Quali parole non possono trasmettere

La cosa più importante quando si studia la Kabbalah sono i nostri sentimenti. Non è possibile per noi rivelare una impressione spirituale nei nostri sensi esteriori terrestri. Può essere sentita soltanto all’interno dei nostri vasi dell’anima (Kelim).

I libri Kabbalistici usano il linguaggio dei rami dove ogni parola punta ed è collegata alla sua Superiore Radice Spirituale. Ogni radice spirituale ha il suo ramo corrispondente nel nostro mondo; comunque, la parola in se non ha l’abilità di trasmettere un sentimento. Questo succede perché per far si che ciò accada, noi dobbiamo essere nel sentimento stesso.

Una parola rappresenta un vaso con il suo appagamento. Questo è lo scheletro del Kli, cioè uno schermo e la Luce Riflessa, ed uno stato interiore che è il nome a quattro lettere del Creatore HaVaYaH.

Noi formiamo le parole e frasi da “pezzi” chiamati “Taamin” (sapori), “Nekudot” (i punti sotto le lettere), “Tagin” (piccole corone sopra le lettere) ed “Otiot” (lettere). Questo ci consente in qualche maniera di descrivere stati spirituali, collegamenti, relazioni e l’intero processo di transizione tra gli stati.

Comunque sia, non possiamo trasmettere gli stati in se perché ognuno ha un proprio vaso di comprensione. L’unica cosa che possiamo trasmettere uno all’altro è l’informazione esteriore sulla preparazione del vaso spirituale ed il livello di collegamento tra le forze. Tuttavia siamo incapaci di trasmettere i sentimenti. Per cui ognuno di noi deve “visualizzare” interiormente (sentire nel proprio cuore) le azioni che sono descritte per mezzo delle parole.

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