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Abbiamo scoperto Faraone; il prossimo è il Creatore

Domanda: Perché il Creatore non ha passeggiato con Mosè attraverso il Machsom (la barriera che ci separa dalla spiritualità) nell’ ultimo Congresso e ha lasciato il Faraone ad accatastare sedie?

Risposta: Quando è stato il nostro Mosè, quando abbiamo avuto il motivo per uscire dall’ Egitto? Dove era il nostro grido verso il Creatore? Non c’era nessuno se non il Faraone.

Non chiedemmo al Creatore di rompere il muro tra di noi. Tutti erano in attesa: “Quando Egli si rivelerà sulla terra? Io voglio essere riempito!” Noi eravamo ancora governati da Faraone. Inoltre, abbiamo avuto modo di vedere che cosa c’era nel nostro cammino, cosa blocca la nostra unità.

Non è un caso che ho subito buttato in mezzo al pubblico la parola sulla necessità di pensare alla nostra connessione reciproca, sommergendolo, e cercando le corde strappate al fine di legarle insieme. Non ballando, non parlando, lasciando che ognuno cercasse dentro di sé e pensasse esclusivamente a come unificarsi con tutti gli altri.

E quale fu il risultato? Siamo rimasti bloccati. Si è scoperto che non siamo stati in grado di farlo. Ed è un bene perché ho avuto modo di vedere qualcosa di importante: sono totalmente slegato dagli altri, non vi è alcun collegamento. Tutte le stringhe e i canali sono tagliati. Non c’è neppure un piccolo impulso. Io non faccio niente, ma mi unifico con gli altri, assorbo i loro pensieri e desideri in modo che essi, Dio non voglia, diventino come il mio.

Questo è il potere di Faraone. Ma dove è il grido? Sì, siamo tagliati fuori, isolati gli uni dagli altri. Ma dove è la nostra richiesta per farci unire? Perché Tu non sei venuto ad unirti a noi?!

Non abbiamo la necessità di un tale motivo ancora. Noi continuiamo a pensare che possiamo unirci con la nostra volontà: “Faremo uno sforzo per riuscire.” Ma come è possibile raggiungere questo obiettivo con le nostre qualità egoistiche?

La necessità del Creatore deve nascere da un lavoro comune, quando il gruppo obbligherà tutti ad utilizzare questo metodo e li convincerà che il Creatore correggerà la situazione. Abbiamo bisogno del lavoro del Creatore, non di Bnei Baruch. Dobbiamo fornire solo il motivo. Quando raggiungiamo questa collettività, la domanda a livello mondiale per la Sua correzione su di noi, saliremo al grado successivo davvero.
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(Dalla lezione quotidiana di Kabbalah 19/11/10, “Domande e Risposte”)

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Torah, Porzione Settimanale – 09.12.2010

Il Libro dello Zohar, Porzione Settimanale “Vayigash”, Brani selezionati
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Domande post-congresso dal Blog, Parte 2

Domanda: Nel recente Congresso, c’è stata una forte presenza della parte del Kli femminile. Hanno fatto numerose domande, e quello che ho udito e sentito da loro era che la metà maschile non esercitava uno sforzo sufficiente, e le donne desiderano ricevere anche loro la Luce che riforma.

Sto parlando di tutte le donne: quelle che sono sposate i cui mariti studiano la Kabbalah, quelle che non sono ancora sposate, o quelle i cui mariti non studiano la Kabbalah. E’ vero, la Luce proviene dal Creatore, non dal maschio o dalla femmina. E non importa se sei maschio o femmina, ma solo la realizzazione.

Non sarà che molte donne (e uomini, in quanto ognuno ha una parte femminile che è la sola con cui si possa lavorare) la utilizzano come guida per l’ azione? Essa potrebbe dividerci, non è così? Perché allora abbiamo bisogno di essere sposati, uomini e donne? Oppure le tue risposte sono solo per le donne i cui mariti non studiano ancora la Kabbalah?

Risposta: Una persona che si sposa non ricevere la Luce da sua moglie, ma il fine è di porsi in un ambiente il più vantaggioso per il progresso spirituale. Questo è ciò che consigliano i kabbalisti, e un uomo che ignora questo si priva della possibilità di avanzamento. Egli pensa di poter giustificare o smentire, con la logica, ciò che un livello spirituale superiore gli sta dicendo.

Una raccomandazione dei Kabbalisti è la “Segula“, una pozione magica che deve essere presa. Gli uomini sono obbligati a sposarsi, le donne no. E il lavoro spirituale rimane il lavoro spirituale per entrambi. C’ è un Kli mondiale, con le sue parti maschili e femminili, ciascuna delle quali deve lavorare per il bene della nostra unificazione e l’aspirazione al Creatore.
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Lezione quotidiana di Kabbalah – 10.12.2010

Scritti di Rabash: Dargot HaSulam, Art. 545
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Dal Libro dello Zohar: Capitolo “Tzav” (Comando), Punto 152, Lezione 14
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Rav Yehuda Ashlag, Introduzione alla Saggezza della Kabbalah, Lez. 7
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Rav Yehuda Ashlag: Art. “La Libertà”, Lez. 8
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I Kabbalisti sul Libro dello Zohar

Cari amici, vi prego di porre delle domande sui temi di queste citazioni di grandi kabbalisti. (Le note tra parentesi sino miei)

L’ importanza del Libro dello Zohar

Nel futuro usciranno i figli di Israele (ogni uomo con il desiderio: Isr=direttamente, el=al Creatore) dall’ (spirituale) esilio (dall’ egoismo, e perciò dall’ occultamento del Creatore) con la forza del Libro dello Zohar (che ripara l’ uomo e gli rivela il mondo eterno e perfetto).

-Libro dello Zohar, cap. “Naso” n.° 90

La liberazione di Israele (dall’egoismo, causa del percepire solamente questo mondo) e della sua eccellenza (compreso l’ amore per il prossimo) dipende esclusivamente dallo studio del Libro dello Zohar e della parte esoterica della Torà (Scienza della Kabbalah).

-Baal Sulam: Prefazione al Libro dello Zohar, p. 69

E’ noto che lo studio dello Zohar possiede una forza potente (riparazione e disvelamento del mondo superiore). Sappi che grazie allo studio dello Zohar viene il desiderio (di unirsi, di dare, di amare, ossia di riparare la rottura, la frammentazione delle anime) e la lingua santa (santità è dazione, virtù di Binà) dello Zohar risveglia al lavoro spirituale (correzione).

-Rabi Nahman da Breslaw Sihot Aran. Conversazione 108
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Le finestre della tua casa

Rabash: Falli felici con un edificio completo: se una persona desidera edificare una casa per il Creatore, costruisce una struttura perfetta, poiché il Creatore è perfetto. Ed il Creatore darà loro allegria, la Luce della fede, affinché possano completare il loro lavoro.

Il nostro fondamento, la materia con la quale siamo stati formati è Malchut, il desiderio di ricevere piacere. Dobbiamo impiegarlo come materiale di costruzione perché non ne abbiamo altro. Se riceviamo potere dal nostro egoismo, costruiamo “strutture” simili alla torre di Babele o alle città di Pitom e Ramses. Gli edifici sono immensi e splendidi, però in fin dei conti, non ci piacciono perché scopriamo che sono vuoti.

Questa è la maniera in cui l’umanità si è costruita per secoli fino ai giorni nostri, però nella tappa finale dello sviluppo storico dell’ umanità, dobbiamo renderci conto che tutto quello che abbiamo costruito non ci offre più la felicità. In accordo, abbiamo eretto molto, però tutto questo è vuoto e manca di contenuto e del vero riempimento. Circondati dalle nostre creazioni, ci sentiamo più disperati più che mai.

Di conseguenza, risulta che non possiamo procurare allegria né ai nostri cari né a noi stessi, poiché non troviamo più piacere nel nostro lavoro di costruzione. Solo una casa perfetta ci darà l’ allegria, cioè quando la nostra casa, il nostro Kli sarà pieno di Luce. Come la sentiamo? Come illuminiamo la nostra materia dall’ interno?

La casa deve lasciare che la Luce la illumini. La costruiamo con il desiderio di provare piacere, ma deve essere una casa di santità, un Tempio. La Santità è Binà, la Luce, la dazione; e la casa è il Kli, il vaso. Il vaso deve essere adatto affinché la Luce entri, cioè deve avere l’intenzione di dare.

Come ci riesco? Per portare la Luce alla casa, mettiamo delle finestre. Le “finestre” sono cavità, desideri vuoti. Nei muri della nostra materia, facciamo delle aperture di desideri simili a Binà, dazioni, accessi e la Luce può penetrare in noi. Pertanto, i muri e le finestre devono coincidere esattamente affinché la nostra casa, costruita con il desiderio di ricevere piacere, sia equipaggiata con l’ intenzione della dazione, ed allora si troverà piena di Luce.

Se desideriamo sentire ed attirare allegria durante la costruzione della nostra casa, dobbiamo disegnarla affinché la sua forma sia equivalente all’ attributo di Binà. Includiamo l’ attributo della misericordia nel giudizio, cioè facciamo delle aperture nei muri per lasciare che la Luce passi attraverso di esse.

Queste cavità all’ inizio sembrano fallimenti. Rabash ci ha dato il seguente esempio: un padre porta suo figlio dal sarto affinché gli confezioni un abito, il figlio vede come il sarto cominci tagliando una stoffa sottile con delle forbici. Pensa che il kashmir sia rovinato, ma il padre gli spiega, “Non ti preoccupare, ti farà un vestito che ti andrà molto bene”.

In altre parole, questa stoffa per il momento, non è altro che un materiale che acquisirà una forma che ti andrà perfettamente; però il bambino non lo capisce. Dal suo punto di vista, i tagli nella stoffa, sono visti come se fossero un danno. In realtà, grazie a questo “danno”, più avanti avrà la forma adeguata e la Luce si vestirà in lui. Considerando questo, siamo disposti ad essere pazienti ed anche a ringraziare il Maestro per quello che sta facendo.

Nel nostro lavoro quotidiano scopriamo questi “danni”, e con essi ed i mattoni, innalziamo la struttura, includendo le pareti e le aperture per far si che la Luce possa penetrare.

Quando Binà fa un foro nel muro, Malchut sente che la casa è stata denegata; ma in verità, si tratta di un approccio opposto, un attributo totalmente nuovo, che non è progettato per fortificare Malchut. Una volta visto che includere la misericordia nel giudizio crea l’equivalenza con il Creatore dentro di noi, vediamo il beneficio di non ascoltare le lamentele di Malchut. Quando Binà domina su tutto, i muri della casa diventano finestre, o acquisiscono l’ attributo di Binà.

Una simile casa sarà piena di Luce dall’ alto al basso. Il suo materiale, Malchut, sarà purificato completamente con l’attributo di Binà, e non avrà più fenditure in esso. Senza disturbarsi reciprocamente, Malchut e Binà agiranno come un tutt’ uno.
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(Dalla prima parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 19 Novembre 2010, Falli felici con un edificio completo.)

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