Rabbi Shimon: Un uomo invisibile

Il Libro dello Zohar è rimasto nascosto per molte generazioni e addirittura era proibito guardarlo. Gli stessi kabbalisti avevano diffuso questo divieto.

Il mistero ivi racchiuso è luce che ritorna alla sorgente; ma pervenire a questa luce si può solamente sfondando lo scudo di difesa postovi da Rabbi Abba, che ha scritto questo testo.

Quando i kabbalisti scrivono dei libri, si esprimono in modo tale che il contenuto viene nascosto da un rivestimento, attraverso il quale noi dobbiamo penetrare. Una lettera è già un’ apertura, ma aprendo di una spanna, essi la rinchiudono doppiamente.

Essi, nascondendo il contenuto, ci aiutano, permettendo ch’ esso ci venga incontro in modo tale, che noi possiamo almeno sfiorare questo mistero. Infatti, se non fosse nascosto, non potremmo percepire assolutamente niente.

E’ proprio come un uomo invisibile, che non si può vedere finché non è vestito. Ma appena si mette addosso qualcosa si può notare.

Ossia, quello che ha fatto Rabbi Abba, nascondendo Rabbi Shimon, ci aiuta ad avvicinarci a questo mistero! Ma d’ altra parte ci da modo di lavorare. Se tu riesci a superare questo rivestimento, allora arrivi a Rabbi Shimon.

Rabbi Shimon ci porta la rivelazione dall’ alto in basso, e perciò si deve nascondere. Egli la vuole dare a tutti, ma non può, perché non siamo pronti a riceverla. E perciò piange. (Il pianto è simbolo di uno stato ridotto).

Tutto questo enorme sistema che si chiama RASHBI (Rabbi Shimon Bar Yohai) non è un uomo, ma un alto sistema che doveva ridursi (significato del pianto), perché sotto non erano in grado di ricevere nulla da lui.

E com’era possibile per lui adattarsi a divenire talmente minimo da poter comunicare con gl’ inferiori: come passare un enorme tubo attraverso la cruna d’ un ago? A questo punto si aggiunge un altro sistema che si chiama Rabbi Abba, un’ anima assai particolare, in grado di diventare un adattatore e collegare noi con Rabbi Shimon.

Allora la luce di RASHBI si rivela attraverso il particolare sistema di Rabbi Abba, che arriva a noi nell’ aspetto del libro dello “Zohar“. Esso si chiama così dal nome della sorgente dalla quale sgorga la sua luce (Zohar significa altissimo splendore), luce dell’Infinito, o luce del capo di Arich Anpin.
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(Da una lezione sull’articolo “La serva che ha ereditato dalla padrona” – 14.12.2010)

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