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Il triangolo dell’ amore spirituale

Domanda: Cosa significa impegnarmi, introdurmi nel gruppo?

Risposta: Da una parte, io e gli amici ci sentiamo uguali in riferimento al Creatore, visto che abbiamo lo stesso desiderio di raggiungerlo; però noi siamo separati dall’odio. In questo caso, così come ognuno tratta gli altri, allo stesso modo tratterà il gruppo. Per potersi impegnare nel gruppo, bisogna trasformare l’ odio in amore.

Il gruppo è definito da due parametri;

1. È composto dagli amici che come me desiderano conoscere il Creatore.
2. Li odio.

Se ci sono queste due condizioni, allora davanti a me c’ è il cammino verso la spiritualità.

Dopotutto come può esistere questo triangolo? Loro cercano la spiritualità, ma io li odio e stando così le cose, come può essere possibile che anche io desideri il Creatore? E se io mi sforzo per Lui, come posso odiarli?
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 6.02.2011, “L’ Essenza della Saggezza della Kabbalah”)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 23.02.2011

Parte 1: Scritti del Rabash, Articolo 32, lezione 2
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Parte 2: Libro dello Zohar, Introduzione, Articolo “Decimo comandamento” Punto: 242, Lezione 3, Articolo: “Undicesimo comandamento” Punto: 244, Lezione 1
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Parte 3: TES, parte 8, punto: 91, lezione 51
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Parte 4: Introduzione a libro Panim Meirot uMasbirot, lezione 7
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Il paradigma dell’ accelerazione

Quando Zeir Anpin si rivela davanti a Malchut possiamo accelerare il ritmo dello sviluppo. Fino ad ora, avanzando nel corso della storia nei livelli, inanimato, vegetale ed animato, non potevamo accelerare il tempo. In generale non sapevamo in quale stato ci trovavamo e che processo attraversavamo.

Adesso però, entrando nel periodo delle correzioni, abbiamo il libero arbitrio. Possiamo davvero accelerare il corso degli avvenimenti senza aspettare la fine del sesto millennio.Tutto dipende soltanto da noi. Con i nostri sforzi possiamo includere dentro di noi le qualità di Zeir Anpin, anche prima dei seimila anni; perché si tratta dei gradini spirituali e non del calendario, e per questo possiamo avvicinarci all’ ascesa del gradino del settimo millennio.

Del seguente sviluppo ci scrive Baal HaSulam nell’introduzione al libro “Dalla Bocca Del Saggio”. Ci sono anche i gradi spirituali, perché lo Shabbat (il Sabato), il settimo millennio, sono le Sefirot HaGat- NeCHI-M. Inoltre esistono tre gradini in più che si chiamano “la testa”. Ci includiamo in essi dopo settemila anni e questo è al di sopra della nostra percezione attuale, perché si riceve nel Kli, il vaso, che ha già terminato le sue correzioni ed assomiglia per le sue qualità al Creatore.

In nessuna parte è scritto riguardo a questo. Nei libri kabbalistici si trovano soltanto alcuni sottili commenti su queste tappe. Speriamo di poterle realizzare rapidamente.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 6.02.2011, Scritti del Rabash)

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Svegliati nel mondo spirituale

Nella porzione settimanale della ToràTrumà” (Offerta) non si parla della nostra falsa realtà in questo mondo illusorio, che percepiamo nel nostro desiderio. Perché è illusorio? Perché ci è stata data questa forma del nostro stato inconscio, dove ci sembra di esistere.

Ci sono film che mostrano come tutto il mondo dorma in un sonno profondo, dov’ è sonnambulo e tutto ha luogo nel sogno. Questo è lo stato nel quale siamo oggi, perché siamo separati dalla vera realtà. La nostra realtà è una specie di sogno, per la qual cosa è scritto: “Eravamo come in un sogno”.

Ci sembra di esistere nella realtà, come il cavaliere che è andato in cielo e per compensare la sofferenza che ha dovuto sopportare, ha ricevuto la realtà che ha nel mondo terreno; una sposa, un figlio, una casa, un carro ed un buon cavallo. Questo significa che una persona riceve quello che desidera. È scritto nel Libro dello Zohar che ad una persona nel mondo a venire viene chiesto: “Cosa volevi?”. Certamente, nessuno domanda niente a nessuno e niente di questo ha luogo, però alla fine la persona riceve quello che desidera.

La stessa cosa avviene nella nostra realtà. In questo momento esistiamo in un mondo immaginario, ma quando cominciamo in maniera indipendente la costruzione della vera realtà, dobbiamo costruire il cammino di cui si parla in questa porzione della Torà. Quando lavoro sul mio desiderio, se trasformo gradualmente la mia intenzione egoista nell’intenzione di dare, allora ottengo un nuovo Kli nel quale rivelo una nuova realtà. Costruisco il Tabernacolo e durante il processo, rivelo sempre di più il mondo spirituale, fino a che si rivela pienamente.
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(Dalla lezione sulla porzione settimanale della Torà del 04.02.2011)

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Più grande è l’ ego, più grande è la correzione

Domanda: Cosa possiamo imparare dagli attuali stati interiori? Come dobbiamo avvicinarci correttamente ad essi?

Risposta: L’ approccio corretto è di non centrarsi su nessuno di essi. La chiave è continuare a crescere andando avanti. Una persona non può valutare uno stato interiore nel quale si trova. Fin quando non arriveremo alla fine della correzione, non sapremo assolutamente se abbiamo conseguito qualcosa.

Di fatto, sei sottoposto ad un processo di correzione senza sosta; d’ altro canto, più avanzi, più ti senti corrotto. Dopo esserti ripreso ed aver assorbito le proprietà superiori ad un certo grado, con il loro aiuto, puoi vedere quanto sei lontano dagli altri livelli ai quali stai per ascendere.

Il grado finale, Yesod, include tutto. Devi assorbire tutto quello che c’ è ed arrivare alla correzione finale di Yesod. Solo allora riceverai l’ illuminazione dello Shabbat e comincerai a sentire che sei in piedi sulla soglia della correzione finale.

Per tanto, speriamo solo di continuare nel cammino senza focalizzarci sul fatto che ogni volta è sempre più difficile. Le tappe più difficili sono considerate come i “segni del Messia”, poiché è lì che il nostro Aviut (spessore del desiderio) si incrementa.

Per questo, in confronto ai nostri patriarchi, i nostri stati sono più pesanti, ma grazie a questo, siamo disposti, siamo capaci e meritiamo di attrarre maggiore Luce. A prescindere dal fatto che essa si vesta nei patriarchi, siamo comunque noi che la evochiamo.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 6.02.2011, Scritti del Rabash)

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