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Un tempo per pensare e un tempo per sentire

Alcune persone mi scrivono dicendomi che con l’avvicinarsi della Convenzione, loro sono presi e preoccupati per le sensazioni interne diffuse, alcune delle quali gradevoli, ed altre sgradevoli. Vorrei dare un consiglio a tutti: Non lasciate che i vostri sentimenti vaghino liberi, ma piuttosto agite razionalmente e premurosamente.

Prima di tutto dobbiamo cercare di capire quello che si chiede da noi per poter stabilire un collegamento. Dopo, una volta stabilito il collegamento, sentiremo come la Luce Superiore splende su di noi. Per ora dobbiamo preparare completamente tutte le condizioni per l’imminente Convenzione, farlo razionalmente, con precisione, seguendo un piano, senza eccessive emozioni e panico.

La preoccupazione è una bella cosa. La faremmo venire fuori al momento opportuno e nel posto giusto una volta che siamo al lavoro. Comunque, per ora, nella fase di preparazione, dobbiamo seguire la nostra ragione, piuttosto che i nostri sentimenti, in tutto quello che facciamo. Tutto deve essere bilanciato.

Quando firmiamo un patto di mutua garanzia, lo facciamo con la ragione, essendo chiari in tutto quello che sta accadendo. Dobbiamo capire e accettare diversi principi che compongono la mutua garanzia. Non ce ne sono molti, e il nostro lavoro è stare attenti a loro, affermarli, ed effettuarli. Ed è allora che potremmo lasciarci andare alle emozioni.

Siamo stati collocati in un determinato stato dall’Alto, e alla fine dobbiamo accettare ed essere attenti a questo stato, ed attualizzarlo di conseguenza.

I Kabbalisti sul Linguaggio della Kabbalah, Parte 17

Cari Amici, per favore, fate le vostre domande su questi brani dei grandi Kabbalisti. I Commenti nelle parentesi sono miei.

Il Linguaggio dei Kabbalisti E’ il linguaggio dei Rami

Alla Luce di quanto sopra, ne consegue che l’internalità della saggezza della Kabbalah è quella stessa internalità della Bibbia, delle Talmud e delle leggende. L’unica differenza tra loro risiede nella loro spiegazione.

E’ come se la stessa saggezza fosse stata tradotta in quattro lingue. Naturalmente, l’essenza della saggezza non cambia assolutamente relativamente ai linguaggi diversi [ma piuttosto essi appaiono come una scelta nel presentare l’argomento].Tutto quello di cui abbiamo bisogno è scegliere la traduzione più appropriata per trasmettere la saggezza allo studente.

– Baal HaSulam, “ L’Insegnamento della Kabbalah e la sua Essenza ”
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Materiale correlato:

Laitman blog: Le migliaia di nomi della dazione
Laitman blog: Gli insegnamenti della Lingua dei Rami e delle Radici

Lezione quotidiana di Kabbalah – 18.11.2010

Il Libro dello Zohar: Hakdama, Laila de Kale, Introduzione Art. “La notte della Sposa”, Lez. 5
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Dal Libro dello Zohar: Capitolo “Tzav” (Comando), Punto 28, Lezione 3
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Beit Shaar Ha-Kavanot, Punto 45 , Lez. 20
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Rav Yehuda Ashlag: Art. “L’essenza della Religione e il suo scopo”, Lez. 5
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Ascendere lungo i gradi dell’intenzione

Una persona può verificare quanto è inclusa nel gruppo e se è esso è capace di fornirle una nuova intenzione. Ovviamente, la dazione è opposta alla sua natura e inizialmente non è desiderosa di compierla, allo stesso tempo deve costruire se stessa e l’ambiente artificialmente in modo da sottoporsi realmente ad un “lavaggio del cervello.”

Il gruppo deve “bendare” una persona, spingerla fuori dal percorso”diritto”verso l’amore di sé, verso il percorso della dazione e dell’unità che a lui appare storto, deforme.
All’interno di questo troviamo il primo criterio di verifica: Quali valori mi può dare il gruppo? Per il momento stiamo parlando i valori dell’unità. Questo è il compito che il gruppo deve mettere davanti a me, innalzare la sua importanza ai miei occhi.

Ma allo stesso tempo, dobbiamo capire che ci sono altri scopi con cui il gruppo non può ancora armarsi e realizzare in piena potenza.
Nel frattempo, attraverso gli strumenti dell’ambiente, la mia intenzione cambia: penso al mio vantaggio sempre di più, ma sono già connesso con il gruppo e trovo il vantaggio per me nell’unità con gli amici.

Poi diventa chiaro che non ci connettiamo semplicemente uno all’altro, ma riveliamo l’Unico Superiore, qualcosa di spirituale. Ora ci aspettiamo che questo sia per il nostro beneficio. Ascendiamo sempre più in alto i gradi spirituali. Questa è già l’intenzione del gruppo di Lo Lishma.

Ma dopo di questo, iniziamo a pensare leggermente all’intenzione altruistica, Lishma, poiché in realtà tutti i nostri sforzi devono beneficiare il Creatore. Con il tempo incominceremo ad avere pensieri di questa natura.

Naturalmente, noi non lo vogliamo e allo stesso tempo, in qualche modo, acconsentiamo a parlare di questo. Dopo di che ogni persona inizia a connettersi leggermente al vero scopo e ad essere permeata da esso.

Ecco come si passa da uno stato all’altro, da un “luogo” all’altro, da un grado all’altro, perfezionando il nostro desiderio e la sua intenzione che riceviamo dagli amici. Correggiamo gradualmente i nostri desideri, e soprattutto, la nostra intenzione. La nostra intenzione è il vettore che riceviamo dall’ambiente, la direzione che prendiamo al di sopra del desiderio.

Dunque, dobbiamo assicurarci che l’intento, lo scopo che otteniamo dall’ambiente cambi costantemente, che diventi sempre più alto e più importante e diventi vero ai nostri occhi. Come risultato di tutte le intenzione “intermedie”, consolideremo il gruppo insieme per dare piacere al Creatore.
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Il Creatore sarà colui rivelato nel gruppo

Domanda: Se io mi sento lontano da un amico, oppure se un amico sembra più distante da me, posso dire che è la stessa cosa che succede a me rispetto al Creatore? Cosa posso fare in una situazione del genere?

Risposta: Gli stati possono essere diversi; perciò. Se stiamo parlando di un amico, il parallelo con il Creatore è possibile, ma non in tutti i casi. Qui c’é qualcosa in più, che è quanto io apprezzi il gruppo e lo scopo che stiamo rivelando tra amici. Dopo tutto, il gruppo, il traguardo ed il Creatore sono uno.

Soltanto il gruppo è il vaso, il desiderio (Kli), mentre il Creatore, la qualità di dazione, è la Luce che riempie quel desiderio, manifestando se stessa nel desiderio fino al punto della loro equivalenza mutua. Eventualmente il vaso e la Luce diventano completamente equivalenti raggiungendo la proprietà della dazione mutua ed unità; diventano inseparabili.

Dunque, uno deve attribuire al gruppo addirittura più importanza che a il Creatore. Il gruppo è il mezzo, senza il quale io sono incapace di raggiungere Lui, e a questo punto quello importante per me è il mezzo. Rabash ci da un esempio su un impiegato di governo di poca importanza dal quale io dipendo molto di più che dall’ intero governo: Mentre i ministri sono occupati con affari di stato, l’impiegato prende delle decisioni specifiche sul mio caso, sia accettandolo che rifiutandolo.

Il gruppo è un incontro dei nostri piccoli desideri, spingendoci a rivelare il Creatore, l’attributo di dazione. Io devo decidermi una volta per tutte: Io non posso arrivare al Creatore da solo. Il mio messaggio può essere portato solamente dal gruppo, come per il Creatore. Io non so chi sia Lui, ma Lui sarà quello rivelato nel gruppo.
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Prevenire un corto circuito

Qual è la fonte di gioia? Se stiamo parlando di gioia egoistica, il suo fondamento sta nel ricevere appagamento. Un bambino è felice quando gli si dà qualcosa e piange quando gliela portano via. Una persona espande l’esperienze di gioia dalle cattive e buone azioni. Ho vinto e non sono stato catturato, quindi sono contento, o forse ho fatto qualcosa di buono per qualcun altro e l’ho fatto felice.

Tutto dipende da ciò che piace ad una persona. Ma la gioia è sempre scaturita dal fatto che noi soddisfiamo i nostri desideri egoistici. I nostri bisogni di base sono il cibo, la famiglia, la ricchezza, il potere e la conoscenza. Eppure, il problema risiede nella nostra incapacità di realizzare noi stessi attraverso essi.

La Luce Superiore, il piacere che vuole riempire il nostro desiderio, è un di più e il desiderio è un meno. Quando il più incontra il meno, si verifica un cortocircuito, nel senso che appena tocco il piacere, esso scompare.

Ma c’è un’altra forma di ricevere piacere, e troviamo un esempio in elettronica. Invece del corto circuito direttamente con il più e il meno o di ricevere piacere dal mio desiderio, io creo una resistenza tra loro, uno schermo al collegamento del più e del meno, il desiderio e il piacere, E’ possibile attraverso la resistenza senza annullare nessuno dei due, e si può ottenere un risultato positivo. Così abbiamo un’esperienza di vita.

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(Da Kabbalah per principianti, “La felicità”” 28/10/10)