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Ribellione nelle carceri dell’egoismo

doLe nozioni utilizzate nella scienza della Kabbalah sono diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati nella nostra vita ordinaria. Nella Kabbalah, il “Creatore” è la forza della dazione, la forza universale della Natura. Esistiamo nella Natura, nel Creatore e dobbiamo chiedere alla Natura che ci aiuti ad elevarci al di sopra della nostra “conoscenza”, al di sopra della qualità della ricezione.

Una persona desidera ricevere per il suo beneficio e riempire se stessa con tutto ciò che sembra attraente. In un determinato momento, tuttavia, comincia ad analizzarsi ed allora vede che la sua interminabile strategia di auto soddisfazione è banale. Si stanca di questa ricerca, sente che è una falsità e che non lo porta a niente. Si accorge che c’è qualcosa di più elevato che stare sempre a pensare a come soddisfarsi e vivere schiavizzato da questi pensieri.

La persona arriva ad un luogo nel quale chiede al Creatore che rimpiazzi questa qualità, affinché possa cominciare a vivere al di sopra della sua natura e al di sopra del suo corpo, che la controlla e la forza a ricevere. Comincia a focalizzarsi su altre mete ed a cercare nuovi orizzonti, posto che adesso desidera l’unione con la Forza Superiore, la forza della dazione.

Desidera che il suo vuoto interiore si riempia di questa Forza, vuole ricevere le risposte alle sue domande e che queste provengano dalla Fonte affidabile, eterna e perfetta. Ha bisogno di sentire che sta facendo cose per le quali valga davvero la pena. Una persona si accorge che prima di questa presa di coscienza, si sbagliava e si lanciava da un desiderio all’altro. Però adesso desidera la conoscenza autentica sulla vita e sul mondo nel quale vive.

Tuttavia, vive ancora nel corpo, non nell’anima, e la mente “animale” pensa soltanto alle necessità corporee. Per ottenere una risposta dal Creatore, bisogna aprirsi ad un nuovo desiderio al di sopra del corpo, al di sopra dell’animale.

Bisogna raggiungere una dimensione più elevata e stabilire una connessione tra il suo io spirituale ed il Creatore: la Forza eterna che governa lei e tutto ciò che la circonda.

Lezione quotidiana di kabbalah – 15.01.10

Preparazione alla Lezione, Parte 1, Parte 2
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Il Libro dello Zohar Capitolo “Nell’Ottavo Giorno”, Articolo 98
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La geografia kabbalistica

why-didnt-the-monkeys-come-down-from-the-treesLa rivelazione del Creatore avviene nella Luce di Chokhmà. La Luce di Hassadim, dazione per la dazione, è semplicemente la preparazione affinché l’anima riceva la Luce. Attraversiamo il Machsom, acquisiamo l’attributo della dazione (per la dazione, l’attributo di Binà) e restiamo in questo stato durante il periodo della correzione “40 anni nel deserto”, fino a che finalmente lo acquisiamo riempiendo i nostri desideri con la Luce di Hassadim.

Più in avanti cominciamo a “ricevere per dare” (“entrare nella Terra di Israele”, la parola “Eretz” significa “terra” e deriva dalla parola “Ratzon”, “desiderio”; Isra-el vuol dire “Diretto al Creatore”). Utilizziamo il nostro desiderio di ricevere per la la dazione, rivelando il Creatore (la Luce di Chokhmà nella Luce di Hassadim). Per tanto, si dice che il Creatore si rivela solamente nella “Terra d’Israele” (il desiderio di dare), e l’esodo di Israele si chiama esilio (dalla dazione e dalla spiritualità).

Tra le parole “esilio” (Golah) e “redenzione” (Ge’oola) c’è soltanto una lettera di differenza, “Alef”, che rappresenta il Creatore (il primo e unico nel mondo). “La Terra di Israele” è un desiderio all’interno del quale riceviamo per dare. Questi desideri attraverso i quali non posso ricevere e rivelare il Creatore, servono soltanto per dare per il beneficio della dazione, significa che non sono ancora nella Terra d’Israele, però sono vicino.

Di conseguenza, la Kabbalah descrive diverse aree come cerchi intorno alla Terra d’Israele. Poco a poco ci allontaniamo da Babilonia e conquistiamo questa terra, correggendo i nostri desideri passo a passo. Stiamo parlando dello stesso desiderio, un desiderio che è costante, ciò che cambia è il nostro atteggiamento nei suoi confronti.

Lascio Babilonia, arrivo e parto dall’Egitto nella misura in cui attraverso diversi desideri che hanno l’intenzione rivolta a me stesso. Sono d’accordo a restringere questi desideri, il che significa attraversare il Mare Ultimo.

Sono preparato ad elevarmi al di sopra del mio egoismo, al di sopra del Monte Sinai (la montagna dell’odio) e connettermi con i desideri sconosciuti (“Ama il tuo prossimo come te stesso”).

Io non acquisisco gli stessi desideri dal mio prossimo, anzi li rivolto verso l’esterno come un guanto, “per il beneficio del mio prossimo” invece che per me stesso.

Più in avanti, sono pronto per ricevere piacere attraverso questi desideri, però non per me stesso come prima, ma per la dazione, per il beneficio del mio prossimo. I suoi desideri diventano più importanti per me rispetto ai miei (qualcosa come un riempimento “indiretto” dei miei desideri) in contrasto con il riempimento “diretto”.

È così vediamo che, tutte le nazioni descritte nella Torà (Egitto, Monte Sinai, quaranta anni nel deserto, la Terra d’Israele) rappresentano azioni spirituali all’interno di una persona e del desiderio stesso. L’unica cosa che cambia è la nostra attitudine verso la maniera di implementare i nostri desideri, e vediamo che ciò che pensavamo essere geografia e storia, è un ritratto interiore.

Gradualmente, arriveremo alla prospettiva corretta e ci scandalizzeremo :“Come potevamo sbagliare tanto, pensando che la Torà ci insegnasse gli avvenimenti storici esterni e la geografia?” Non riusciremo a credere che in un determinato momento, considerassimo la Torà come un racconto storico. Sarà per noi molto facile comprendere che parla dei desideri umani, attraverso i quali raggiungiamo la spiritualità. Ciò che resterà al di fuori di noi sarà solamente “Olam Amedumeh”, un mondo di illusioni.