La Kabbalah è il linguaggio più preciso per esprimere la Spiritualità

there-is-no-time-in-the-torah1Ho ricevuto due domande sullo studio dei testi spirituali:

Domanda: I tuoi insegnamenti possono sostituire lo studio di Gemara? Qual è il collegamento tra Gemara e la scienza della Kabbalah?

La mia risposta: Gemara è la continuazione di Mishna. Entrambi sono parte del Talmud Babilonese. Tutti questi testi parlano del Creatore e della Creazione, della correzione della creazione e del raggiungimento dell’obbiettivo- la somiglianza al Creatore. Oltre a questo, non c’è nulla che una persona debba fare in questo mondo; questa è la ragione per cui siamo qui.

Per spiegare questo concetto, i Kabbalisti usavano quattro linguaggi: Tanach, Alachot, Agadot, e il linguaggio della Kabbalah. Il linguaggio della Kabbalah è il più preciso in assoluto, e perciò è quello che i Kabbalisti usano di più. Solo occasionalmente fanno ricorso ad altri linguaggi. Tutti questi testi parlano solo della azioni del Creatore. Questa è la ragione per cui questi libri sono chiamati “sacri”. Leggi l’articolo di Baal HaSulam “ L’insegnamento della Kabbalah e la Sua essenza”, la sezione “ Quattro linguaggi vengono usati nella Saggezza della Verità” e il mio articolo “Il linguaggio della Kabbalah” la sezione “I Quattro Linguaggi”

Domanda: Dopo aver sentito le tue lezioni per molto tempo, ho alla fine tratto la conclusione che ripeti sempre la stessa cosa, proponendola in modo diverso ogni volta. Lo fai intenzionalmente, o per te è più conveniente e favorevole non rivelare nuove cose che arrivano dalle fonti principali? Per esempio, non ti ho mai sentito provare a rivelare dei nuovi aspetti del Mikra ( una delle fonti principali della Bibbia). Ma tu sei un Kabbalista e perciò dovresti vedere il significato più profondo di questi scritti.

La mia risposta: Nelle nostre lezioni, seguiamo un certo programma, proprio come facevano gli studenti del Rabash. Puoi verificarlo con tutti i suoi studenti. Nei miei programmi televisivi, discuto anche dei capitoli settimanali della Torah. Tutti questi programmi sono disponibili su Internet.

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i quattro linguaggi della kabbalah
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Un commento

  1. Non appena ho letto la domada qui riportata, m’è salito su un desiderio irrefrenabile di chiedere: perchè bisogna vedere nella rivelazione sempre un qualcosa di oscuro, celato e misterioso? Perchè invece non chiedersi quanta luminosa trasparenza è davanti ai ns occhi non ancora in grado di percepirla?
    E, chiedo, se il Rav volesse TENTARE DI COMUNICARE anche all’ infinito la stessa UNICA MERAVIGLIOSA COSA, SEMPLICE, EVIDENTE ,SPLENDENTE, CHIARA, LAMPANTE….perchè dovremmo chiedergli di fare diversamente? Forse i ns cuori non sostengono la monotonia dell’ Unicità?
    Forse che IL NOSTRO SIGNORE, BENEDETTO EGLI SIA, E’ NOIOSO NEL SUO SPLENDORE?
    Mi chiedo, in effetti, non è forse il Rav quello che in questa sede sta insegnando?
    Che senso ha chiedere a lui perchè in qualità di kabbalista non rivela i fantomatici segreti del creato se i ns sistemi percettivi sono ancora tanto egoisti da non vedere ciò che così chiaramente , con parole inequivocabili e universali, ci sta mostrando?
    Cosa si intende con i ‘significati più profondi degli scritti’, infatti?
    Il Rav ha già detto in altri interventi, che lo stesso scritto può rivelare a chi è pronto per ricevere il significato e non rivelare a chi non è pronto…allo stesso modo, credo, in cui il teorema di Pitagora appare un oscuro mistero per un bimbo di 3 anni! Il teorema di Pitagora è lo stesso….ma il bimbo di 3 anni è un piccolo che neppure sa cosa e come chiedere a riguardo!!
    Pregherei pertanto, non certo perchè io ritenga che il Rav non sia in grado di rispondere in modo opportuno, tutti noi di porgere le domande in modo cordiale e rispettoso perchè troppe volte avverto aleggiare toni di polemica e quasi di sfida e questo non mi sembra bene.
    L’ interlocutore non faceva prima a chiedere direttamente quale ‘nuovo’ aspetto del Mikrà era per lui oggetto di interesse al punto da mettere in dubbio ‘il certificato di autenticità di kabbalista’ del Rav?
    Eppure proprio di recente abbiamo letto l’ Haggadà di Pesach e si può anche immaginare cosa avrebbe potuto rispondere il Rav a ‘Rashà ma hu omer? ma havodà hazot lachem’…
    Ma mi pare che la delicatezza del Rav abbia preferito: ‘at petach lo’.
    Credo si possa chiedere in modo gentile, appassionato e pertinente ogni cosa, specialmente in questa sede in cui il primo obiettivo è rispetto, armonia e pace come è insegnato semplicemente: ama il tuo prossimo come te stesso.
    cordiali saluti.

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