Nella spiritualità non scompare niente

loveisprovidingotherswiththemeanstofulfilltheirpointintheheart_thumbDomanda: Se una persona arriva alla Kabbalah, raggiunge la spiritualità e qualche anno più tardi muore, deve tornare di nuovo a soffrire in questo mondo e chiedere: “Qual è il significato della mia vita?” Eseguire lo stesso lavoro per superare il Machsom e poi continuare a svilupparsi ulteriormente?

Risposta: Mica lui non deve “morire”, “ritornare” e chiedere: “Qual è il significato della mia vita?” ogni volta che gli capita un nuovo chiarimento in questa vita ? Prima di ogni nuovo passo si dovrebbe chiedere: “Qual è il significato della mia vita?” Che ci faccio qui, che cosa, perché e come? “.

Se lui fa davvero un atto spirituale, inizia sempre da zero – come se fosse morto. E allora non c’è una differenza così grande – muore il suo corpo animalesco o rimane.

La morte del corpo fisico, significa che nel suo desiderio di godere l’uomo deve cambiare anche il livello più basso, facendoci sentire il corpo terreno e il mondo.

Nella creazione generica del desiderio, è il livello più basso in cui una persona sente il suo Partzuf come il corpo terrestre, e il livello in se, come questo mondo. Questo gradino è invariabile e lo deve accompagnare fino a che si corregge, fino alla correzione completa. Inoltre lui sente il livello spirituale, sui quali si eleva. A volte, si deve cambiare anche il livello più basso, morire e rinascere.

Tuttavia, sostituendo il livello più basso, non deve iniziare il suo cammino spirituale fin dall’inizio. Lui attraverserà tutto il cammino molto più facilmente. Dopo tutto, nulla di ciò che è stato raggiunto nella spiritualità, scompare – trova rapidamente un insegnante e il gruppo, comprende rapidamente tutto quello che a attraversato in passato – e prosegue. Ma per raggiungere un nuovo livello, nella nuova realtà deve sottoporsi ad un certo processo di adattamento.

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