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Lezione quotidiana di Kabbalah del 29.08.2010

Scritti di Rabash, Shlavei ha Sulam, Art. “Lo scopo della Società”
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Dal Libro dello Zohar: Capitolo “VaYechi”(E Giacobbe visse nella terra d’Egitto) Punto 91, Lez. 7
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Rav Yehuda Ashlag: Talmud Eser Sefirot, Volume 1 , Punto 58, Lez. 7
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Rav Yehuda Ashlag: Introduzione al libro: Panim Meirot uMasbirot, Punto 18, Lezione 17
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Una Guida per Il Libro dello Zohar: Assaporare il gusto della vita

Frammenti del mio prossimo libro, Una guida per il Libro dello Zohar.

Al fine di comprendere ciò che è scritto qui, lanceremo uno sguardo al seguente esempio: supponiamo che sono in visita nella casa di una persona molto distinta. L’accogliente padrone di casa mi offre le più delicate ghiottonerie, mi invita a giocare una partita di golf e ad ascoltare un po’ di musica classica. Tuttavia, sono un uomo semplice e non ho nessun interesse nel fare qualunque di queste attività poiché non ho interesse in nessuno di questi piaceri. Non li ho mai sperimentati nella mia vita e per questa ragione non li desidero.

Guardo il padrone di casa con sorpresa e gli dico, “Cosa vuole da me? Non sono venuto qui per godere delle cose che piacciono a lei. Io voglio godere delle cose che piacciono a me! Il padrone di casa mi risponde “Mio caro amico, io desidero darle questi squisiti piaceri. Non può immaginare quanto sono incredibili. Cerchi di abituarsi ad essi poco a poco e vedrà in che maniera le si riveleranno piaceri infiniti, così alti che saranno incomparabili alle cose alle quali lei è abituato”.

Allora, cosa posso fare? Posso aver fiducia del padrone di casa e lasciare che mi insegni nuovi piaceri, a prescindere dal fatto che non sono abituato ad essi e per tanto, non sono molto propenso ad essi. Poco a poco, tuttavia, imparerò a sentire un sapore speciale, celestiale in essi. Oppure posso dire all’accogliente padrone di casa, “Sai cosa? È difficile per me abituarmi a questi nuovi piaceri ed a così difficili condizioni e dimenticare tutte le abitudini del mio passato. Non posso farlo. Lasciami in pace e permettimi di ritornare alla mia semplice vita”. Allora cosa mi dirà il padrone di casa? “Certamente, su vai”.

Tuttavia, quando ritorno alla mia vita regolare, comincio a sperimentare stati sgradevoli; quando ricordo le parole del padrone di casa descrivere i piaceri più raffinati, allora ritorno a casa sua. Questo processo può ripetersi diverse volte, ritornando alla mia vita passata e poi a casa dell’anfitrione (padrone di casa).

In ultima istanza, comprendo che non c’è altra maniera: io devo semplicemente ritornare a casa dell’anfitrione, affinché mi aiuti a rimpiazzare i miei piaceri con i suoi e tutto per il bene. Assaporerò il gusto della vita in essi.

I Kabbalisti sull’Essenza della Saggezza della Kabbalah, Parte 14

Cari amici, fate le vostre domande sui frammenti degli scritti dei grandi kabbalisti. Prometto di rispondervi. I commenti tra parentesi sono miei.

La saggezza della Kabbalah e la filosofia:

I saggi della Kabbalah osservano la teologia filosofica, lamentandosi che i teologi filosofici hanno rubato il guscio superiore (concetti generali esterni) dalla loro saggezza che Platone ed i suoi successori acquisirono (adottarono e modificarono attraverso l’intelletto egoista umano) quando studiarono (superficialmente, senza approfondire l’essenza) con i discepoli dei profeti di Israele.

Hanno rubato componenti elementari della saggezza di Israele (come più in avanti altre religioni hanno rubato i principi maggiori della Kabbalah) e si sono rivestiti di un vestito che non appartiene loro (le religioni rivestirono i loro comandamenti e proprietà nelle preghiere, nei costumi e tradizioni esteriori). E fino a questi giorni la teologia filosofica si è seduta sul trono della Kabbalah, ereditiera della sua signora (l’autentica saggezza universale).

La Kabbalah non potrà provare la sua natura (superiore) e veridicità fino a che non si scopra la futilità della teologia filosofica che ha ereditato il suo trono, e non ci sarà nessuna rivelazione che sia sufficiente affinché la gente la riconosca (nel mondo). (Poiché è solo attraverso il chiarimento degli inganni della teologia filosofica che sono opposti alla Kabbalah che l’umanità potrà raggiungere l’essenza della Kabbalah).

Per tanto, non si era mai presentata la salvezza per Israele (cioè, coloro che aspirano al Creatore, Israel=Isra-El, diretto al Creatore), come nel momento in cui apparve la psicologia materialista (basata solamente sull’esperienza e la ricerca scientifica realista invece delle congetture), dando alla teologia filosofica (non valida ed immaginaria) un colpo mortale (con i suoi chiarimenti e fatti sensibili) sulla testa.

Baal HaSulam, La saggezza della Kabbalah e la filosofia

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Prima dell’ARI Le Porte della Saggezza erano chiuse per noi

L’ARI è una grande anima che discese nel nostro mondo per aprirci le porte della saggezza. Per tanto, Baal HaSulam scrive che dall’epoca dell’ARI in avanti, tutto dipende dalla persona: essa deve correggersi e mediante questo, rivelare il Creatore, arrivare all’adesione con Lui ed ottenere il proposito della creazione. Prima dell’ARI, questa porta era chiusa del tutto perché le anime ancora non erano preparate. Avevano ancora bisogno di sperimentare un certo cammino di sviluppo e di mescolarsi.

L’ARI simboleggia il periodo del Messia per la qual cosa è chiamato Messia figlio di Giuseppe. Dalla sua epoca in avanti, la scienza della Kabbalah cominciò ad acquisire la forma di un metodo di correzione. Prima di questo, era destinata solo ad alcuni eletti ed era presentata in una maniera speciale.

Dobbiamo rispettare i kabbalisti che vivevano a Safed nella stessa epoca dell’ARI, poiché essi riconobbero la sua grandezza e lo apprezzarono. Il Ramak era già vecchio, famoso e stimato, ma andò alle lezioni dell’ARI. Si sedette lì come uno studente, a prescindere dal fatto che aveva il doppio dell’età dell’ARI ed era riconosciuto come un grande kabbalista.

Grazie al Ramak ed a molti altri kabbalisti che riconobbero le capacità dell’ARI, questo venne protetto dagli oppositori della Kabbalah. Dopotutto, egli aveva molti studenti giovani (da 26 anni) e l’attitudine verso la Kabbalah in quell’epoca era molto lontana dall’essere positiva. Possiamo pensare che tutto era permesso, come alcune persone scrivono in questi giorni, ma questo non era il caso.

In questo senso, la vita dell’ARI è simile a quella del Ramchal, che fu perseguitato per studiare la Kabbalah ed esiliato dal ghetto di Padova, in Italia, dove viveva. Tuttavia, il Gaon di Vilna (Agra) dimostrò la sua grandezza ed il Ramchal fu lasciato in pace.

(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah dell’8 Agosto 2010, sull’Introduzione al Libro, Panim Meirot uMasbirot)

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I Kabbalisti sull’Essenza della Saggezza della Kabbalah, Parte 13

Cari amici, fate le vostre domande su questi frammenti degli scritti dei grandi kabbalisti. Prometto di darvi risposta. I commenti tra parentesi sono miei.

La realtà contenuta nella saggezza della Kabbalah

Dal Superiore si insegnerà all’inferiore; cioè, all’inizio abbiamo bisogno di raggiungere prima (anche se si desidera unicamente capire ciò che succede nel nostro mondo in basso) le Radici Superiori in quantità, le quali sono al di sopra, nella spiritualità, al di sopra di qualsiasi immaginazione (mediante la correzione dell’egoismo al suo livello dell’attributo della dazione), ma con il raggiungimento puro (cioè, attraverso l’equivalenza con esse, diventando uguale ad esse nel livello spirituale).

E una volta che il bene raggiunge le Radici Superiori (da dove tutto il governo discende ai rami del nostro mondo) con la sua propria mente (con le sue nuove qualità), gli è possibile esaminare (dalle radici, dall’alto) i rami tangibili che sono in questo mondo e sapere come ogni ramo è relazionato con la sua radice nel Mondo Superiore, in tutti i suoi ordini, in quantità e qualità.

-Baal HaSulam, L’essenza della saggezza della Kabbalah

Tutto ciò che non raggiungiamo e non ha né un nome né un appellativo, come potremo definirlo con un nome? Qualunque nome implica un raggiungimento.

Baal HaSulam, Lo studio delle dieci Sefirot, Parte 1°, Riflesso Interiore, Capitolo 1°, Punto 5

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Torah, Porzione Settimanale – 27.08.10

Il Libro dello Zohar, Porzione Settimanale “Ki Tavo ”, Brani selezionati
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Lezione quotidiana di Kabbalah – 27.08.2010

Introduzione alla Saggezza della Kabbalah, Punto 80, Lezione 36
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Dagli scritti del Baal HaSulam: “Occultamento e Rivelazione”
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Il principio di base dell’avanzamento spirituale

Una persona non può acquisire un vaso spirituale, il desiderio di ricevere la proprietà della dazione dall’Alto, senza annullare se stessa innanzi al gruppo. Senza questo, studierà, ma lo farà invano. D’altra parte, se si mette al di sopra degli altri, allora il suo studio diventerà “la pozione della morte” e la trasformerà in un “pipistrello nella notte”. Al contrario, se una persona si pone al di sotto degli amici, allora il suo studio la renderà “un gallo che saluta l’aurora”.

Per tanto, tutto dipende unicamente dall’attitudine verso il gruppo e gli amici. D’altra parte, la cosa più importante non è ciò che si fa esteriormente, ma ciò che sta accadendo dentro il suo cuore, cioè:

1) In che misura sente (ancora in maniera egoistica) che non raggiungerà mai la meta senza gli amici;

2) Quando lavora con il fine di vederli come più grandi di lei. Di fatto, questo è molto difficile ed una persona deve almeno capire, che questi sono gli amici che il Creatore ha scelto per lei.

Fino a che una persona non comincia a relazionarsi con gli altri come con la sua stessa famiglia, come persone importanti e necessarie per lei, la Luce non la impressionerà in maniera positiva.

Salgo il primo gradino se percepisco tutto come un “1” e me stesso come uno “0”, cioè, che in relazione a loro, sono proporzionalmente uno “0,1”, ovvero, che percepisco me stesso come 10 volte più piccolo di loro; ma nel secondo gradino, l’egoismo mi porta un “peso nel cuore” e dovrò percepirli come 100 volte più importanti di me; e nel terzo gradino, 1000 volte. Al contrario, non potrò chiedere alla Luce che Riforma che mi impressioni. Ogni volta che desidero ascendere, per prima cosa devo discendere più profondamente. Per tanto, una persona sente un vuoto più grande tra la sua persona e la società (10, 100 e 1000 volte di più).

Questo avanzamento è impossibile senza l’appoggio dell’ambiente e senza l’obbiettivo comune che arde appassionatamente all’interno di ognuno. Mediante questo, tutti acquisiscono motivazione, ispirazione, l’importanza della spiritualità e la comprensione che questa è l’unica occupazione degna nella vita.

Cominciamo con l’amore degli amici che ci aiuta ad attrarre la Luce Circondante che ci corregge e ci apporta un amore genuino verso gli altri, attraverso il quale arriviamo all’amore per il Creatore. Per tanto, questo principio si applica lungo tutta la nostra ascesa spirituale, in ogni azione, dal principio alla fine lungo il cammino.

(Estratto dalla 4° parte della lezione del mattino di Kabbalah, articolo, Ama il tuo Amico, del giorno 30 Maggio 2010).

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I Kabbalisti sull’Essenza della Saggezza della Kabbalah, Parte 12

Cari amici, fate le vostre domande su questi frammenti degli scritti dei grandi kabbalisti. Prometto di darvi risposta. I commenti tra parentesi sono miei.

La realtà contenuta nella scienza della Kabbalah

La Kabbalah non utilizza nomi e denominazioni al di fuori dell’aspetto della realtà (che raggiungiamo con i nostri sensi e poi esaminiamo nella nostra mente) ed autenticità (rivelati a noi nella misura della nostra correzione). Questa è una regola inflessibile (assoluta) per tutti i saggi della Kabbalah: “Tutto ciò che non raggiungiamo (chiaramente nelle nostre qualità corrette) non lo definiremo (è impossibile farlo) con nome né parola” (si deve al fatto che un nome spiega la qualità dell’oggetto che si è raggiunto e la qualità si raggiunge nel grado della somiglianza con le qualità dell’oggetto, in accordo alla legge dell’equivalenza della forma: unicamente si raggiunge la somiglianza).

E qui è necessario che capisca che il significato della parola Hasagà (raggiungimento) è: Il grado finale della comprensione. Ciò è stato preso dalla frase “Ki Tasig Yadchà” (poiché la tua mano raggiungerà); cioè prima che qualcosa si chiarisca davanti agli occhi con completa determinazione, come è stato afferrato con le mani, i cabalisti non lo considerano con il nome di “Hasagà”, ma lo chiamano con diverse denominazioni, come “Havanà” (comprensione), *“Haskalà” (saggezza), ecc …

* La parola Haskalà si intende anche come cultura, erudizione, apprendimento, ecc …

Baal HaSulam, L’essenza della Saggezza della Kabbalah

Lezione quotidiana di Kabbalah – 26.08.2010

Il Libro dello Zohar, VaYechi “E Giacobbe visse nella terra d’Egitto”, Punto 50
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Rav Yehuda Ashlag: Talmud Eser Sefirot, Volume 6, Parte 15, Punto 5
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Articolo “Arvut (La Garanzia Spirituale)”, Punto 21
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Scritti di Rabash, Shlavei ha Sulam,Art. 32
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