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I Kabbalisti sull’Essenza della Saggezza della Kabbalah, Parte 14

Cari amici, fate le vostre domande sui frammenti degli scritti dei grandi kabbalisti. Prometto di rispondervi. I commenti tra parentesi sono miei.

La saggezza della Kabbalah e la filosofia:

I saggi della Kabbalah osservano la teologia filosofica, lamentandosi che i teologi filosofici hanno rubato il guscio superiore (concetti generali esterni) dalla loro saggezza che Platone ed i suoi successori acquisirono (adottarono e modificarono attraverso l’intelletto egoista umano) quando studiarono (superficialmente, senza approfondire l’essenza) con i discepoli dei profeti di Israele.

Hanno rubato componenti elementari della saggezza di Israele (come più in avanti altre religioni hanno rubato i principi maggiori della Kabbalah) e si sono rivestiti di un vestito che non appartiene loro (le religioni rivestirono i loro comandamenti e proprietà nelle preghiere, nei costumi e tradizioni esteriori). E fino a questi giorni la teologia filosofica si è seduta sul trono della Kabbalah, ereditiera della sua signora (l’autentica saggezza universale).

La Kabbalah non potrà provare la sua natura (superiore) e veridicità fino a che non si scopra la futilità della teologia filosofica che ha ereditato il suo trono, e non ci sarà nessuna rivelazione che sia sufficiente affinché la gente la riconosca (nel mondo). (Poiché è solo attraverso il chiarimento degli inganni della teologia filosofica che sono opposti alla Kabbalah che l’umanità potrà raggiungere l’essenza della Kabbalah).

Per tanto, non si era mai presentata la salvezza per Israele (cioè, coloro che aspirano al Creatore, Israel=Isra-El, diretto al Creatore), come nel momento in cui apparve la psicologia materialista (basata solamente sull’esperienza e la ricerca scientifica realista invece delle congetture), dando alla teologia filosofica (non valida ed immaginaria) un colpo mortale (con i suoi chiarimenti e fatti sensibili) sulla testa.

Baal HaSulam, La saggezza della Kabbalah e la filosofia

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Prima dell’ARI Le Porte della Saggezza erano chiuse per noi

L’ARI è una grande anima che discese nel nostro mondo per aprirci le porte della saggezza. Per tanto, Baal HaSulam scrive che dall’epoca dell’ARI in avanti, tutto dipende dalla persona: essa deve correggersi e mediante questo, rivelare il Creatore, arrivare all’adesione con Lui ed ottenere il proposito della creazione. Prima dell’ARI, questa porta era chiusa del tutto perché le anime ancora non erano preparate. Avevano ancora bisogno di sperimentare un certo cammino di sviluppo e di mescolarsi.

L’ARI simboleggia il periodo del Messia per la qual cosa è chiamato Messia figlio di Giuseppe. Dalla sua epoca in avanti, la scienza della Kabbalah cominciò ad acquisire la forma di un metodo di correzione. Prima di questo, era destinata solo ad alcuni eletti ed era presentata in una maniera speciale.

Dobbiamo rispettare i kabbalisti che vivevano a Safed nella stessa epoca dell’ARI, poiché essi riconobbero la sua grandezza e lo apprezzarono. Il Ramak era già vecchio, famoso e stimato, ma andò alle lezioni dell’ARI. Si sedette lì come uno studente, a prescindere dal fatto che aveva il doppio dell’età dell’ARI ed era riconosciuto come un grande kabbalista.

Grazie al Ramak ed a molti altri kabbalisti che riconobbero le capacità dell’ARI, questo venne protetto dagli oppositori della Kabbalah. Dopotutto, egli aveva molti studenti giovani (da 26 anni) e l’attitudine verso la Kabbalah in quell’epoca era molto lontana dall’essere positiva. Possiamo pensare che tutto era permesso, come alcune persone scrivono in questi giorni, ma questo non era il caso.

In questo senso, la vita dell’ARI è simile a quella del Ramchal, che fu perseguitato per studiare la Kabbalah ed esiliato dal ghetto di Padova, in Italia, dove viveva. Tuttavia, il Gaon di Vilna (Agra) dimostrò la sua grandezza ed il Ramchal fu lasciato in pace.

(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah dell’8 Agosto 2010, sull’Introduzione al Libro, Panim Meirot uMasbirot)

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