Quello che non è stato realizzato non può essere nominato

Domanda: E’ possibile che una persona trovi la sua direzione nel mondo superiore senza conoscere tutti questi termini che usa lo Zohar? Conoscere il mondo superiore dipende dalla comprensione dei termini?

Risposta: Non importa in che lingua una persona legga lo Zohar in quel momento: una totalmente sconosciuta, il linguaggio dei rami o qualsiasi altro. In aggiunta, tutti questi linguaggi non sono per noi. Non so cosa descrivono.

Se io non ho familiarità con nessun fenomeno, oggetto, tipo di riempimento, forze, stati spirituali o risultati, e se non ho raggiunto lo stato spirituale in sé, tu puoi descrivermeli con migliaia di parole, questo non mi aiuterà. Cosa mi importa di questi nomi e parole se non li ho raggiunti?

Allora perché i Kabbalisti scrivono per noi tutti questi testi? Lo fanno affinché non ci focalizzassimo sulle parole stesse, ma perché cercassimo di realizzare questi stati spirituali. Senza la realizzazione, nessuna di queste parole ha valore. Puoi giocare con esse come vuoi; è come se le buttassi in una cassa, le mischiassi e le mettessi insieme a tuo piacimento.

Se non li realizziamo, tutti questi testi sono solamente una Segulà (un rimedio miracoloso), datoci affinché lo utilizzassimo come tale. Altrimenti, sono solo complicazioni. Per tanto, guardiamo il testo dello Zohar solo nella misura in cui siamo capaci di pensare, durante la lettura, alla sua “proprietà miracolosa”. Questa è la chiave.

Lo Zohar ha capitoli nei quali è molto difficile focalizzarsi. Leggo dei diversi volti e dei tratti facciali, o delle linee della mano, il che mi confonde davvero. Ma anche questo è bene, dato che esercito uno sforzo maggiore al fine di riconoscere le proprietà spirituali dietro queste parole.

Pertanto, dobbiamo vedere nel testo dello Zohar solo la sua “forza miracolosa”. E quanto più questo ci confonde, più fortemente dobbiamo essere incentivati a aderire a questa “forza miracolosa” e a chiedere che la Luce che Riforma ci porti alla realizzazione. Dopo tutto, “qualcosa che non realizziamo, non lo definiamo con un nome o con una parola”. Non capiamo neanche una parola e nessun nome farà suonare la campana.
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(Dalla 2° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 06.01.2011, “Introduzione del libro dello Zohar”, articolo “Itrò”)

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