Pubblicato nella '' Categoria

Tutto quello che ci succede ci serve per arrivare alla Kabbalah

new-theoriesLa domanda che ho ricevuto: Studio la Kabbalah da qualche mese, dall’inverno del 2009, in principio tramite Internet con il Learning Center, mentre adesso partecipo alle lezioni del mattino, leggo i testi e sono parte di un gruppo. La mia domanda riguarda la tua risposta al blog “We Are Brought to Perfection Through The Cure Of Absolute Kindness.” ( Siamo condotti alla perfezione attraverso la cura della gentilezza assoluta”). Ero ballerino in una compagnia di danza, e da piccolo facevo delle gare di atletica. Ho avuto molti incidenti, ai piedi, alle ginocchia, ai tendini e dei seri problemi alla schiena che mi hanno portato ad aver bisogno di tre operazioni e di un intervento alla spina dorsale.
Negli ultimi tre anni ho preso dei farmaci oppiacei. Da sei mesi ho potuto smettere di usare questi farmaci così forti e adesso ne uso di più leggeri, quello cosiddetti da banco. Devo prendere delle medicine tutti i giorni, poiché, se non lo facessi, sentirei dolore per tutto il giorno.
Dimmi se ho ragione o torto. Sembra che io abbia dovuto patire tutti questi colpi per arrivare alla conclusione che ogni cosa è stata fatta come se fosse un assoluto bene/gentilezza per condurmi verso il mio destino, e che attraverso lo studio della Kabbalah troverò la calma e la fine del dolore e che non soffrirò più? Ciò significa che non dovrò prendere più delle medicine?
Dovrei cercare di smettere di prendere anche quelle che prendo adesso? Significa che posso aspettarmi una definitiva, e si spera prossima, liberazione da questo dolore?

La mia risposta: Tutto ciò che ti è successo fino ad oggi è successo perché tu potessi arrivare alla Kabbalah!

Le nozioni descritte nella Torah rappresentano delle azioni spirituali

wordsLa rivelazione del Creatore avviene nella Luce di Hochma. La Luce di Hassadim, la dazione per il bene della dazione, è una semplice preparazione per l’anima affinché possa ricevere la Luce. Attraversiamo la Barriera- Machsom, raggiungiamo la proprietà della dazione (l’intenzione “per il bene della dazione” – la proprietà di Bina) e rimaniamo in questo stato durante il periodo della correzione “40 anni nel deserto”, finché non raggiungiamo finalmente la correzione attraverso il riempimento dei nostri desideri con la Luce di Hassadim.

In seguito incominciamo “a ricevere per il bene di dare/della dazione”. “Entriamo nella Terra di Israele”, in cui la parola “Eretz” significa “Terra” e deriva dalla parola “Ratzon” – desiderio, e Isra-el sta per “ direttamente verso il Creatore” Noi usiamo i nostri desideri per il bene della dazione attraverso la rivelazione del Creatore (la Luce di Hochma nella Luce di Hassadim). Questa è la ragione per cui è scritto che il Creatore si rivela solo nella “Terra di Israele” (il desiderio di dare), e l’uscita da Israele è chiamata allontanamento o esilio (dalla dazione e dalla spiritualità).

Tra le parole “esilio” (Golah) e “redenzione” (Geula) c’è solo una parola di differenza, “Alef”, che sta per il Creatore (il Primo e il Solo nel mondo). “La Terra di Israele” è un desiderio in cui noi riceviamo per bene della dazione. Quei desideri attraverso i quali non siamo in grado di ricevere e di rivelare il Creatore, che servono solo per dare al fine di dare, ci dicono che non siamo ancora nella Terra di Israele, ma che siamo vicini.

Questa è la ragione per cui la Kabbalah descrive vari concetti come dei cerchi che si trovano intorno alla Terra di Israele. Poco a poco ci stacchiamo da Babilonia e conquistiamo la Terra di Israele correggendo i nostri desideri un passo alla volta. Nonostante questo abbiamo ancora a che fare con lo stesso desiderio, un desiderio che è rimasto uguale, solo che adesso è cambiato il nostro atteggiamento.

Usciamo da Babilonia, arriviamo in Egitto e poi lasciamo l’Egitto mentre attraversiamo vari desideri con delle intenzioni egoistiche. Ci troviamo d’accordo a restringere questi desideri, il che significa attraversare il Mare Ultimo.

Siamo pronti a sollevarci al di sopra del nostro egoismo, al di sopra della montagna del Sinai (la montagna dell’odio) e a connetterci con dei desideri che ci sono estranei (“Ama il tuo prossimo come te stesso”). Ciò non significa che acquisiamo gli stessi desideri del nostro prossimo, ma piuttosto che rovesciamo i nostri desideri come fossero dei guanti, ponendoci come scopo “il bene del nostro prossimo” invece del nostro solo bene.

In seguito siamo pronti a ricevere il piacere attraverso quei desideri, sebbene non per il nostro bene come prima, ma per il bene della dazione, per il bene del nostro prossimo. I desideri degli altri sono per noi più importanti dei nostri, e ci procurano un “indiretto” appagamento dei nostri desideri, come rovescio del “diretto” appagamento.

Ne segue che tutti i concetti descritti nella Torah – come l’Egitto, il Monte Sinai, i 40 anni in esilio nel deserto del Sinai, e la Terra di Israele – rappresentano delle azioni spirituali all’interno dello stesso desiderio. La sola cosa che cambia è il nostro atteggiamento verso il modo in cui cerchiamo di realizzare i nostri desideri. Allora, ciò che pensavano appartenesse alla geografia e alla storia diventa un intimo ritratto.

Poco a poco arriveremo alla giusta visione e sbalorditi ci chiederemo “Come posso essermi sbagliato così tanto pensando che la Torah ci insegnasse degli eventi storici e geografici del modo?” Non crederemo nemmeno di aver guardato alla Torah come ad un racconto storico. Diventerà così naturale per noi comprendere che la Torah parla dei desideri umani attraverso i quali raggiungiamo la spiritualità. La sola cosa che c’è al di fuori di noi è Olam HaMedumeh – un mondo di illusioni.