Il Gruppo è l’Arca di Noè della salvezza

La difficoltà radica nel capire che il gruppo, l’ambiente, non è una sistemazione temporanea che dopo un po’ di tempo non sarà più necessario. Il gruppo non sparirà mai ed è impossibile ottenere il riempimento spirituale con qualsiasi altro mezzo. Da questi estranei, dalla gente della quale una volta ero risentito, dal loro mondo interno, devo costruire la mia anima.

Invece di vedere i loro volti, le personalità ed il loro comportamento, devo vedere solo i loro desideri interni, in modo tale da costruire un “corpo spirituale” partendo da loro, al quale io possa donare e dal quale possa essere ispirato. Se facciamo il nostro lavoro mutuo in questa maniera, costruiremo la garanzia, una sensazione di appoggio, le forze per lo sviluppo e la dazione per tutti.

Allora tu sentirai quanto sei protetto dal male in questo gruppo, come se fossi “nell’Arca di Noè”. Spesso troviamo, lungo il nostro cammino, come dei “santuari”. È come l’utero della madre, nel quale ci sviluppiamo per tappe: quella embrionale, l’allattamento e la maturità (Ibur, Ienikà, Mochin), fin quando nasciamo in un grado spirituale nuovo, nel nuovo mondo.

In questo modo, vediamo il gruppo, fin quando la nostra relazione con esso è così forte che cominciamo a ricevere la Luce attraverso di esso, le proprietà del nostro nuovo sviluppo, come nell’Arca di Noè, nel ventre della madre. Più tardi, nasciamo e cominciamo a sviluppare una connessione con questo ambiente come con la Madre Superiore (Ima IIaà): riceviamo attraverso di essa l’influenza di Aba ve Ima ed anche di più.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 23.03.2011, sulla preparazione per il Congresso WE!)

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