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Global Yeshivat Haverim – 20.02.2011

Global Yeshivat Haverim
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Ogni momento ha la sua ragione

La realizzazione spirituale viene molto lentamente, perché è la manifestazione di una nuova struttura all’ interno di una persona. Non possiamo neppure immaginare cosa significhi acquisire una seconda natura. Questo non esiste e non è mai esistito nel nostro mondo ed in tutto l’ Universo, non è successo mai nel corso di tutta la storia.

La natura che acquisiamo si costruisce in maniera molto graduale, sulla base di molti dettagli e degli stati individuali che appaiono dentro di noi. È il lavoro lento ed incessante della rigorosa Luce Superiore su di noi.

C’ è un pericolo latente nel processo della realizzazione spirituale, per il quale ha luogo un grande lavoro nella preparazione delle proprietà spirituali all’interno dell’ uomo. Questo rappresenta letteralmente una nuova nascita.

Però, non solo stiamo nascendo addizionalmente nel mondo spirituale, ma abbiamo bisogno di attraversare dei cambiamenti in tutti i livelli del nostro desiderio: 0 (Shoresh, radice), 1 (Alef), 2 (Bet), 3 (Ghimel), 4 (Dalet). Solo allora sentiremo che ci sta succedendo qualcosa. Fino a quest’ ultimo livello, il 4° (Dalet), tutto avviene per noi in maniera poco chiara e nascosta.

È come se andassimo dal punto zero della creazione allo stato in cui il nostro desiderio per la spiritualità comincia leggermente a risvegliarsi. Questo non è neppure il desiderio reale, è una certa comprensione di questo desiderio, una separazione di ciò che esiste adesso in noi. Al principio, questo avviene nelle sensazioni e nella mente della persona. È così che la Luce superiore ci influenza.

Per questa ragione, è poco realista sperare che tutto avvenga in un secondo, a prescindere dal fatto che deve essere desiderato con tutte le forze. In altre parole, ogni momento deve essere l’ ultimo e se non ha avuto successo, lascia che inizi il momento successivo.
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(Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 26.11.2010, Baal HaSulam, Lettera 52)

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Sul Libro dello Zohar e sul Commentario Sulam

I segreti della Torà nel Libro dello Zohar occupano il livello dei 125 gradi dell’ integrità

A Rashbi e alla sua generazione, gli autori dello Zohar, furono concessi i 125 gradi dell’integrità, a prescindere dal fatto che questo fu prima dei giorni del Messia. Si diceva di lui e dei suoi discepoli: “Un saggio è preferibile ad un profeta”. Pertanto, spesso troviamo nello Zohar che non ci sarà nessuna generazione come quella di Rashbi fino alla generazione del Re Messia. Per questo la loro composizione ha avuto un tale impatto sul mondo, visto che i segreti della Torà in essa occupano il livello di tutti i 125 gradi.
-Baal HaSulam “Un discorso per conclusione dello Zohar”

Il Commentario Sulam (Scala) è un’interpretazione completa di tutte le parole dello Zohar

Però nella nostra generazione siamo stati ricompensati con il commentario Sulam (Scala), che è un’interpretazione completa di tutte le parole dello Zohar. D’altra parte, non solo non lascia un argomento poco chiaro nella totalità dello Zohar senza interpretazione, ma i chiarimenti si basano su un’analisi integra, che qualsiasi studente intermedio può capire.
-Baal HaSulam, “Un discorso per la conclusione dello Zohar”

Il Commentario Sulam del Libro dello Zohar è più di una Scala che aiuta chi lo esamina ad ascendere all’altezza degli argomenti

La profondità della saggezza del sacro Libro dello Zohar è chiusa ed ingabbiata dietro migliaia di lucchetti, ed il nostro linguaggio umano è troppo povero per fornirci espressioni sufficienti ed affidabili per interpretare con questa finalità qualche cosa in questo libro. Inoltre, l’interpretazione che ho fatto non è più di una scala che aiuta chi lo esamina ad elevarsi all’altezza di questi argomenti e ad esaminare le parole del libro stesso.
-Baal HaSulam, “Prefazione del Libro dello Zohar”

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Uniamoci e diventiamo un cuore spirituale

Domanda: Mentalmente, tutti credono di essere pronti e disposti ad unirsi agli altri, ma quando arriva il momento di rendere reale questo desiderio, falliamo.

Risposta: Fallite in una sola cosa: ognuno di voi, separatamente, è pronto ad unirsi, ma uniti non lo siete. L’ esilio in Egitto è diverso dagli altri. Perché entrarono in Egitto attraverso Giuseppe? Fu Giuseppe (dalla parola ebraica “Osef”, “riunisce”) perché lui è la somma di tutte le forze e dei fondamenti.

Il male è impossibile da evidenziare, anche se tutti sono disposti a farlo. Per riuscire in questo, si deve realizzare una condizione: bisogna avere il desiderio di unirsi. I fratelli di Giuseppe erano giusti ed ognuno di loro desiderava servire il Creatore, ma non erano disposti ad unirsi. Non erano d’ accordo ad unirsi con Giuseppe che è il terreno per questo.

Quando però si videro obbligati ad entrare in Egitto con l’ aiuto di Giuseppe, cominciarono a vedere quanto odiavano e quanto si indebolivano con l’ idea dell’ unità. L’ esilio stesso fu la rivelazione dell’ odio verso l’ unione. Solo quando questo odio raggiunge la sua piena forza ed una persona comincia a sentire il suo governo su se stessa (il che significa che da un lato è subordinata al Faraone, ma dall’ altro soffre profondamente a causa di questo ed è incapace di ottenere qualsiasi cosa), si produce l’ avanzamento.

Tutto questo, però, ha luogo grazie allo sforzo di unirsi, dopo essersi elevati al di sopra del proprio desiderio di non farlo. In questo modo, superarono l’esilio. In quanto a noi, stiamo gironzolando sulla frontiera dell’ Egitto. L’ aspirazione di essere uno, si manifesta in un comune interesse interiore, quando tutto il mondo pensa e si preoccupa della nostra unione interiore.

Come risultato, sentiamo che c’ è qualcosa tra di noi che ci connette e che tutti diventeremo un solo cuore. In questo punto, siamo un cuore spirituale, un desiderio spirituale, nel quale siamo connessi al Creatore ed abbiamo bisogno della Luce che si unirà a noi affinché dal nostro desiderio comune realizziamo gli atti di dazione al Creatore.
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(Dal discorso sul lavoro spirituale del 17.12.2010)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 20.02.2011

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Il Libro dello Zohar: Punto 225, Art. “Il Settimo Comandamento”, Punto 228, Art. “L’ ottavo Comandamento”, Lezione 3
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Talmud Eser Sefirot, Parte 8, Punto 82, Lez. 48
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Introduzione al Libro Panim Meirot uMasbirot, Lezione 4
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L’ intenzione corretta rivela il mondo

Domanda: Stiamo facendo l’ offerta corretta per il Tabernacolo, oppure è il Creatore che lo costruisce, sistemando pezzo per pezzo? E chi è l’architetto?

Risposta: E’ chiaro che non capiamo il nostro lavoro, come un bambino di due anni che cresce senza sapere cosa diventerà quando ne avrà tre. Non pianifica il processo della sua crescita e non si può formare solo all’ età di tre anni. Allo stesso modo, facciamo una Menorà (un candelabro con sette bracci) lanciando un pezzo d’ oro nel fuoco e dopo lasciamo che sorga per conto proprio. Però, come avviene “per conto proprio”?

Il fatto è che non puoi fare niente da solo. Se prepari l’ intenzione (non l’ azione ma unicamente l’ intenzione), se le integri la linea di mezzo, allora la Luce darà alla tua materia proprio la forma che deve assumere. Questa materia non può prendere altra forma. In altre parole, ha già questa forma, devi solamente rivelarla facendo in modo che la tua intenzione ti riveli questa immagine.

Entri in un mondo che è stato preparato in anticipo. Rivelando i “fiori”, la “Menorà”, la “tavola”, “l’ onyx e le altre pietre”, riveli quello che già esiste. Sei tu che stai rinnovando la tua percezione. Tu la riveli; si rivela a te e dentro di te. Costruisci la tua visione, la tua percezione, la tua comprensione e la tua accettazione. Secondo la misura della tua accettazione, non vedi la forma esterna, ma vedi che tutto è dentro di te. La tua visione diventa interna.

Adesso quello che vedi ti sembra esterno, ma nella spiritualità vedi che tutto è all’ interno. In quel momento la tua percezione sarà autentica. Non avrai più l’ illusione che hai adesso, all’ interno della quale ti sembra che il mondo esista al di fuori di te, che esistete tu ed il mondo.

Nella spiritualità, questa falsità non esiste, senti che tutto si trova dentro di te, all’ interno dell’ anima, con la quale ti identifichi.
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(Dalla lezione sulla porzione settimanale della Torà del 04.02.2011)

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