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Kabbalah per Principianti, Che cos’è “La Garanzia Mutua” – 13.10.2010

Kabbalah TV Canale 66, Kabbalah per Principianti, Che cos’è “La Garanzia Mutua”
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Tutti viviamo per il bene degli altri

Domanda: E’ sufficiente per noi correggerci per correggere il mondo?

Risposta: No, non lo è. Siccome tutte le anime sono connesse, una sola anima (grado) non può completare la sua correzione senza correggere le parti del prossimo grado. Nessuna persona vive per il suo beneficio; tutto il sistema è un sistema di dazione reciproca.

Pertanto, è impossibile per una persona correggersi per il proprio beneficio. Tutti viviamo con il fine di fornire la correzione e la soddisfazione agli altri. È impossibile per un’anima che si corregge non avere una parte che è stata corretta dai predecessori e una parte che deve correggere gli altri.

Sappiamo che la parte superiore di ogni anima, il suo GE (Galgalta ve Eynaim) esiste nella parte inferiore, l’Ahap (Ozen, Chotem, PE) dell’anima più alta, anticipatrice (Partzuf). La parte inferiore dell’anima, il suo Ahap, è situata nel GE dell’anima inferiore.

Così, la nostra libera scelta si trova nel luogo in cui non siamo connessi ad un’anima superiore o inferiore; si trova nella parte media dell’anima, la parte media della Sefirà Tifferet. Lì viene formato uno spazio libero per tutte le anime, è il nostro libero arbitrio. Essenzialmente, rappresenta un’unione speciale nella nostra anima, delle anime superiori ed inferiori. In questa unione, sono uguali, così ci danno la libertà di scelta.

Al di fuori dalla parte media della Sefirà Tifferet, le parti dell’anima non appartengono all’anima stessa. La parte superiore appartiene all’anima più elevata (il Partzuf precedente) e la parte inferiore appartiene all’anima inferiore, il suo “successore”.

Pertanto, viene sempre compiuto un calcolo nella dazione al superiore e all’inferiore. La decisione su questa dazione viene fatta nel mezzo; non c’è altra libertà. Questo punto medio nasce artificialmente attraverso l’unione di Binà e Malchut. È chiamato Klipat Noga, e costituisce il mio punto di scelta. A parte questo punto, tutto il resto non appartiene a me, ma ai Partzufim (plurale di Partzuf) superiori o inferiori in relazione a me. Mi trovo nel mezzo ed ho costantemente bisogno di decidere come sono connesso a loro.

Tuttavia, questo punto che prende la decisione è di fatto “l’Io” o “essere umano”, il quale è simile al Creatore. Da una parte c’è Malchut e dall’altra c’è Binà. In questo modo, c’è un contatto speciale tra Binà e Malchut (le qualità del Creatore e la creatura) in questo punto. Questo contatto fornisce una libera scelta per rendere la creatura simile al Creatore; viene chiamata “Adam” o “simile”.

Fino a quando non arriviamo a questa scelta, non siamo “umani”. L’umano comincia da:
1) La consapevolezza della differenza tra Binà e Malchut e
2) La connessione tra di loro.
L’essere umano cresce a partire da questo punto nel grado in cui è capace di servire gli altri con i suoi 613 desideri: i superiori con i suoi 248 desideri e gli inferiori con i suoi 365 desideri.

Se non lo fai, resti solo un punto; ma se lo fai, sviluppi il tuo Galgalta ve Eynaim ed essi si diffondono nell’anima comune: tutte le anime che sono superiori ed inferiori a te.

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I Kabbalisti sul Linguaggio della Kabbalah, Parte 8

Cari Amici, per favore, fate le vostre domande su questi brani dei grandi Kabbalisti. I Commenti nelle parentesi sono miei.

La Legge delle Radici e dei Rami

I Kabbalisti hanno scoperto che la forma dei quattro mondi denominati Atzilut, Beria, Yetzira, e Assiya, iniziando con il primo e il più alto mondo di Atzilut e terminando con questo mondo concreto, fisico di Assiya, è esattamente uguale in tutte le cose e avvenimenti. Questo significa che tutto quello che avviene nel primo mondo [il più alto] si ritrova invariato anche nel mondo successivo, inferiore al primo. E’ uguale per tutti i mondi che succedono, fino ad arrivare a questo mondo fisico.

Non c’è differenza tra loro, ma sono solo differenti nei gradi [qualità del desiderio], percepiti nella sostanza degli elementi della realtà in ogni mondo.
Baal HaSulam, “L’Essenza della Saggezza della Kabbalah
[21656]

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Il giorno dell’espiazione

Fra alcuni giorni osserveremo un giorno speciale chiamato Yom Kippur (Giorno del Giudizio). Tuttavia, una persona non sa quale stato interiore sentirà un cabalista in quel giorno e quando avrà lo stato chiamato “Giorno del Giudizio”. Gli stati interiori di una persona non arrivano in accordo al calendario.

Gli stati che qualsiasi persona attraversa possono essere personali o generali. A livello generale, le persone seguono le tradizioni comuni di ogni giorno festivo. Quando un gruppo di kabbalisti arriva all’unità e attraverso questa, ottiene un certo stato interiore chiamato “giorno di festa”, questo stato non sarà relazionato al giorno festivo generale osservato da tutte le persone. Il giorno festivo interiore avviene in accordo al personale stato interiore della persona, mentre il giorno di festa generale ha luogo secondo il calendario. Le tradizioni ed i costumi, così come ogni specifico giorno, hanno una radice spirituale più elevata. Pertanto, un kabbalista desidera anche seguire le tradizioni insieme agli altri, come è scritto: “Il Creatore resta con il Suo popolo”. Tuttavia, allo stesso tempo, i kabbalisti restano nel loro personale stato interiore.

Le persone religiose seguono costumi e tradizioni, mentre i kabbalisti compiono azioni interiori nelle loro anime, nel connetterle ad altre anime nell’anima comune di Adamo. Facendolo, danno piacere al Creatore e si correggono. La correzione è possibile solo unendosi agli altri, come è scritto: “Ama il tuo prossimo come te stesso, questa è la grande legge della Torà”.

Le persone di tutto il mondo pregano il Creatore (ognuno di loro dirigendosi al suo Signore) e chiedono il perdono; ma forse vale la pena spiegare loro che il pentimento funziona solo rispetto ad “ama il tuo prossimo” e dipende se sei “a favore” o “contrario”. Possiamo renderci conto se pecchiamo oppure no, comparandoci con questa regola. Questa è l’unica legge che dobbiamo seguire, come è scritto: “Ama il tuo prossimo come te stesso è la regola principale della Torà”.

Se tutta l’umanità si riunisse virtualmente per chiarire cosa è “ama il tuo prossimo”, tanto fortemente quanto il Creatore lo esige da noi e per chiarire quanto lontani siamo ancora da questo stato, questo sarebbe un vero giorno dell’espiazione (Yom Kippur) e ci porterebbe fino al Purim (in ebraico Kippur ha lo stesso significato di Purim), la correzione completa.

Quando le persone pregano per il perdono, per loro è molto importante sapere cosa chiedere. Ci lamentiamo e supplichiamo per tanti anni, ma questo non aiuta. Il Creatore non può sentire le nostre preghiere in questa maniera. È così perché la maniera di dirigersi è opposta al pianto corretto; non stiamo pregando per sentire l’amore per il nostro prossimo ed il Creatore non ascolta nessun’altra richiesta. In questo modo, voltiamo le spalle all’Unico che può redimerci e gridiamo nella direzione opposta. Questo è il Giorno dell’Espiazione per la maggioranza delle persone.

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 13.10.2010

Scritti di Rabash, Shlavei ha Sulam, Art. 15
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Dal Libro dello Zohar: Capitolo “VaYechi”(E Giacobbe visse nella terra d’Egitto) Punto 751, Lez. 37
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Rav Yehuda Ashlag: Talmud Eser Sefirot, Volume 6, Punto 141
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Introduzione alla Saggezza della Kabbalah: “L’insegnamento della Kabbalah e la sua Essenza”, Lez. 1
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La Luce che Riforma

Domanda: Cosa è la Luce che Riforma?

Risposta: La Luce che Riforma (o semplicemente la Luce) è un’impressione, uno stimolo o una reazione speciale nel desiderio. Chiamiamo la Luce, Nefesh, Ruach, Neshamà, Hayà, e Yechidà. Come so che cosa è? Il mio desiderio per l’unione comincia a sentire delle “vibrazioni”, riceve il riempimento, l’ispirazione che io chiamo, Nefesh, Ruach, Neshamà, Hayà e Yechidà. Questa è ciò che chiamiamo “Luce”: un fenomeno particolare nel mio desiderio di correggere la rottura dell’anima comune.

Di per sé, il desiderio non ha forma; non ha niente. Non può nemmeno sentire la mancanza di riempimento senza l’influenza della Luce che agisce da lontano; la sente solo quando il desiderio è stimolato sulla “frequenza” di una Luce particolare, il che vuol dire che il desiderio chiede il riempimento sulla stessa “frequenza”, cioè la Luce.

Di conseguenza, prima la Luce influenza il desiderio in maniera tale da renderlo adatto alla Luce secondo la sua qualità, affinché il desiderio agisca per la dazione. Nella misura in cui la dazione è presente nel desiderio, la Luce si rivela in questo.

Tutto si realizza nel desiderio, tutto comincia e termina in esso. Niente entra o esce al di fuori del desiderio e per tanto, tutto dipende solo dalla nostra sensazione.

In questa maniera, anzitutto ho bisogno di sviluppare il desiderio di un riempimento in particolare. Dopo, investigo su come riceverlo. Compio alcune azioni per avere una corrispondenza con il riempimento, posto che comincio ad accorgermi che tutto dipende dalla misura della somiglianza.

Nella misura in cui comincio ad avere la corrispondenza con il riempimento, ne sento la necessità. Dopo percepisco la mia somiglianza con il riempimento, che si chiama attributo della dazione, lo schermo e la Luce Riflessa (Or Chozer). Solo dopo sento il riempimento stesso, riempie il mio desiderio iniziale di riceverlo, così come il mio desiderio di dare che ho creato; riceve piacere per il fatto che ricevo il riempimento dentro l’equivalenza delle qualità. Per tanto, adesso ho un doppio riempimento.

Ciò viene definito “il giusto eredita due volte”. Assaporo la ricezione nei miei desideri naturali (Kelim), così come la dazione nei miei Kelim corretti al di sopra del mio desiderio naturale. Comunque, tutte sono sensazioni ed impressioni solamente nel desiderio di ricevere piacere e tutte vengono definite come i due tipi di Luce. Anche la mancanza di riempimento è Luce.

Dopotutto, se questa “fame di riempimento” non esistesse, non sentirei mai la necessità del riempimento. Inoltre, se non avessi “fame di dare”, non assaporerei mai l’attributo della dazione o la somiglianza con il Creatore.

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