideri lavorare su di essi. Non scacciamo il Faraone dalle nostre vite, ma beneficiamo dei suoi problemi. Dopotutto, solo attraverso di essi, possiamo rifiutarlo, separarci da lui ed ascendere così sempre più in alto.

Il Faraone è la mia carne più pregiata, la mia anima, il mio punto più sensibile, mio figlio, la collana più importante e fine dentro di me.

Domanda: Però il Faraone resiste all’unità degli amici. Cosa hanno a che fare i problemi materiali con lui?

Risposta: Anche essi ti distraggono dal lavoro interiore. Non a caso tanti kabbalisti hanno sperimentato dei problemi materiali. Il Creatore li ha causati deliberatamente affinché fossero malati e disprezzati dalla gente intorno a loro. È stato così per dare loro un modo per superarli.

In fin dei conti, tutto questo è il risultato della durezza del cuore del Faraone. Il desiderio si rivela gradualmente dentro di te ed in conformità ad esso, sperimenti diversi problemi, tanto con gli altri quanto in te stesso.

Domanda: Devo chiedere aiuto in questi casi? Dopotutto, il Creatore ci aiuta in un solo senso, nell’unione.

Risposta: Giusto, i problemi ti ostacolano per questo. Quando sei malato, è difficile che tu possa concentrarti sull’amore per gli amici. La cosa più probabile è che ti dimentichi di tutto. Questo significa che devi chiedere aiuto. Non c’è nessuno a parte Lui. Tutto viene dal Creatore, ma passa attraverso differenti canali.

Devi raggiungere la meta, ma il tuo corpo, il tuo “asino” è malato e non può portarti. Allora cosa devi fare? Lasciarlo morire? Ma ne hai bisogno per il cammino.

Perché consideri questo mondo separato dal lavoro spirituale? Anche i piccoli problemi possono essere utili se lavori correttamente su di essi. Non importa quello che ci succede, è importante ricordare che questo viene da un’unica Fonte, fin quando arriviamo davvero a sentire di essere nell’esilio spirituale.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04. 2011, Shamati)

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