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Global Yeshivat Haverim – 20.03.2011

Global Yeshivat Haverim
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Una spinta per nascere prima

Domanda: Baal HaSulam scrive che, prima di iniziare a studiare la Kabbalah, è necessario comprendere di che cosa si tratta. Come possono gli uomini comprendere il suo linguaggio se è così complicato?

Risposta: Comprendere che cos’è la saggezza della Kabbalah significa acquisire uno schermo per elevarsi al di sopra del proprio egoismo e vedere così le azioni spirituali. Allora, saremo in grado di comprendere un insegnante di Kabbalah ed imparare da lui cosa dobbiamo fare dopo. Comprenderemo e saremo capaci di verificare tutto quello che ci dirà in senso pratico, seduta stante, come avviene per i comuni studenti del mondo materiale.

Ma fino a quando non saremo nati nella spiritualità, come ci possono venire spiegate le cose? E come se si parlasse di questo mondo ad un bambino che non è ancora nato e che si trova nel ventre della mamma. Infatti i Kabbalisti ci parlano da un altro mondo. Noi ci troviamo in questo mondo, dentro la sua sfera, come in una bolla, e intanto ci viene detto cosa sta succedendo al di fuori di essa.

Perciò, i testi Kabbalistici funzionano per noi solamente come un “rimedio miracoloso”(Segula).Gli articoli sono scritti per i principianti, mentre il testo intitolato “Lo Studio delle Dieci Sefirot” è scritto per coloro che sono nati nella spiritualità, che sono già dei “bambini spirituali” ai quali può essere raccontato del mondo superiore. Grazie a ciò, essi progrediranno ed incominceranno ad esplorare il nuovo mondo nel quale sono nati.

Mentre per coloro che si trovano ancora dentro il ventre della mamma, si tratta solamente di uno stimolo, una spinta a nascere il prima possibile.
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(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana della Kabbalah del 14.02. 2011 “L’essenza della saggezza della Kabbalah”)

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Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah – 20.03.2011

Lezione virtuale – Nozioni di base di Kabbalah
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Le lezioni dei disastri naturali

Se osserviamo i disastri naturali, non vediamo la loro vera ragione. Comprendiamo i fattori geologici ed ecologici ed i fenomeni del mondo inanimato. Ma chi governa il mondo inanimato? Sono “Le leggi della natura”, diciamo noi. Ma questa non è la risposta.

Però, a parte tutto, perché succedono queste cose? Gli esperti ci parlano dei processi ciclici della natura come se questo spiegasse veramente qualcosa. In verità, ci allontaniamo dalla risposta quando ci vogliano proteggere con delle argomentazioni che diano sollievo.

Così facendo però gli uomini non si mettono tranquilli perché i problemi persistono e possono ripresentarsi in ogni preciso momento. Inoltre, anche se non succedesse, il problema rimarrebbe irrisolto e sarebbe sempre presente la minaccia di un suo ritorno attraverso una differente forma di disastro.

Non è questione di cosa esploderà o cosa verrà devastato o dove succederà. Il mondo intero è continuamente scosso, e l’ampiezza dei disastri cresce di giorno in giorno. Noi vediamo con i nostri occhi la velocità e l’intensità di questi colpi che sono sempre di più e si manifestano violentemente e all’improvviso.

Dovremmo capire che c’è una ragione a tutto questo: il nostro squilibrio rispetto alla natura. Noi viviamo in un sistema che è globale, olistico e completo. Qui tutto è unito, e dunque non abbiamo nessun’altra via d’uscita: dobbiamo considerare noi stessi come assolutamente interconnessi. La legge del sistema globale e completo è che ogni uomo influenza ogni altro uomo.

Questa dovrebbe essere la base sulla quale costruire le regole di condotta sulla Terra. Noi non possiamo cambiare la natura umana, ma il mio invito è di fare tutto ciò che è in nostro potere per riuscirci. Abbiamo bisogno di costruire le leggi della cooperazione, del sostegno, e degli appoggi reciproci tra i paesi, le nazioni, e le varie organizzazioni. Senza queste leggi, il sistema perirà.

Il primo passo verso il rispetto di queste leggi è stato espresso da Hillel il Saggio: “Ciò che tu disprezzi, non farlo al tuo prossimo”. Prima di tutto, attenzione a non fare del male agli altri. Godiamo di quello che abbiamo, e non usurpiamo la proprietà, la libertà, o la vita degli altri. Non guardiamo gli altri, ma siamo felici di quello che abbiamo. Questa è la prima condizione. Questa non è ancora l’unione, ma in questo modo smettiamo di far soffrire o far del male agli altri. Anche se non abbiamo ancora dato il via al sistema per raggiungere il bene, abbiamo però smesso di usarlo per ragioni negative.

E’ vero infatti che oggi un uomo non è capace di comportarsi così. E dunque ci dobbiamo impegnare nell’educazione generale di tutta l’umanità. Ogni uomo dovrebbe sentire di stare vivendo in un mondo globale e completo e riuscire a capire che cosa significa. E significa che io non possono semplicemente fare affidamento sul fatto di ricevere un vantaggio personale a spese di qualcun altro. E irreale, inattuabile

Dobbiamo obbligare ogni paese, ogni nazione a rinunciare alle misure coercitive, fino all’eliminazione di ogni limite e di ogni controllo sullo sfruttamento reciproco. Questo è il programma minimo: non c’è alcun bisogno di favoritismi, ma ogni uomo dovrebbe almeno capire che se fa del male ad un altro uomo, il male gli ritorna come un boomerang, e alla fine si danneggia da solo.

Queste norme devono essere introdotte nelle legislazioni, insieme all’informazione e all’educazione. Baal HaSulam scrive di questo ne Gli scritti dell’Ultima Generazione. Questo modo di agire dovrebbe essere sull’agenda del governo del mondo, e non su quella dell’ONU che non ha un vero potere.

In questo momento abbiamo bisogno di un preciso governo globale che abbia un vero potere. Se qualcuno non prende parte a questo lavoro, verranno applicate delle sanzioni: “Non volete mettere in pratica le leggi della cooperazione? Allora sarete scollegati dal sistema. Vedremo come vi sentirete in un mondo globale con i fili tagliati.” In verità, non un solo paese o nazione sarà in grado di esistere in condizioni di isolamento dagli altri.
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(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 14.03.2011 su Un Mondo Integrale)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 20.03.2011

Parte 1: Shamati, articolo 37 “Un articolo di Purim
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Parte 2: Il Libro dello Zohar “Yitro”: Articolo: “ E Mosè fu con Dio” Punto 245, Lezione 4
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Parte 3: Talmud Eser Sefirot, Volume 6, Parte 15, Pag. 1803, Punto 200
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Lavoriamo con gli amici, ma intendiamo il Creatore

Come facciamo a progredire dentro un gruppo? Insieme sappiamo che il nostro obiettivo è quello di raggiungere l’amore e la dazione . E la forza della correzione ci raggiunge soltanto attraverso lo studio del sistema corretto. Questa è la saggezza della Kabbalah.

Per questo motivo ci riuniamo e studiare insieme, costruendo la massima intenzione di unità. Lungo il percorso si scopre il vero odio (Sinnah), Monte Sinai , tra noi, ma al tempo stesso si scopre la necessità di conseguire l’amore e la dazione. Dopo tutto, non c’è altra soluzione, questo è l’obiettivo. Ed è così che poco a poco vado avanti.

Una persona si sforza verso l’amore per gli amici, controllando i suoi sforzi e successi, e questo per lui non è diverso dall’ essere vicino al Creatore. Anche se il Creatore è nascosto, queste due correzioni – lavorare con il prossimo e lavorare con il Creatore – sono simili, in effetti, identiche.

Questo perché il “prossimo” è tutto ciò che esiste al di fuori del desiderio di una persona, sia esso il Creatore o un amico. Entrambi sono come uno solo dal momento che sono entrambi estranei per l’uomo. Così, se egli è in grado di affidarsi alla relazione con un amico, ha bisogno di sapere che così facendo si affida alla relazione con il Creatore.

Inoltre, nel gruppo egli riceve l’aiuto degli amici perché ci si aspetta del lavoro da lui e viene motivato a farlo. Questo è il motivo per cui egli può sicuramente riuscire in esso.

Ci uniamo con gli amici il più possibile al fine di correggere la qualità della nostra unione attraverso lo studio. Questo è il metodo. E quando lo facciamo con lo scopo di raggiungere la dazione e l’amore per il Creatore, noi siamo nel l’ordine secondo il principio di “Israele, la Torà, e il Creatore sono uno.” Quando ci uniamo con gli amici attraverso lo studio della Kabbalah, evochiamo la Luce che riforma, la forza interiore in noi, il Creatore. Poi si raggiunge l’unità con Lui attraverso l’unità tra di noi.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabalah 15.02.2011, Scritti di Rabash)

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