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La fonte di tutte le domande

Introduzione del “Libro dello Zohar”, capitolo: “Chi ha creato questo” punto 8: E c’ è un altro, di sotto, chiamato MA. Qual’ è il collegamento tra uno e l’ altro? Il primo, chiamato MI, è nascosto. C’ è una domanda il lui. Dato che l’ uomo si è chiesto e ha ricercato, a guardare e a sapere da grado in grado attraverso la fine di tutti i livelli, il Malchut, una volta arrivato li, lui è MA, (che significa “che” in ebraico), intendendo “Cosa sai?” “Cosa hai osservato?””Cosa hai ricercato”. Dopo tutto, tutto è occulto come prima.

Questo è un esempio di come il superiore suscita delle domande nel più basso vestendosi in esso. Dove non si destano delle domande significa che non sei vestito nel superiore, per cui non hai delle domande. È GAR de Binà dove tutto è Hafetz Hesed (uno che non desidera niente per se stesso). Hafetz Hesed non ha domande, lui è leale e basta.

Sotto questo livello, in ZAT de Binà le domande si destano: Perché? Per cosa? Cosa vale la pena, e cosa no? Queste sono le domande che possono risvegliarsi nel più basso per avere una risposta. È per questo che viene chiamato “La fine del cielo” Uno può salirci, può rivelarlo. Questo è YESHSUT, la nostra casa superiore.
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Un nuovo tipo di umanità in soli 15 Anni

Se il mondo fornisse un’ educazione corretta alla generazione che sta crescendo oggi, allora in soli 15-20 anni, vivremmo tra persone nuove, in una nuova umanità. Non dovremmo preoccuparci di cosa fare con gli adulti.

Cominciando all’ età di 3 o 4 anni, educheremmo metodicamente un bambino affinché abbia una nuova percezione, un desiderio per la dazione.

Fino alla distruzione del Primo Tempio, tutta la nazione di Israele fu elevata e visse per questa idea. È scritto che da Dan, nel nord, fino a Beer Sheva, nel sud, cioè in tutto il paese, non esistesse un bambino che non sapesse cosa è “per ricevere” e “per dare”. A quei tempi, loro seguivano il metodo ricevuto da Abramo dopo la sua partenza da Babilonia.

Col tempo, dovremo fare la stessa cosa, ma l’ opportunità di farlo è presente anche adesso. Alla fine insegneremo ai nostri figli come comportarsi bene con gli altri, come stabilire una connessione, come essere amici, interagire ed amare.

Allo stato attuale è molto difficile farlo perché i bambini sono soggetti al sistema moderno educativo, con tutti i problemi che questo comporta. Tuttavia, stiamo cercando di spiegare loro che amare gli altri come se stessi, è una legge universale della natura. Non esiste modo di sfuggire ad essa. Resisti o lotta come vuoi, alla fine ti farai solo male. La storia dimostra in che modo gli imperi cadono e le nazioni vittoriose, dopo tutti i loro trionfi, finiscono nella fogna.

L’ egoismo cieco pensa che il successo in una competizione porti benefici, trofei e potere: “Guardami sono un eroe!”. Tuttavia, guardando più lontano o ancora più vicino, risulta che questa attitudine non porta benefici. Siamo obbligati dalla natura ed abbiamo bisogno di reciprocità.

È per questa ragione che aggiungiamo all’ educazione moderna e professionale la regola di amare gli altri come amiamo noi stessi. Per riuscirci, utilizziamo diversi modi di presentarla: per mezzo di giochi, canzoni, discorsi, dibattiti e discussioni, con il fine di dirigere i bambini verso una nuova percezione della realtà.

Ci troviamo all’ inizio del viaggio. Speriamo quest’anno di poter portare avanti una rete educativa internazionale in tutto il mondo. Produrremo film, libri ed opuscoli educativi, lavoreremo con psicologi ed altri specialisti e nei prossimi anni vedremo come i nostri bambini trarranno beneficio da ciò.

Oggi è semplicemente necessario sviluppare ed espandere un’ educazione sana, affinché i nostri figli non crescano con le leggi della giungla e finiscano col diventare misantropi, come sta succedendo adesso. Mentre crescono, i nostri figli avranno successo in tutte le aree, come le scienze, la preparazione professionale, il comportamento e la loro attitudine nei confronti della società e del mondo. Sarà così perché internamente saranno uguali al Creatore.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 05/10/2010, “Cosa cercare nell’ Assemblea degli Amici”)

Finiamola di muoverci a tentoni nel buio

La filosofia può veramente essere nociva all’ uomo, perché non si ferma a quel confine oltre il quale nemmeno i nostri sensi fisici e le nostre varie apparecchiature possono andare, e continua a trarre conclusioni anche nella sfera spirituale, sempre basandosi sulle proprie speculazioni e allontanandosi in tal modo dalla verità.

Non ci riferiamo a quella filosofia che si studia nelle università, ma al solito approccio alla vita escogitato dall’ uomo, che non si basa su fatti reali. In ognuno di noi si cela un grande filosofo, e noi dobbiamo combattere questo modo di fare.

E’ sufficiente osservare la crisi che sta attraversando adesso il mondo in tutti i campi. Non siamo assolutamente in grado di far fronte a tutti i nuovi cambiamenti che ci si presentano, e nemmeno di avere la certezza che i rimedi proposti avranno buon esito, e anche questa si chiama “filosofia”.

Per aggiustare il mondo uno propone una soluzione e un altro un’ altra, ma come fanno a sapere se questo funzionerà? Di solito le decisioni si prendono quando ormai non c’ è più altra via d’ uscita – può darsi che funzioni! – ma senza alcun fondamento reale.

Qualche tempo fa, agendo in questo modo, hanno tentato di edificare in Russia una Società di Universale Giustizia, basata su una teoria infondata, non suffragata da alcun dato.

D’ altra parte, se noi ci muoviamo in continuazione verso l’ ignoto, cos’ altro possiamo fare? Non abbiamo la possibilità di controllare in anticipo ciò che ancora non abbiamo raggiunto. E non si può realizzare niente se non si prova. E come può allora l’uomo muoversi su una solida base scientifica verso uno stato che egli desidera raggiungere ma del quale non ha esperienza alcuna?

Naturalmente, in tali circostanze, noi proseguiremo solo basandoci sulla filosofia – con la speranza che alla fin fine qualcosa si otterrà. E proprio questo noi lo possiamo vedere, osservando il cammino percorso dall’uomo fino ai giorni nostri.

Ci siamo mossi, guidati dalla filosofia – dalla forma – non rivestita di materia. Ogni volta abbiamo escogitato cosa potevamo fare, per poi tradurlo nella vita reale, e ogni volta ci siamo sbagliati! Questo era il nostro solito modo di avanzare: tentare e sbagliare. Fino ad ora. Questo perché non avevamo modo di conoscere in anticipo un metodo sicuro.

Solamente adesso possiamo conoscere il prossimo sistema.! Esso si scopre nel rapporto fra di noi, e se noi lo possiamo scoprire fin da prima, non avremo alcun problema ad ottenere un risultato.

Una volta constatati i mutamenti che avvengono spiritualmente fra di noi, saremo anche in grado di realizzarli nel mondo fisico, nella nostra società umana.

Allora non sarà più necessario andare avanti a forza di colpi e sofferenze, con il  metodo dei tentativi e degli errori! Questo è ciò che la Scienza della Kabbalah offre all’ uomo.
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(Dalla lezione sull’ articolo “La Kabbalah e la Filosofia”. 29.12.2010)

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Il gruppo interiore

In realtà, non è il gruppo che influenza te, ma sei tu che devi metterti in sintonia con il gruppo. Quando diciamo che il gruppo influenza una persona, vogliamo inspirare ogni persona verso la dazione al gruppo.

La risposta del gruppo può essere forte o debole, ma questo non pregiudica una persona. Ecco perché la nostra connessione e l’interazione avviene con il gruppo interiore, e non quello esteriore. Il comportamento esterno degli amici non gioca un ruolo sostanziale.

Qui tutto dipende da quanto è forte la sintonia con loro, quanto cerco di sentire la loro aspirazione interiore, che non dipende da me, o da loro. Questa è una realtà spirituale, l’ unità tra noi sul livello dell’infinito.

Pertanto, il gruppo ti influenza nel grado in cui sei sintonizzato con esso e influenza il tuo desiderio di ricevere, per la dazione.
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Lezione quotidiana di Kabbalah – 30.12.2010

Scritti di Rabash, Shlavei HaSulam, Articolo 5
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Dal Libro dello Zohar: Art. “Yitro”, Punto 1, Lezione 1
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Talmud Eser Sefirot, Parte 8, Punto 40, Lez. 23
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Scritti di Baal HaSulam, Art: “La Saggezza della Kabbalah e Filosofia”, Lez.4
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Conferenza da Arava – 30.12.2010

Conferenza da Arava, Lezione 1
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Attraverso la baraccopoli delle belle città

Domanda: Cosa devo fare quando mi trovo in uno stato dove non ho la forza, non sento niente che mi interessa, e non so cosa fare?

Risposta: Questo è descritto nel capitolo settimanale della Torah: “E i figli di Israele patiranno a causa della schiavitù.” Dopo che una persona si rende conto che non ha alcun potere, tutto ciò che può fare è chiedere l’ elemosina.

Prima, pensava a se stesso come un grande, uno intelligente, in grado di capire. Pensava di poter avanzare da solo continuamente, guadagnando la conoscenza attraverso lo sforzo e l’ azione. Tuttavia, se fino a questo punto lui ha eseguito un numero sufficiente di azioni, è arrivato a vedere che nulla è stato raggiunto con esse.

Perché, allora, una persona ha bisogno di svolgere tutte queste azioni? Al fine di rendersi conto che egli non otterrà nulla. Per raggiungere lo stato di vuoto, una persona deve esercitare un enorme quantità di sforzo.

Io lavoro e penso che, così facendo, sto costruendo le bellissime “città-magazzino di Pitom e Ramses”, acquisendo conoscenza, e che presto svelerò, vedrò e sentirò tutto. Io pratico uno sforzo sempre maggiore, immergendomi negli studi più profondi, per poi accorgersi improvvisamente: “Quanto ci ho messo dentro, e cosa ho ottenuto? Non ho nulla. Che cosa devo fare ancora? Cosa sarà di me?” Non lo so, ma io sono disposto a cadere in un sonno mortale. Dammi solo un sonnifero così che io possa dormire e mai più alzarmi.

Questo è come una persona si sente in quel momento, esausto e impotente. In realtà, egli comincia a capire che non realizzerà nulla di tutto questo. In un primo momento, egli non ne ha neppure conoscenza e sente solo che non ha voglia di niente. Poi, si sveglia e continua ad andare avanti. Tuttavia, ad un certo punto, comincerà a capire che, da solo, non otterrà nulla, e ha bisogno della Forza Superiore: “Se il Creatore non arriva e mi aiuta, io, da solo, non posso fare nulla”

Egli comincia a pensare in questo modo solo dopo 15 o 20 volte, o forse anche dalle 30 alle 40 volte che ha cercato di avanzare per suo conto, per affrontare la delusione e la caduta nella disperazione. Questo è chiamato gli anni dell’ esilio Egiziano, fino a quando non si ha l‘ “affanno a causa della schiavitù.” Per il mio ego, ho composto la “città-magazzino, Pitom e Ramses”, ma per l’ uomo che in me vuole raggiungere la spiritualità, queste città sono povere e miserabili, vuote, e non mi possono dare nulla.

Comincio a dividere me stesso in due. Che importa se ho la conoscenza, l’ intelletto, posso discutere la saggezza della Kabbalah benissimo, e addirittura mi sembra di capire tutto? Non serve a niente. In verità, non ho la spiritualità. Io posso parlare per tutto il giorno e tutta la notte, ma la sto raggiungendo o semplicemente ne sto parlando? Sto solo parlando.

Poi, una persona capisce che a questo punto, ha bisogno solo dell’ aiuto dall’ Alto, di una rivelazione superiore, la Forza Superiore, qualcosa di diverso che non è in lui. Egli comprende che con quello che ha, è impossibile raggiungere la spiritualità. Infine, egli veramente grida, come è scritto: “E i figli di Israele patirono a causa della schiavitù.”

E’ un percorso impegnativo. Una persona deve sottoporsi a tali stati molte volte. Solo l’ ambiente lo può aiutare in questo e nient’ altro. L’ ambiente può sostenerlo e proteggerlo, oltre a promuovere il suo sviluppo.

Altrimenti, chissà quando si sveglierà di nuovo? Se non con l’ aiuto dell’ ambiente, sarà per mezzo di un cambiamento, Reshimo (il record di informazioni spirituali), che sarà concesso misericordiosamente dall’Alto e dandogli un nuovo stato. Tuttavia, nessuno sa quando ciò avverrà.

Pertanto, quando una persona rimane in uno stato buono, quando è illuminata dalla Luce e ha il potere, deve legarsi con l’ ambiente, quanto più possibile, al fine di ricevere la forza dentro di esso quando diventa di nuovo debole. Poi, sperimenterà una discesa come per inerzia e risalirà di nuovo fino a quando accelererà la velocità prima di cadere.
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