Un problema comune a sette miliardi di persone

Noi pensiamo che ognuno di noi abbia le proprie faccende ed i propri problemi. “Desidero raggiungere la spiritualità e non mi interessa del resto del mondo. A volte ci penso agli altri ma, in sostanza, qual è il problema? Dov’ è il mondo e dove sono io?

Ovviamente, si tratta di una risposta egoistica. Ma cosa può fare un uomo? Abbiamo solamente una scelta da fare: pensare fortemente al modo in cui siamo tutti collegati gli uni con gli altri. La Kabbalah dice che tutti gli esseri umani sono interconnessi. Noi già lo sentiamo e oggi ne siamo, chi più chi meno, consapevoli.

Tuttavia, questa consapevolezza non ha dato ancora dei risultati. E’ evidente che i governi e gli stessi individui, non importa quanto siano intelligenti, ancora non sono in grado di cambiare e continuano a vivere dentro i loro personali gusci egoistici. Ma il problema è di fatto globale e lo si può risolvere solamente se siamo connessi tra di noi.

La saggezza della Kabbalah dice che tutti noi siamo degli individui separati legati insieme da diversi tipi di connessioni. Si tratta di sistema enorme, complesso, molto intricato e molto sfaccettato, composto da sette miliardi di parti.

In questo sistema, io posso percepire il mio “io” dentro me stesso, e poi percepisco il mondo. Oppure, posso percepire ciò che è al di fuori di me: le altre parti ed i legami tra me e tutti gli altri. In questo caso, percepirò il mondo superiore al di fuori di me.

E’ considerato superiore perché io sono governato da ciò che mi viene fornito da ogni altra persona. Tutto ciò che avviene in me, avviene perché i legami esistenti tra tutti e sette i miliardi di uomini si svolgono in me.

Allora, come risolvere il problema che la Natura ci costringe a fronteggiare oggi? Sembra che dobbiamo trovare una connessione benevola tra di noi perché è questo sistema nella sua completezza che ci manda tutti questi segnali di pericolo. Serve che ci stacchiamo da noi stessi ed incominciamo a percepire lo spazio circostante.

Al di fuori di me, c’è il mondo dell’infinito. Dunque, dobbiamo fare tutti un passo fuori e provare a camminare nello spazio che c’è tra di noi. Nessuno lo può percepire dentro a se stesso.
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(Dalla 2 lezione del Congresso di Berlino del 28.01.2011)

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