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Parashat settimanale del 13.08.2010

Parashat settimanale, Dal Libro dello Zohar: “Giudici”
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Possiamo imparare dai nostri errori

Introduzione allo studio delle Dieci Sefirot, Punto 58: Con questo capiamo le parole dei nostri saggi che, “Chi si pente per timore, fa si che i suoi peccati si trasformino in errori” … i peccati che uno commette risultano al ricevere la provvidenza del doppio occultamento, cioè, occultamento dentro occultamento… Tuttavia, nell’occultamento semplice, che significa che crede nella provvidenza del castigo e della ricompensa, solo che a causa dell’accumulazione della sofferenza a volte arriva a pensieri di trasgressione.

Perché la persona commette un errore? Perché non si rende conto che si trova nella mancanza. Tuttavia, non si suppone neanche che debba rendersene conto, oppure si? Tutto il nostro lavoro consiste nell’ acquisire una nuova visione attraverso la fede al di sopra della ragione. Per tanto, all’inizio, non percepiamo la spiritualità, con l’obiettivo che più avanti possiamo vederla alla luce della dazione. Non si può vedere la spiritualità alla luce dell’egoismo.

Nessuno ha occultato la spiritualità o costruito una recinzione per nasconderla. Siamo noi che la occultiamo con i nostri desideri egoistici. È per questa ragione che cominciamo a percepire la spiritualità unicamente elevandoci al di sopra del nostro egoismo. È come quando mi trovo di fronte ad una parete, una barriera: salendone al di sopra, posso lanciare uno sguardo su quello che si trova al di là.

È in questa maniera che immaginiamo cos’è la fede al di sopra della ragione. Mentre mi trovo “dentro la ragione” al di sotto della barriera, non posso vedere il mondo spirituale. I miei organi di percezione sono diversi; nel frattempo devo cominciare a percepire la realtà nei desideri di dazione. Quando la Luce Riflessa mi illumina, si rivela in me la realtà spirituale che posso vedere in questa Luce.

È per questo motivo che naturalmente commettevo errori e crimini quando non percepivo la spiritualità. Come è possibile che non mi sbagliassi? Tuttavia, perché non vengono chiamate “trasgressioni”? Perché grazie alla rivelazione ed alla correzione dei miei errori, mi sono corretto io stesso ed in questo modo, ho raggiunto il grado di “pentimento per timore”, cioè ha costruito lo schermo della dazione per la dazione.

Ho imparato dai miei errori, poiché è impossibile correggere ciò che sono fino a non rivelare tutto il male del desiderio egoista. Ciò viene denominato “identificare l’errore”. Correggendo una certa misura dell’errore che mi è stato rivelato, realizzo un comandamento.

Per tanto, completando il nostro pentimento, correggiamo tutti i nostri errori. È proprio grazie ad essi che raggiungiamo la dazione. Tutti questi errori sono stati il risultato dell’occultamento.

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Lezione quotidiana di Kabbalah del 13.08.2010

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Dal Libro dello Zohar, VaYechi “E Giacobbe visse nella terra d’Egitto”, Punto 1, Lez.1
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Estratti dalle Opere di Rav Kook
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Cosa significa studiare ed impegnarsi nella Torah?

Ho ricevuto una domanda: Cosa significa “impegnarsi nell’autentica Torah”?

La mia risposta: Come scrisse Baal HaSulam, praticare la Kabbalah significa realizzarla dentro di noi, sperimentarla. La Luce che ci corregge è chiamata la Torah. È opposta a me e splende da lontano verso il mio Reshimo (il mio gene spirituale informativo). Mi sono evoluto nelle precedenti generazioni d’accordo alla catena di Reshimo e sono arrivato a un Reshimo chiamato “punto nel cuore”; il quale si è svegliato sotto l’influenza della Luce, e mi fa sentire che c’è qualcosa molto più elevata della vita che ho vissuto fin’ora nel mio corpo.

Tutto il lavoro viene fatto dalla Luce che Riforma. É la Luce che mi sveglia. Inizialmente la Luce mi ha sviluppato nel livello animato. Tuttavia, adesso è arrivato il tempo per che io diventi uomo.

Io, da me, non sono capace di agire, per ciò io faccio appello al sistema delle anime (un gruppo Kabbalistico) e da questo ricevo desiderio addizionale e addizionale importanza del Creatore, cioè io inizio a sentire la Sua importanza e la mia insignificanza. La differenza tra l’una e l’altra crea un desiderio addizionale chiamato MAN (preghiera). Io innalzo questo MAN verso l’alto. Basicamente il mio lavoro risiede in questo. Quando io elevo il mio MAN, il desiderio di raggiungere il Creatore, a una grandezza 10 volte più grande di quello che era inizialmente come punto nel cuore, io fatto il mio lavoro.

Tuttavia, non è ancora “studiare la Torah” o “impegnami nella Torah”. Fino ad ora si è trattato solamente di preparazione. Ma adesso la Luce inizia a illuminarmi con un potere più grande. Questa è adesso Luce Circostante – 2. Brilla su di me in maniera differente, in una linea retta e d’accordo al mio desiderio.

La percezione dell’importanza del Creatore è chiamata Keter e la propria insignificanza è Malchut. Questo significa che adesso sto agendo d’accordo allo scopo di raggiungere il Creatore mettendo i miei desideri in una linea. Le estremità di questa linea sono Keter e Malchut. Il Creatore e la dazione sono in alto, io e la ricezione siamo in basso.

Adesso la Luce inizia ad arrivare a me in un altro modo diretto, ed inizia a mettere insieme le mie qualità. Mi mostra cosa sia più o meno importante dentro di me mettendo tutto in ordine, cioè, la Luce Circostante – 2 è ben ordinata, e d’accordo con quest’ordine, inizia a riformarmi. Questo vuol dire che io adesso sto “studiando la Torah” dato che sto studiando le modificazioni che la Luce Circostante sta facendo su di me.

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