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Lezione serale sullo Zohar del 07.06.2010

Dal Libro dello Zohar: Capitolo “Vayigash”(Allora Giuda si avvicinò), Punto 53, Lezione 3
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Scritti di Rabash, Shlavei ha Sulam, Vol.1, Pag.31, Art.13
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Le lettere sono qualità

Le lettere sono qualità che il nostro desiderio accetta sotto l’influenza della Luce che Riforma. Il Creatore ha creato la materia, cioè il nostro desiderio di ricevere piacere. Sotto l’influenza della Luce, questo desiderio assume differenti forme o qualità simili alla Luce.

Di per sé, la materia è il desiderio di ricevere piacere, il desiderio per il riempimento; ma con l’aiuto della Luce acquisisce forme più elevate che sono opposte alla sua natura, le qualità dell’amore e della dazione. Noi ci riferiamo a queste qualità come forme perché esse emanano dal desiderio e si proiettano all’esterno. Il desiderio acquisisce una forma esteriore che può essere riconosciuta. Se fosse semplicemente materia, non sarei capace di percepirla. La riconosco perché essa ha una certa forma, come un cerchio, un quadrato oppure un rettangolo. Non la riconoscerei senza una forma.

La Luce influenza il desiderio di ricevere piacere creando diverse “protuberanze e cavità” in esso, rendendolo perciò capace di distinguere se stesso attraverso le qualità della dazione che inizialmente non esistono nel desiderio. Queste qualità sono costruite al di sopra del desiderio, come se stessero cominciando ad emergere da esso. Ecco perché ci riferiamo a queste qualità come forme. Cosa significa “una forma”? La materia che in un modo è diventata simile alla Luce è chiamata la forma della materia.

In totale ci sono 27 di queste forme: 22 lettere dalla “Aleph” alla “Tav” e 5 forme finali, MaNTZePaCH. Perché è così? Perché ci sono 22 forme della dazione che emanano da ZAT (parti di Binà che ci influenzano): 9 da Binà, 9 da Zeir Anpin e 4 da Malchut, come pure 5 forme finali (forme delle limitazioni).

Ecco perché abbiamo 27 forme che la nostra materia accetta sotto l’influenza della Luce. Per questa ragione possiamo usare queste 27 forme per spiegare ciò che il Creatore ci sta facendo, cosa Egli vuole da noi e come possiamo diventare come Lui nelle 27 forme che acquisiamo sotto l’influenza della Luce nel nostro mondo; ma fin qui la nostra materia manca di forma; non è nient’altro che una montagna di desideri.

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Lezione quotidiana di Kabbalah del 07.06.2010

Dal Libro dello Zohar: Capitolo “Vayigash”(Allora Giuda si avvicinò), punto 10, lezione 2
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Scritti di Rabash, Shlavei ha Sulam, “Se a volte chiamiamo Spiritualità un’anima” volume 1, pagina 31
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La vergogna è un’elevata sensazione

Una domanda che ho ricevuto: Come possiamo arrivare a sentire la vergogna e fare una restrizione sul nostro ego?

La mia risposta: La vergogna è una sensazione molto elevata, che non arriva all’inizio del nostro cammino. Questa vergogna la proviamo rispetto al Creatore, il Datore; proprio perché Lui è il Datore ed io sono il ricevente.

Nel nostro mondo restringiamo sempre la nostra ricezione per evitare di provare vergogna. Dobbiamo giustificare la ricezione: siamo preoccupati di preservare il sentimento di dignità personale siccome il nostro “Io” è anche più importante della vita in sé. Infatti, siamo pronti a morire se facendo ciò allontaniamo l’umiliazione. Questo è il fondamento della nostra natura. Le persone sono desiderose di affrontare la morte per sostenere il loro “Io”, la loro autostima.

La vergogna si ha quando sento il mio “Io” annullarsi e scomparire. Se perdo il mio desiderio ed il riempimento, non sento che cesso di esistere. Una persona muore e non sente che scompare completamente dalla realtà. Sente soltanto di perdere qualche parte di se stessa come se si stesse disfacendo di qualcosa del suo passato.

Tuttavia, quando mi arriva la sensazione della vergogna, essa cancella la mia esistenza spirituale. È un tipo di sentimento interno come se non restasse niente di me. È al di sopra della nostra vita e della morte, tanto è profondo; ed è impossibile opporsi. L’uomo commette suicidio per salvare il punto del suo “Io”. Il corpo è semplicemente un animale e non siamo particolarmente spaventati dal perderlo. Vediamo in che modo la gente rischia la propria vita.

Il Creatore fa continuamente un gioco con noi offendendo coerentemente e metodicamente il punto del nostro “Io”, e noi veniamo lasciati senza una scelta ma a prendere provvedimenti in modo da preservare la nostra individualità. Il sentimento che devo elevare in alto questa vita, oltre la morte, mi aiuta ad acquisire una seconda natura. Sono preparato ad accettarlo. Mi viene detto di dare ed io sono desideroso di farlo. Ho bisogno di perdere me stesso oggi? Sicuro, sono pronto! Purché il punto del mio “Io” sia preservato.

Questa sensazione può essere solo garantita dalla Luce che Riforma. La Luce ci colpisce e risveglia in noi questo punto che si estende alla nostra vera anima, il punto iniziale chiamato “Esh Mi Ayin” (creato dal nulla – esistenza dall’assenza). Questo non è il materiale del desiderio di provare piacere, ma qualcosa di ancora più profondo.

Il solo modo di acquisirlo è attraverso lo studio della Kabbalah in un gruppo di kabbalisti. Nel gruppo noi cerchiamo di costruire un modello di unità spirituale simile a quello che esiste nel Mondo dell’Infinito. Studiando nelle condizioni di questa unità, noi attiriamo la Luce che ci eleva in questo vero stato. Non ci sono altri mezzi al di fuori del gruppo e dello studio nel gruppo.

La vergogna è una terribile sensazione, ma è proprio la vergogna che ci porta la salvezza.

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