Domanda: L’ esperienza russa dimostra che l’ unione egoistica porta grandi problemi. D’altra parte, veniamo a studiare la Kabbalah come egoisti e ho molta paura che cercando di unirci, possiamo ripetere lo stesso errore.
Risposta: In primo luogo, ti incoraggio a non temere niente! C’ è una canzone: “Il mondo è un ponte molto stretto, però la chiave è non avere paura di niente”. Da un lato è un ponte stretto, ma dall’ altro, non preoccuparti, lo attraverserai.
Ci sono due principi che sono alla base del successo:
Come risultato, saremo capaci di realizzare tutto quello che i kabbalisti hanno prescritto: “arrivare ad essere come un solo uomo con un solo cuore”, “amare gli altri come se stessi” e dall’ odio infondato arrivare all’ amore fraterno. Se aderisci a questi due principi: 1) Consistenza nello studio e sforzo destinato all’ unione e 2) Il gruppo come ambiente per il tuo avanzamento spirituale, allora non hai niente da temere e non ti accadrà niente di male.
Tutti questi pensieri nasceranno come ostacoli affinché ti attacchi alla meta sempre di più.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 24.12.2010, “La Pace”)
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Adamo è l’ anima collettiva, creata dal Creatore nella parte interna dalla parte esterna: il mondo spirituale. La rivelazione dell’AHP, i desideri egoisti, ha portato alla caduta dello stato iniziale dell’anima, GE, poiché ha ricevuto per l’ auto-gratificazione.
Il risultato è stato la frammentazione dell’ anima, dopo la quale ognuno di noi porta la sua parte, che ha bisogno di essere connessa con tutti gli altri nel forte desiderio di “amare gli altri come amo me stesso”. Questo si fa nel gruppo, l’ attributo comune della dazione.
Adamo fu il nome del primo uomo che circa 5770 anni fa raggiunse il Creatore, la proprietà collettiva della dazione (questa è stata la ragione della nascita annuale del calendario ebraico). Dopo di lui, anche tutti noi dobbiamo raggiungere il Creatore in un limite di 6000 anni.
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Noi lavoriamo sul nostro materiale: il desiderio di provar piacere. Esso deve aumentare continuamente, in modo che cresciamo anche noi, sovrapponendogli la forma del “dare” e la somiglianza col Creatore.
Per questo motivo percepiamo la crescita del desiderio come una calamità. Essa arriva quando l’uomo è pronto. E’ detto: “Le calamità che arrivano ai peccatori, hanno origine dai giusti”. In altre parole, le situazioni negative si fanno sentire a quelli che prima erano giusti, che hanno fatto un passo avanti e si sono preparati.
I principianti, che ancora non hanno capito il sistema, arrivano a questo con grande turbamento: “Perché, dopo aver fatto tanti sforzi, ci capitano queste brutte cose? Improvvisamente se ne va l’ entusiasmo e tutto ci diventa indifferente.” Ma con l’ esperienza arriva la saggezza, e ci si rende conto che il cammino è fatto di cadute e di lotte all’ egoismo iniziale.
L’ obiettivo spirituale sarà sempre presente dietro la domanda: “Per quale motivo proseguo? Vale la pena di combattere il proprio egoismo, la propria natura? E’ normale continuare a lavorare nonostante simili cadute, senza alcuna aspirazione e alcuna motivazione”?
L’ uomo si sente abbandonato e indifeso, e la sua situazione indegna e immeritata. Questo stato è quello a proposito del quale si dice: “I giusti passano e i peccatori desistono.”
Il fatto è che dobbiamo uscire dalla nostra natura. Non nutrirla e curarla. Dobbiamo crescere in modo di superarla. Ogni volta che l’ uomo si accinge a tale passo, gli vengono mandati simili “disturbi al cuore” per farlo salire ancora più in alto. E così progredisce lungo il cammino spirituale.
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(Da una lezione su di uno scritto del Rabash. 5.1.2011)
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