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Lezioni dal Congresso sullo Zohar – 24.02.10

Congresso sullo Zohar 2010, Lezione 7
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Cosa si nasconde dietro lo schermo di questa realtà?

Domanda: capisco che lo Zohar non parla del nostro mondo; ma come possiamo usare questi desideri che descrive, nella nostra vita quotidiana?

Risposta: lo Zohar parla anche del nostro mondo. È solo che tu immagini il nostro mondo nella forma di immagini terrene, come le immagini sullo schermo di un computer, mentre lo Zohar parla delle forze che creano questa immagine in te. Durante la lettura dello Zohar, passo dopo passo, comincerai a comprendere te stesso ed il mondo, come una proiezione delle Forze Superiori (o attributi).

Vedere la connessione tra l’immagine e le forze che la descrivono, ti permette di capire il Creatore di questo film, il Suo piano, e Lui stesso. Riesci a capirlo dall’interno del tuo essere e nel raggiungere l’unificazione con Lui.

In più, durante la tua vita quotidiana, devi cercare di pensare la stessa cosa ed in questa maniera, gradualmente, raggiungerai una connessione chiara, non interrotta, tra questo mondo, questa realtà ed il suo Creatore.

Il linguaggio dei rami

Si deve guardare l’immagine di questo mondo nel corso di tutto il processo dell’ascesa spirituale fino allo stesso Mondo dell’Infinito. La nostra correzione è possibile solo a condizione di percepire la realtà di questo grado inferiore, il nostro mondo.

Devo raggiungere continuamente le radici che si trovano al di sopra dell’immagine del nostro mondo che adesso percepiamo. Questa immagine non cambia: solo le sue radici vanno ad essere più elevate o profonde, cioè, raggiungere il Creatore (la radice dei nostri desideri), percepire in grado maggiore il Creatore, la radice dei miei desideri.

L’immagine che ora vediamo è solo il Suo ramo disegnato dai miei desideri sullo sfondo dei desideri del Creatore. Il mondo è l’immagine della disuguaglianza tra i nostri desideri o attributi ed il Creatore.

Nel processo dell’acquisizione, il mio linguaggio non cambia perché non cambia nemmeno l’immagine del mondo inferiore. Impiego le stesse parole, non importa se mi trovo nel primo livello, nel mezzo o alla fine del cammino. I Kabbalisti non hanno altra possibilità di comunicare tra loro oltre “al linguaggio dei rami”.

Lo stato più basso è lo stesso per tutti e la connessione dei rami con la radice si estende dal Mondo dell’Infinito attraverso la stessa linea che noi uniamo da un mondo all’altro, lungo i 125 gradini ed in tutti i 613 desideri.

Per questo, posso nominare qualunque desiderio dei 125 gradini, prendendo il nome corrispondente del ramo di questo mondo. Per questo i Kabbalisti hanno scelto “il linguaggio dei rami” poiché resta invariabile lungo tutto il cammino dell’avanzamento spirituale.

Questo linguaggio è perfetto e se solo conoscessimo la connessione tra la radice ed il ramo, avremmo la capacità di comprenderlo.

“Lasciare che ogni giorno cominci di nuovo”

Zohar, Capitolo Shmini, Punto 46: “E disse ad Aronne: prendi un vitello”, per espiare attraverso il vitello per colui che aveva peccato, come è scritto “ … e fece un vitello fuso”.

Una delle qualità all’interno di una persona, chiamata Mosè, sale al monte, mentre un’altra, una qualità molto elevata, chiamata Aronne, commette il gran peccato: adorare il vitello d’oro. In questo modo questi due punti estremi lavorano all’interno di una persona.

Un toro-vitello e non un toro-vacca. Il bestiame allude ad un bue, Gevurà di ZA e una vacca allude a Malchut; e Malchut ha tre facce: la faccia di un leone, la faccia di un bue e la faccia di un’aquila. Un toro-vitello allude al bue che si trova in Malchut.

Non dobbiamo cercare di ricordare le parole di questo testo, non importa se tutto parte dalla nostra memoria nei secondi successivi. Non deve preoccuparci. La nostra unica preoccupazione deve essere di provare a sentire le parole che leggiamo nella misura in cui le leggiamo e questo è tutto.

Non dobbiamo cercare di ricordare niente. Quando ascoltiamo una storia del nostro mondo comune, non dobbiamo ricordare cosa significano “una vacca” o “un vitello” o “un uomo”. Sentiamo semplicemente queste nozioni. La stessa cosa si applica alle nozioni spirituali: abbiamo soltanto bisogno che tutte ci si rivelino, invece di ricordarle meccanicamente.

Al contrario, se ricordassimo qualcosa, cadremmo nel pericolo di presumere che già abbiamo raggiunto qualcosa, ma questa sarebbe una menzogna. Ci sentiremmo soddisfatti con cose sbagliate.

Di conseguenza, la cosa migliore è non ricordare niente in assoluto e lasciare che “ogni giorno cominci di nuovo”. Dobbiamo terminare la lezione senza ricordare niente, come se non avessimo letto niente in assoluto. La cosa importante è che ci siamo applicati e abbiamo sperato una rivelazione.