Risuonare sfiorati da un soffio che viene dall’ Alto

Dalla lezione N°2, a Mosca

Nella kabbalah c’è un grande problema: Questa scienza si descrive con un linguaggio allegorico ed è scritta in maniera assai difficile da interpretare.

Con certi esempi, con certe espressioni, comunicando con gente di questo mondo, i kabbalisti cercano di raccontare cosa bisogna fare per arrivare nel mondo superiore, tentando anche di confidare qualcosa a proposito di quel mondo, e di quelle qualità verso le quali bisogna tendere.

Questo è un linguaggio molto, molto complesso. Bisogna continuamente cercare di tradurlo interiormente in un linguaggio dei sentimenti, fino a quando ad ogni parola corrisponde nell’ uomo il giusto sentimento. Ogni parola deve “pizzicare” dentro di me una certa corda e provocare nel mio interno una risonanza.

Fino a quel momento il testo ci risulterà incomprensibile, assolutamente estraneo, non ci riguarderà, non si adatterà a noi e noi a lui.

Dobbiamo trovare il modo di sentire quello che l’ autore ci vuol comunicare. Questa è la cosa più importante. La lettura di un testo kabbalistico è come l’ accordatura di uno strumento musicale. Se l’ accordiamo come si deve, allora immancabilmente quest’ istrumento incomincerà a suonare da solo.

Si dice che il Re Davide aveva un’ arpa appesa alla parete, e a mezzanotte, quando il vento del nord arrivava nella stanza, l’ arpa suonava.

E così è con noi. Se ci accordiamo giustamente con la forza esterna, incominciamo a sentire la sua azione, il suo desiderio, coincidiamo con le sue caratteristiche, entriamo in risonanza e incominciamo a vibrare come lei. A questo dobbiamo arrivare.
[33012]

(Da una lezione di uno scritto del Rabash. 16.01.2011)

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