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C’ è stato davvero un Adam HaRishon?

Domanda: Cosa ne è stato di Adam HaRishon dopo la sua trasgressione?

Risposta: Lo descriviamo come se fosse stato un Adam prima e dopo il peccato. Eva, il serpente, la mela, l’ Albero della Vita, il Giardino dell’Eden, in verità nessuno di loro esiste.

Un sistema discende dall’ Alto ed organizza i gradi spirituali sminuendo le Luci nei vasi (Kelim). Impiegando il libero arbitrio, acquisiamo un nuovo vaso, nel quale avvengono diversi fenomeni. Fino ad allora, non c’ è nient’ altro che il Creatore, Elokim.

In effetti, chi può percepire Adamo nella spiritualità? Se non esistiamo nel mondo spirituale, non esiste niente, salvo qualche idea astratta sulla quale non possiamo dire niente. Tutto esiste solamente in relazione ad una persona.

Allora, come sanno i kabbalisti della discesa del sistema dall’ Alto verso il basso? Possono farlo basandosi sulle loro autentiche realizzazioni dal basso verso l’ alto; però, può qualcuno parlare di qualcosa che è esistito prima di lui? Un kabbalista raggiunge gli avvenimenti del mondo spirituale e li descrive, dopo anche io comprendo ciò che è scritto. Per me, lui è parte dello stesso sistema di Adamo.

Qualsiasi kabbalista che mi passa la conoscenza di una realtà spirituale è un sistema anziché una persona. Dobbiamo anche vedere gli amici e tutto il mondo in questo modo; siamo un sistema. Lavorando correttamente, manifestiamo i risultati corretti, ma se agiamo in maniera sbagliata, anche i risultati saranno erronei.

I kabbalisti raggiungono le radici all’ interno di se stessi, nei loro Kelim. Non può esistere niente al di fuori del mio Kli. Dopo aver creato un Kli, si manifesta qualcosa immediatamente in esso dentro di me. Mi rendo conto che le sue radici sono nel Mondo dell’ Infinito (Ein Sof) e questo attraversa i gradi della riduzione mentre discende fino a me.

Tuttavia, se non ho un filo di connessione con l’ infinito, allora non ci sono neppure i mondi tra di noi. Essi esistono solamente se li sveglio alla vita, se voglio unirmi nel Creatore. Allora, si stabilisce immediatamente una connessione tra di noi e questo, di fatto, è il sistema dei mondi.
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(Dalla 3° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 22.12.2010. Beit Shaar HaKavanot)

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I Kabbalisti sulla Torà ed i Comandamenti, parte 10

Cari amici, per favore fate le vostre domande su questi passaggi dei grandi Kabbalisti. I commenti tra parentesi sono miei.

L’ essenza del lavoro nella Torà e le Mitzvot

Lo scopo dello studio della Torà (la Kabbalah che fa conoscere la Torà) è arrivare a sentire il Datore della Torà. Se uno non si pone la meta di raggiungere il Datore della Torà (il Creatore) davanti ai propri occhi, è considerato un “gentile” (chi non desidera rivelare il Creatore, qualunque sia la sua origine o nazionalità), il che significa che non ha la necessità della fede (percepire il Creatore), cioè avere una necessità di chiedere consiglio (le istruzioni della Torà, i consigli dei Kabbalisti) per raggiungere la fede (percepire il Creatore). Per questa ragione lui continua ad essere considerato come un “gentile” (quello che non si sforza di rivelare il Creatore) e non come “Israele” (colui che aspira al Creatore).

-Rabash, I Gradini della Scala, “Cosa sono la Torà ed il lavoro nel cammino del Creatore?”

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L’ ingresso al Libro dello Zohar

Lo Zohar, introduzione, articolo:“Itro”, articolo 100: Il seme di Davide, la visione dei colori cambia in lui ed è per questo che Samuel commise un errore, come è scritto “Non guardare la sua apparenza”, posto che nell’ altro lato era in Eliav. Non fu così con Davide, poiché le forme di Davide erano coperte perché le forme dell’ altro lato furono incluse nelle sue forme e la forma dell’ altro lato apparve per prima in lui, passando al di sopra gli occhi durante un tempo ed il cuore si allarma e teme.

Sbagliamo sul fatto che lavoriamo molto duramente per capire di cosa parla lo Zohar, molto meno sull’ intenzione, sull’ idea che abbiamo di unirci e rivelare lo Zohar all’ interno della connessione tra di noi. Solo nella misura in cui ci uniamo, l’immagine del Creatore sarà rivelata all’ interno della nostra unità e non sarà niente di simile a ciò che siamo capaci di immaginare prima di unirci.

La nostra unità è il biglietto di ingresso che ci rende capaci di vedere e sentire le immagini spirituali e le qualità delle quali ci parla lo Zohar. La loro somma totale ci da l’ immagine del Creatore. Tuttavia, se vogliamo discernere quello che studiamo senza la necessità di cercare una connessione tra di noi, questo viene chiamato studio esterno, Klipà, veleno mortale.

Se durante lo studio provo a cercare l’ immagine che studio, è Klipà. Dall’ altro lato, se prima voglio rivelare questa immagine attraverso il prisma dell’ unione con il gruppo, l’ambiente e solo dopo l’ unione cerco di trovare questa immagine spirituale della quale parla lo Zohar, allora è santità, dazione, spiritualità. Alla fine del giorno cerco le forme dell’unità e della dazione e questa è la cosa più importante, mentre nel primo caso, cerco l’immagine o la forma della ricezione.

Pertanto dobbiamo in primo luogo preoccuparci della forma nella quale passiamo attraverso questo prisma, l’ intenzione, l’ unione con il gruppo, l’ ambiente. Questo è molto importante! Senza di questo non possiamo e nemmeno dobbiamo aprire il Libro dello Zohar, visto che può diventare un veleno mortale o l’ elisir della vita.

(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 5.01.2011, Lo Zohar)

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